In vista delle prossime elezioni amministrative, un viaggio a Capaccio Capoluogo: contenitore di storia, arte e natura da riscoprire e valorizzare

Antonio Martorano, Oscar Nicodemo e Donatella Raeli hanno sottoscritto l’accordo per sostenere la candidatura a Sindaco del dott. ITALO VOZA

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - lunedì 15 aprile 2019
Capaccio Capoluogo- Via Sant'Agostino
Capaccio Capoluogo- Via Sant'Agostino © n.c.

In vista della scadenza per la presentazione delle liste per le candidature alle Elezioni amministrative del prossimo 26 maggio si registrano alcune convergenze dei raggruppamenti. È di ieri la notizia ufficiale che a Capaccio Paestum Antonio Martorano, Oscar Nicodemo e Donatella Raeli hanno sottoscritto l’accordo per sostenere la candidatura a Sindaco del dott. ITALO VOZA. La notizia va salutata positivamente perché va nella direzione della riduzione della parcellizzazione delle candidature e della semplificazione degli schieramenti politici elettorali. L’aggregazione nuova avrà, secondo me, un effetto positivo soprattutto per l’elettorato di Capaccio Capoluogo, territorio a cui è dedicata la mia riflessione politica di oggi.

Gli storici che hanno familiarità con gli archivi polverosi sostengono che fu Monticello il primo nucleo abitato all'indomani della migrazione forzata verso l'interno di quanti riuscirono a sopravvivere alla crudele rappresaglia di Federico II in seguito alla Congiura dei Baroni. Lo scheletro del castello sullo sperone di roccia del Calpazio è quel che resta di un evento che rivoluzionò la geografia politica del territorio. Di quell'evento e del relativo periodo storico si è occupato l'amico Gaetano Ricco in una pregevole pubblicazione, che consiglio di leggere soprattutto a quanti si accingono a governare a Capaccio Paestum, se, come spero fortemente, vogliono recuperare la straordinaria storia medioevale del territorio. E Monticello scopre con ospitale disinvoltura le sue origini a chi sappia leggere sull'acciottolato sconnesso di strade e vicoli, sui portali di pietra di palazzi gentilizi (qualcuno vanta anche una cappella privata con quadri ed arredi lignei di non trascurabile pregio artistico e di straordinaria valenza storica), nella covata di case linde all'abbraccio di pergolati nella minuscola vallata ubriaca di profumi di macchia mediterranea. Poche centinaia di metri in salita e la Fontana dei Delfini è arredo d'arte sottovalutata, tra un vecchio frantoio a dominio di vallata ed il Palazzo Tasca con i segni di antica nobiltà e nuovo amore per orgoglio di appartenenza nel maestoso portale e la fortificazione del muro di cinta a tutela di giardino segreto. Poco più su la Parrocchiale di San Pietro, che fu cattedrale di diocesi estesa e potente, testimone di vescovi santi e colti. L'orologio della Torre Campanaria ha scandito gioie e dolori della comunità ed ha registrato passioni politiche nel vecchio municipio a custodia ed arredo della piazza. A pochi metri, la vecchia casa natale di Costabile Carducci reclama onore e dignità di museo vero per l'eroe eponimo della rivoluzione cilentana del '48. Le sue spoglie riposano in una piccola chiesa di mare ad Acquafredda di Maratea. Alla memoria di Costabile Carducci ha dedicato anni di ricerche e studi l'amico capaccese doc Gaetano Puca ed alle sue pressioni sulle varie amministrazioni comunali succedutesi negli anni è dovuto un bel busto all'eroe che fa bella mostra di sé in fondo alla Villa Comunale del Tempone. Ancora centro metri e dopo la curva della provinciale per Trentinara, una cancellata sgangherata si apre su quello che si chiamava e si chiama ancora "il giardino di Monsignore". Il monsignore in questione era don Francesco Guazzo, a cui il prof Luigi Rossi ha dedicato, di recente, una documentata biografia con immancabili notizie preziosissime su Capaccio e la sua omonima diocesi, che cessò di esistere nel 1944, se non ricordo male, per trasferire poi tradizione storica e governo delle anime a Vallo della Lucania. Del giardino restano erbacce rigogliose al posto dei fiori ed il ricordo di quello che fu un incerto pergolato. Cento metri più su c'era lo studio fotografico Palumbo che registrò le fasi evolutive di quelli della mia generazione nei clic lampeggianti e svaporanti delle vecchie macchine fotografiche. Di seguito s'apre la strada del vecchio centro a ridosso della chiesa e prosegue zig-zagante tra bei palazzi e minuscoli giardini, testimoni di censo e di casato: Tanza, Rubini, Granato, Bellelli. Ed "e-voca", nell'accezione latina del termine, belle pagine di gesta di esponenti di famiglie prestigiose impegnati con successo nelle attività professionali e nella politica, ma anche di laceranti risse da invidia e dispetti reciproci. In meno di 500 metri di strada è concentrata una fetta di storia del Cilento proprio per il ruolo che Capaccio recitò come centro di diocesi e di principato su di un vasto territorio. Qualche decennio fa o giù di lì, fu organizzata una mostra straordinaria nella Certosa di Padula dal titolo indovinato "Il CILENTO RITROVATO", che lodevolmente il direttore dell'area Archeologica di Paestum, prof Gabriel Zuchtriegel, ha riproposto nei locali del Museo. C'è da sottolineare, con profondo disappunto, che nessuna delle amministrazioni che si sono susseguite dal dopoguerra ad oggi ha avuto il buongusto di riproporre con convegni, seminari e ricerche di studi rigorosi per pubblicazioni di spessore ed hanno fatto cadere nel dimenticatoio episodi e personaggi della storia recente e meno recente. Così come hanno consentito che cadesse nel degrado uno dei più belli e ricchi di memorie e di testimonianze d'arte centri storici come quello di Capaccio. Mi auguro fortemente che in questa campagna elettorale candidati sindaci e consiglieri comunali affrontino e si confrontino su progettualità credibili e praticabili, per ridare, così, a Capaccio Capoluogo, oltre che a Paestum ed alla pianura, un futuro di grande sviluppo civile nel segno della CULTURA come la storia consente, consiglia e pretende a parziale riparazione dei decenni di mortificazione ed umiliazione. A proposito dei personaggi storici che hanno subito l'onta della dimenticanza/oblio, sento il dovere di onestà intellettuale di citarne almeno uno, Gennaro BELLELLI, a cui ho intenzione un articolo a sé (lo merita tutto), su cui Costabile CARDUCCI poté contare incondizionatamente, nella sua avventura rivoluzionaria del '48. Bellelli fu l'anima del comitato liberale di Napoli, essendone il cassiere, l'ideologo e l'ispiratore, anche attraverso le pagine del giornale "Il Nazionale", di cui era direttore. Per lui non dovette essere una scelta facile e gli tagliò, di certo, i ponti con la famiglia di origine che, per la scelta fatta, lo considerava, a dir poco, traviato e degenere. Un motivo in più per recuperarne la memoria ed esaltarla. Oltre tutto con Italo Voza è candidato un suo pronipote, Enrico Bellelli, che io stimo molto. Se ne ricordino sindaco ed assessore alla Cultura ed al Turismo futuri e lo inseriscano a caratteri cubitali nella loro agenda di lavoro. Così come debbono inserire anche in programma un viaggio di esplorazione in tutto il demanio comunale del capoluogo, per individuare passeggiate attraverso sentieri attrezzati per valorizzarne e immetterne nella fruizione turistica almeno due: 1) La passeggiata/scoperta di Monticello a partire dalla strada all'imbocco con quella che sale da Pazzano e fino a alla Fontana dei Delfini. Io l'ho fatta diverse volte ed ho impressa nella memoria e nel cuore quella volta che mi ferirono di dolcezza gli occhi luminosi di una ragazza da un quadrato di finestra tra vasi di gerani in fiore e l'accenno tenero di saluto di una vecchia alle prese con la tovaglia da ricamo sulle scale di casa a margine di strada, mentre un bastardino randagio mi annusava, intelligente e curioso, e scodinzolava festoso. Un'altra volta ho goduto dell'ospitalità inappuntabile dei proprietari/gestori del Castello del Principe, gli amici Alferio e gentile consorte Antonella, dove mi sono inebriato (era di primavera) dei profumi dei giardini ben curati e della chiesetta carica di storia. Passai una serata piacevolissima tra poesie, canzoni e serenate cilentane, in compagnia dell'amico Angelo Loia. Ne ho tanta nostalgia nell'accezione dell'etimo greco del termine, Nostos=algos (desiderio amore malinconia di ritorno). Ripeterei l'esperienza, appena possibile. 2) Una passeggiata/scoperta lungo la via di campagna del Rione Castagneto, che parte dal Convento e attraversa tutta la zona alta della città, con ville appartate tra il verde. La feci di sera alcuni anni fa con la luna piena che occhieggiava, tra il fogliame dei castagni, dal blu lavagna del cielo tra festa di stelle luccicanti. Era da svenimento smemore lo spettacolo e la conseguente emozione. Non c'era bisogno di luce. C'erano quelle del cielo a fare da scena. Un'altra volta feci tutta la strada pedemontana dal Green Park alla sorgente "Capo re l'acqua". Lungo lo stesso tragitto dell'acquedotto antico, che nasceva a Trentinara e portava l'acqua a Paestum. E ci sono ancora i resti archeologici a documentarne la storia. E c'è chi sostiene che l'etimo antico di Capaccio (caput aquae) derivi proprio da questa sorgente, capo re l'acqua in territorio di Trentinara. Forse un protocollo di intesa tra i due comuni contigui potrebbe riscrivere una gran bella pagina di storia, per la serie: QUANDO L'ARCHEOLOGIA, LA STORIA E LA NATURA SI FANNO POESIA. Sottopongo l'idea proposta ai futuri amministratori che mi auguro saranno più sensibili di quelli del passato alla STORIA, alla CULTURA ed alla BELLEZZA. È la strada da percorrere fino in fondo per rinascere. Spetta al futuro sindaco che mi auguro fortemente sia un capaccese doc che ami di amore profondo la sua terra di nascita e si batta per recuperarne la storia prestigiosa, la cultura e la bellezza. Quanto a me, io mi impegno di scrivere quanto più possibile sul tema in questo mese di campagna elettorale e di continuare con maggiore intensità nel periodo del ballottaggio, che probabilmente ci sarà, in modo che la comunità tutta di capaccio Paestum elegga un sindaco e relativi collaboratori capaci e determinati ad impegnarsi per onorare e valorizzare professionalità che amino storia, tradizioni e memorie del territorio e mi sforzerò di focalizzare temi e proposte delle singole contrade del vasto territorio del Comune di Capaccio Paestum con l'obiettivo che mi prefiggo da tempo: TRASFORMARE LE NUMEROSE CONTRADE DA ISOLE SPARPAGLIATE IN UN ARCIPELAGO DI CONNESSIONI DI FECONDE COMUNICAZIONI E CONSEGUENTE UNITARIETÀ DI SVILUPPO. Lo sento come dovere di intellettuale e di operatore della comunicazione e come atto d'amore per il territorio dove sono nato, anche perché sarebbe una mortificazione umiliante per una intera collettività, se passasse la colonizzazione nella sola logica del potere per il potere: Non sarebbe né logico né giusto e non sarebbe in sintonia con l'etica della responsabilità che dovrebbe essere la stella polare per tutti i cittadini elettori... ma avrò tempo e modo per ritornare sul tema ed approfondirlo nel rispetto della dignità di tutti e di ognuno, come è da sempre mio costume.

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