La terra di San Lucido e del famoso Ettore Fieramosca!

Viaggio ad Aquara. Articolo del 01/12/2002

"Ovunque nel centro storico si respira un’atmosfera da Medioevo e la presenza misteriosa di antichi cavalieri in armatura sembra far capolino tra i vetusti edifici."

Turismo
Cilento giovedì 24 dicembre 2020
di Nadia Parlante
Immagine non disponibile
Vista di Aquara © web

Dal natio borgo, situato su un dolce declivio che domina la Valle del Calore, a 500 metri sul livello del mare, lo scrittore Lucido Di Stefano esaltava soprattutto l’aria, che nei suoi Discorsi definì: ‘La più perfetta che possa desiderarsi per essere amena, temperata ed oltremodo salubre, e per tale in varie occasioni raccomandata a personaggi celebri dai signori medici napoletani. Fu prescritta specialmente al viceré Signor Cardinal d’Altan, in tempo di sua infermità, a cui per lo ristabilimento di sua saluta fu preferita a quella di Ottaviano.’.

Il toponimo “Aquaro” di chiara derivazione idrografica, è legato all’abbondanza delle sorgenti che nascono in questo territorio e alimentano copiosi torrenti e fontane.

Non a caso l’antico emblema di Aquara raffigura un’amazzone che tiene nelle mani due idre: con una mesce l’acqua, con l’altra regge l’iscrizione. Le origini del paese sono antichissime, probabilmente greche. Durante il Medioevo fu fortificata con muri e torri, distrutte da Federico II nel 1246. Le tradizione vuole che nello spazio antistante la Rocca i soldati e i giovani del paese si allenassero con giostre ed esercizi militari a cavallo. Ovunque nel centro storico si respira un’atmosfera da Medioevo e la presenza misteriosa di antichi cavalieri in armatura sembra far capolino tra i vetusti edifici. C’è persino chi giura di averne intravisto l’ombra, quando scende la sera… Aquara appartenne al ducato longobardo di Benevento e poi di Salerno. Tra i suoi feudatari più famosi ricordiamo Ettore Fieramosca da Capua, il capo della disfida di Barletta, conte di Alessano, che dal 1504 al 1512 fu Signore di Aquara. Ma Aquara è soprattutto la patria di padre Mattia Ivone, filosofo neoplatonico e fondatore del Convento domenicano della SS. Annunziata; e di San Lucido, frate dell’ordine benedettino e santo patrono, che qui nacque intorno all’anno 960 d.C. Egli ricevette la sua prima educazione religiosa nel monastero di San Pietro, fondato dal re longobardo Desiderio. Dal monastero aquarese passò in quello di San Magno, in provincia di Latina, e successivamente all’abbazia benedettina di Montecassino. Si ritirò poi in meditazione nella grotta Arsicia, proprio dove oggi sorge la Badia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, che divenne ben presto meta di devoti e pellegrini.

Lo stesso principe di Salerno Guaimario IV lo scelse come suo padre spirituale e ne divenne fervido devoto. I fedeli di Aquara riuscirono ad ottenere le sue reliquie che, nel 1458, furono trasferite nel monastero di San Pietro e poi nella parrocchiale di San Nicola, dove tuttora si trovano. Grandiosa è la festa patronale dedicata al santo che si svolge il 28 luglio.

Il 12 di settembre ha invece luogo la festa della Madonna del Piano, caratterizzata da una singolare processione che parte dalla parrocchiale e raggiunge la chiesetta del Piano. Le tre statue più venerate dagli aquaresi: San Lucido, San Rocco e la Madonna del Rosario, che vengono portate in spalla e dopo le funzioni, al tramonto, ritornano in paese attraverso un suggestivo percorso illuminato da centinaia di fiaccole. La vita di frate Lucido, il monaco che riuscì ad ammansire persino il feroce principe Gisulfo, sarà presto portata anche sugli schermi cinematografici grazie all’iniziativa di un gruppo di giovani attori dilettanti aquaresi, guidati da Italo Sabetta. L’interessante iniziativa, che ha trasformato l’abitato in vero e proprio set, è stata resa possibile dal contributo del comune e della banca locale e si propone di valorizzare una delle figure più carismatiche della religiosità medioevale cilentana. Contemporaneamente, la regista italo-americana Roberta Marino, di origine aquarese, girerà un film-documentario riguardante gli usi e costumi di Aquara e degli altri paesi della Valle del Calore.

Da questa terra proveniva inoltre la famiglia di artisti più famosa del sec. XVI, quella dei Consulmagno che abbellirono con le loro sculture lignee gran parte delle chiese del salernitano.

Tra le emergenze architettoniche da visitare segnalo il Monastero benedettino di San Pietro, la citata chiesa di San Nicola di Bari, quella di Santa Maria del Carmine e quella di San Rocco.

A circa quattro chilometri dall’abitato sorge il sito archeologico di “Madonna del Piano”, così detto perché situato vicino alla chiesetta della Madonna del Piano voluta e costruita dallo stesso San Lucido tra il 1020 e il 1030.

Caratteristici anche i resti del mulino ad acqua in località Pantano, sormontati da un’imponente torre.

Lo storico Scipione Mazzella nel Seicento definì Aquara “buona terra” per l’amenità del suolo, dell’aria, l’abbondanza e la genuinità dei suoi prodotti, che tuttora alimentano un fiorente commercio oleario e vinicolo.

Per sapere se aveva ragione non dovete fare altro che andare a visitarla!

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