Dagli Altavilla agli Scanderbech

Il Castello dei Gesualdo

Tra gli ospiti del passato l’Imperatore Carlo V d’Asburgo, Re, Conti e Principi Angioini e Aragonesi fino a Umberto II di Savoia (futuro Re di Maggio) con la consorte, Principessa José del Belgio

Unico patrimonio
Cilento domenica 13 febbraio 2022
di Giuseppe D'Amico
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Il Castello dei Gesualdo © Unico Settimanale

In un poggio, custodito da Torri, e Fossi, un valido Castello, e Palazzo diviso in tre quarti, habitatione de’ Signori Gesualdi, che vi alloggiarono con splendore Carlo V. Cesare; Imperciocchè, dalla porta della Terra fino alla stanza Imperiale, si camminò sovra Tappeti, sendo le mura vestite di vaghi panni, con un’artificiosa Peschiera in mezo al cortile, e una Pietra, che si vede sin d’allora spezzata, ove quella Maestà pose il piè salendo à cavallo”.

Con queste parole l’abate Giovan Battista Pacichelli nel suo”Il Regno di Napoli in prospettiva” (1702) racconta il soggiorno del sovrano Carlo V d’Asburgo (Re di Spagna, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Napoli dal 1516 al 1556) presso lo storico Castello di Auletta nel novembre del 1535 di ritorno dalla spedizione in Tunisia contro il pirata Barbarossa.

Le prime notizie documentali sul Castello di Auletta risalgono al 1131. Tra i primi Dominus del Castello troviamo il conte Guglielmo de’ Principato, della nobile famiglia degli Altavilla (titolare del feudo di Auletta dall’anno 1099 all’anno 1128) e di suo figlio Nicola.

Oltre a Carlo V sono stati numerosi nel corso dei secoli gli ospiti illustri del Castello.  Nel novembre del 1283 fu ospitato il principe Carlo lo zoppo, il futuro Re Carlo II d’Angiò, venuto ad Auletta per sincerarsi dell’efficienza delle fortificazioni, e della fedeltà alla Corona angioina. 

Dopo essere entrato nel possesso di Raimondo Berengario d’Angiò, figlio di Carlo II e Maria d’Ungheria, nel 1332 il feudo fu acquistato dai Gesualdo e rimase in loro possesso a tutto il ‘500. Anche durante questo periodo furono molti i personaggi illustri a venir ospitati. Il 22 e 23 ottobre del 1444 il re Alfonso d’Aragona si fermò ad Auletta, ospite nel Castello dei Gesualdo, per poi trasferirsi il giorno 24 alla Certosa di Padula.  Anche il Re Ferdinando I d’Aragona, come il padre, il 21 novembre del 1461 fu ospite nel Castello di ritorno dalla Calabria dove era sceso per reprimere una rivolta baronale.  Il 12 ottobre del 1487 il Principe Alfonso d’Aragona, futuro Re, partito da Teggiano, fu ospite di Luigi III Gesualdo. Anche il Re Federico I d’Aragona il 26 ottobre del 1497 venne ad Auletta, dopo che il conte Luigi, ribellatosi al Re, fu costretto a consegnargli i castelli di Auletta e Caggiano.  Alla fine del Cinquecento i Gesualdo, diventati proprietari del feudo di    Venosa, trascurano la manutenzione e la custodia del Castello di Auletta.

Nel 1634, morta donna Isabella Gesualdo senza lasciare figli, i beni furono devoluti alla Regia Corte di Napoli che li mise in vendita. Nel maggio 1649 furono acquistati dal facoltoso don Niccolò Ludovisi che, in tal modo, ottenne il titolo di Principe di Venosa e Signore di Auletta. Nel 1659 il Castello passò ai nobili Vitilio di Caggiano che lo ristrutturarono e lo abitarono fino ai primi anni del Settecento.  Nel novembre 1714 a don Luigi Vitilio fu concesso il titolo di marchese di Auletta.

A seguito del matrimonio di Emanuela Vitilio con Andrea di Gennaro, patrizio napoletano, discendente della nobile Ianuaria Gens e dello stesso sangue di San Gennaro, patrono di Napoli, il cui primogenito e successore (24 luglio 1798), Filippo Vitilio di Gennaro, fu ascritto al Libro d'oro di Napoli. L'unica erede del casato, Donna Emanuela Beatrice, sposò il nobile Antonio Castriota Scanderbech, nobile di origine balcanica, discendente dall’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbech. Il figlio, Giovanni, nell’aprile del 1897, ottenne il riconoscimento tanto del titolo di marchese di Auletta, che del predicato di S. Angelo le Fratte. Dal suo matrimonio con la nobile Maria Sersale, nacquero Emanuela e Francesco d’Assisi, ascritti entrambi al Libro d'Oro della nobiltà italiana. A partire dal 1897 il Castello di Auletta è stato abitato stabilmente dal marchese Giovanni Castriota Scanderbech (custode della preziosa documentazione del casato lasciata dall’eroe albanese Giorgio Scanderbech) e dai suoi successori fino al 1943. L’ultimo discendente del ramo aulettese dei Castriota Scanderbech, Francesco d’Assisi, nel 1934 e nel 1936 ospitò per un breve soggiorno il Principe Umberto di Savoia con la consorte Maria José, principessa del Belgio.

Il 31 maggio 1941, il Ministero della Educazione Nazionale ha inserito il Castello di Auletta tra i beni di interesse storico-culturale sottoposto ai vincoli previsti dalla Legge 1089 del 1939.

Dopo la morte del marchese Francesco d’Assisi Castriota Scanderbech (1943), il Castello è passato per successione testamentaria a Italo Maioli Castriota Scanderbech e da questi al figlio Agostino, attuale proprietario. Dopo nuovi e importanti lavori di restauro per porre rimedio agli enormi danni causati dal sisma del 23 novembre 1980, oggi il castello è aperto al pubblico come prestigiosa location per congressi, cerimonie di gala e visite guidate.

Inoltre, nel Castello è possibile rivivere l’atmosfera del passato grazie agli attori della Compagnia teatrale “Artificio” che accolgono gli ospiti indossando sontuosi costumi d’epoca. Diretti da Nicola Piccolo, col sostegno della famiglia Maioli Castriota Scanderbech, conducono gli ospiti alla scoperta della storia e dei segreti dell’antico maniero. Attraverso i loro “cunti” le presenze, che qui ancora vivono, come il conte Fabrizio Gesualdo, la principessa Giovanna Sanseverino, l’imperatore Carlo V d’Asburgo, Maria d’Avalos ed il suo amante Fabrizio Carafa (in ogni castello che si rispetti i tradimenti non mancavano mai) con la fantesca Mariuccia, il marchese Antonio Castriota Scanderbech e sua moglie Donna Emanuela Di Gennaro, come fantasmi di un glorioso passato, fanno vivere agli ospiti (ammessi in gruppi di 50 max, previa prenotazione al n. 347.1887416, Nicola Piccolo) un’avventura senza eguali tra incanto e realtà. Ed è proprio per la sua capacità di narrare e far rivivere il passato che il Castello merita oggi il rispetto e la cura di quanti vogliano custodire e tramandare con gli occhi rivolti al futuro la propria storia, la propria identità e la propria cultura. 

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