Unico Patrimonio: Novembre 2021 / 05

Stella Cilento: Palazzo Ventimiglia

Un incubatoio d'arte per restare

Unico patrimonio
Cilento venerdì 19 novembre 2021
di Francesca Schiavo Rappo
Immagine non disponibile
Palazzo Ventimiglia © Unico

Accade che si scelgano mete lontane, sempre più spesso, per i propri viaggi di svago. È normale: ciò che è vicino ci appare in qualche modo noto, se ne è sentito parlare, vi si è distrattamente passati. Non incuriosisce sempre, non ha un sapore esotico, non racconta niente di nuovo.

È così che la geografia intima di ciò che più ci è vicino finisce con l'esserci, in fondo, sconosciuta.

Capocasale è una località del comune di Stella Cilento, sita a Stella capoluogo, che rappresenta il quartiere alto del centro storico del paese,

il luogo dove abitavano nobili e feudatari di questa antica parte della Baronia del Cilento un tempo denominata "Porcili".

Sembra che le prime notizie del villaggio risalgano al XIII sec., ma il toponimo è molto più antico. La denominazione "Porcili" compare infatti per la prima volta in un documento del 1187, in relazione alla sua posizione. Il termine, che deriva dal greco pro e kyrios, ossia "davanti al signore", si riferisce alla residenza del gastaldo, l'antica figura longobarda dell'amministratore del re, posta sul Monte Stella, di cui sono ancora visibili i resti in una località denominata Castelluccio.

Porcili, insieme ai suoi casali, era un possedimento del casato dei Sanseverino, Baroni del Cilento per oltre 400 anni. Passò poi alla famiglia Capano e alla famiglia De Angelis, e nel 1617 fu venduto a tale Lutio Materazzi.

Antonio Cesare Ventimiglia risulta essere stato il proprietario successivo, avendo acquistato il casale nel 1783. Stabilitasi a Rocca Cilento nel XVII secolo, allora capoluogo della suddetta Baronia, la famiglia Ventimiglia possedeva nel casale di Porcili e San Giovanni varie proprietà immobiliari.

Palazzo Ventimiglia era una di queste. Dopo aver ottenuto un finanziamento da parte della Regione Campania per il restauro ed il risanamento conservativo del Palazzo, risalente ai primi anni del 1600, e nell'attesa del completamento dei lavori, il consiglio comunale lo scorso giugno 2021, ha approvato una delibera per istituirvi un museo di arte contemporanea intitolato a Franco Massanova.

Me ne parla l'attuale vicesindaco Vincenzo Vaccaro: «Palazzo Ventimiglia sarà quindi anche il "contenitore" di tutte le opere donate nel corso degli anni dagli artisti che hanno partecipato alla rassegna d'arte contemporanea "StellainArte"».

Giunto lo scorso agosto alla sua diciottesima edizione, l'evento, patrocinato dalla Provincia di Salerno, dal Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e dal Comune di Stella, nacque per volere di Massanova, egli stesso virtuoso maestro dell'astrazione e docente di Discipline Pittoriche all'Istituto Statale d'Arte "Filiberto Menna" di Salerno. Un uomo che non dimenticò mai la sua terra d'origine, dove nacque nel 1950, e che mi spiace non avere avuto l'onore di conoscere davvero.

Allora come oggi, che a coordinare l'esposizione annuale è suo figlio Silvio Massanova, l’iniziativa risponde al desiderio dell'amministrazione di Stella (quella presente e quelle passate) e di numerosi pittori nazionali, di rendere omaggio alle vicende artistiche campane, affidando al mezzo pittorico il compito di riportarci al tempo presente, per la stessa intrinseca necessità che l'opera pittorica impone, di una fruizione lenta e riflessiva.

Il museo d'arte contemporanea che occuperà quindi gli spazi dell'antico Palazzo dei Ventimiglia, oggi in parte di proprietà comunale, segue alle iniziative già in passato messe in campo dall' amministrazione locale per la promozione delle aree interne e rurali che individuano la cosiddetta "Altra Campania", che già dal 2018 con "S.E.nT.I.eRi. dell'Arte" aveva messo in campo un programma di iniziative rivolto a sperimentare e temprare un sistema di accoglienza turistica locale coerente con i principi della sostenibilità e della responsabilità sociale, facendo leva sulla valorizzazione del capitale umano endogeno e sulle peculiarità del territorio, per testimoniare quel bisogno di "restanza" che hanno i giovani cilentani.

 

 

 

 

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