Si vanti pure e gridi alto di Gorgia la generosa città di Leontini il nome!

A Gorgia ( 485 a.C. - 375 a.C. circa) figlio di Carmandita della città di Leontini che dominatrice e dell’animo umano grande consolatrice elesse la parola segnandone con la gloria la potenza … il mio fiore!

GAETANO RICCO La Scvola di Atene
Cilento - lunedì 29 ottobre 2018
Lettera a Gorgia
Lettera a Gorgia © n.c.

“Fu lui ai sofisti maestro di impeto oratorio e audacia innovatrice d’espressione e mossa e ispirata e tono sublime per le cose sublimi e distacchi di frasi e inizi improvvisi,tutte cose che rendono il discorso più armonioso e solenne.”

( Filostrato)

Ora che il tempio del divo Apollo avanza e sempre più alta splende della “Scuola di Atene” la sapienza dei suoi sacerdoti, anche per te, maestro Gorgia, che fra i sofisti fosti il più grande ed il più ignorato, alzerò con un altare un nuovo canto e assetato verrò alla tua fonte ad abbeverarmi perché al mio, al tuo “fiore”,maestro, sia di conforto la “Parola”. La parola che tu amavi e sopra ogni cosa consideravi suprema ed eterna potenza donata all’uomo dal dio perché di ogni cosa evidente ed acclarata al senso comune se ne facesse il “doppio” e se ne rivelasse la faccia nascosta additando, ma non per te, maestro, che la consideravi un esercizio dialettico, forse alla “rotonda verità”. Come accadde al triste, ma quanto veramente, caso di Elena che accusata dalla storia per aver tradito il marito Menelao di essere stata causa della guerra di Troia, fu in quel tuo ardito “gioco dialettico” che è il famoso “Encomio di Elena”da te, maestro, non solo difesa ma dichiarata innocente … trasformando la donna più esecrata di Grecia in una vittima sventurata perché Elena o vinta dalla volontà degli dei o rapita dalla forza di Paride o sottomessa dal capriccioso amore o ancora perché affascinatadalla potenza incantatrice delle “parole” di Paride, lei rimane comunque in ogni caso una vittima e nessuna colpa le può essere assegnata che comunque l’accusa la dipinga essendo ogni movente del suo tradimento fuori da ogni sua responsabilità, ella rimane innocente e nessuno grecoda questo momento potrà più accusarla della sua sfortuna!

La forza incantatrice della parola, di questo “corpo piccolissimo e invisibile” che con le altre tre argomentazione ha vinto il luogo comune della colpevolezza di Elena ,mostrandosi per “grande dominatore dell’animo umano” ci argomenta anchediquella “doppia” verità che fu la tua tragica visione del mondo di quella tua pessimistica “Weltanschauungen” che tiene la vita dell’uomo non governata dalla logica o dalla verità che tu, maestro, se mai all’uomo fosse conoscibile conoscere consideravi incomunicabile ma dall’impulso, dalla passione e da quel “caso” o ancora da quel "momento supremo" quel “kairos” in cui improvviso ad ogni uomo si dà il suo destino e noi diventiamo quello che veramente eravamo, come accadde ai soldati caduti nella battaglia di Salamina, cui tu, maestro, dedicando un elogio funebre e confondendo gli stessi ateniesi, sostenesti che non furono virtuosi per essere morti per una causa giusta, tutte le città infatti e i governi di ogni popolo la possono rivendicare e con tante ragioni alla loro parte, ma furono “virtuosi” invece per aver fatto bene quello che le circostanzeimponevano loro di fare, incarnando oltre gli dei liberamente con dignità e coraggio il loro “kairos” ovvero il loro destino !

E fu tanta la gloria della parola e la potenza e la voglia di stupire che tentando oltre e con la filosofia osasti contro la scuola di Elea di scagliarti e signore indiscusso di quelle tre quanto logicamente necessarie ,esilaranti ipotesi contro l’essere la sua esistenza avanzasti a dismisura il tuo trattato “Sul non essere” dimostrando che1) l’essere non è, 2) seanche se fosse non sarebbe pensabile né conoscibile, 3) anche se fosse conoscibile non sarebbe esprimibile o comunicabile” e distruggendo per sempre con la tua arte oratoria ( ma quanto poi veramente oratoria!) quella prima identità di essere e pensare che rendeva possibile la ricerca della verità … quella verità che tu,maestro, non amavi e che tanto invece piaceràa Platone che, intuendo forse della tua straordinariae brillante capacità confutatoria gli sviluppi nichilistici del XIX secolo, fu tanto, fu tanto spaventato che pur affrontando nel dialogo “ Parmenide ” la questione dell’essere e del non essere non mai ti cita, cosa che farà anche il suo grande discepolo Aristotele quando parlando di te ti ricorda solo e solamente per la tua arte retorica e… invece non fu poca cosa se pur distruggendo la “rotonda verità” di Elea in una Atene che cresceva caoticamente avanzò la democrazia e fosti intimo di Pericle e potesti tra i tuoi tanti discepoli annoverare il poeta Agatone ,il grande Tucidide e specchio di quegli anni turbolenti Alcibiade e Crizia che pur non amati dagli ateniesi furono della politica esponenti altissimo livello. I tuoi tre “capisaldi” contro l’esseredi Elea, argomentati in “Contro i matematici”dallo scettico Empirico quando scrive: “Gorgia da Leontini fu anche lui del gruppo di coloro che esclud norma assoluta di giudizio; non però per le stesse obbiezioni che va Protagora e la sua scuola. Infatti nel suo libro intitolato “Del non-essere o Della Natura” egli pone tre capisaldi, l'uno conseguente all'altro: 1) Nulla esiste; 2) se anche alcunché esiste, non è comprensibile all'uomo; 3)se pure è comprensibile, è per certo incomunicabile e inspiegabile agli altri. Che nulla esiste, lo argomenta in questo modo: ammesso che qua sta, esiste soltanto o ciò che è o ciò che non è, ovvero esistono insieme che è e ciò che non è. Ma né esiste ciò che è, come dimostrerà, né ciò che non è, come ci confermerà; né infine, come anche ci spiegherà,l’essere e il non essere insieme. Dunque, nulla esiste. E invero, il non essere non è; perché, supposto che il non essere sia, esso insieme sarà e non sarà, ma in quanto è concepito come non essere, non sarà, ma in quanto esiste come non esistente, a sua volta esisterà; ora, è assolutamente assurdo che una cosa insieme sia e non sia; e dunque, il non essere non è. E del resto ammesso che il non essere sia, l'essere non esisterà più; perché si tratta di cose contrarie tra loro; sicché se del non essere si predica l'essere, dell’essere si predicherà il non essere. E poiché l'essere in nessun modo può non essere, così neppure esisterà il non essere. Ma neppure esiste l’essere che se l'essere esiste, è o eterno o generato, oppure è insieme eterno e generato nerato; ma esso non è né eterno, né generato, né l'uno e l'altro insieme co­me dimostreremo; dunque l'essere non esiste. Perché se l'essere è eterno (cominciamo da questo punto), non ha alcun principio. Poiché ha un prin­cipio tutto ciò che nasce; ma l'eterno, essendo per definizione ingenerato, non ha avuto principio. E non avendo principio, è illimitato. E se è illimitato, non è in alcun luogo. Perché se è in qualche luogo, ciò in cui esso è, è cosa distinta da esso; e così l'essere non sarà più illimitato, ove sia conte­nuto in alcunché; perché il contenente è maggiore del contenuto, mentre nulla può esser maggiore dell'illimitato; dunque l'illimitato non è in alcun luogo. E neppure è contenuto in se stesso.Perché allora sarebbero la stes­sa cosa il contenente e il contenuto, e l'essere diventerebbe duplice, cioè luogo e corpo; essendo il contenente, luogo, e il contenuto, corpo. Ma que­sto è assurdo. Dunque l'essere non è neppure in se stesso” a ben riflettere non sono altro che i figli “estremi” di quella stessa logica eleatica cui la grande potenza confutatoria per“assurdo”di Zenone guardò e che tu, maestro,ed è questa la tua gloria, seguendone il cammino avesti l’ardire di avanzare in una città che cambiando e troppo velocemente, poteva, come ben avvertì Platone, essere un pericolo e che, a fronte della sua rassicurante filosofia, altri non era, maestro, che la tua stessa“verita” ovvero il convincimento tuo più profondo che dominata la nostra esistenza dalla irrazionalità, dal caso, dalle occasioni, dal“kairos” altro non rimane, come ben insegnava il tuo grande maestro Empedocle, agli uomini chela forza “magica” della parola l’unico dono degli dei invidiosi che capace di dominare l’animo umano si fa tesoro cospicuo alla paura ed al dolore della nostra greve quanto esistenza!

Questo,maestro, nei giorni dell‘ottobre alto l’amore forestiero … il fiore che ti porto!

(Chiusa nelle prime ore antimeridiane del giorno 24 ottobre 2018)

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