Emozioni di viaggio a Cuccaro Vetere

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - mercoledì 31 luglio 2019
Cuccaro Vetere
Cuccaro Vetere © Web

“La cilentana" corre comoda a ferita di monti nel cuore verde del Parco del Cilento. S'apre ad improvvisi squarci di luce verso la vallata accidentata fin laggiù al mare greco di Velia, a memoria di Pensiero Antico.

Il Monte Stella, alla distanza, è sentinella sull'ansa di Licosa, che rievoca la storia dolente di amore e morte della sirena gabbata da Ulisse. Dopo un breve tunnel è visione d'infinito la valle che caracolla verso la costa dei miti e della storia di Palinuro. Di fronte il massiccio del Bulgheria a veglia del corso del Mingardo, da un lato, dell'arco lunato del Golfo di Policastro. dall'altro.

E' ardito lo svincolo per Cuccaro Vetere, che incombe dalla collina nella sua struttura fortificata da "castrum" medioevale. Domina il corso del Lambro, che fu approdo e sosta di monaci basiliani a governo delle anime e ad insegnamento ai contadini inesperti dell'arte dell'agricoltura con l'innesto di nuove colture e la regimentazione delle acque. Alle spalle i contrafforti dei monti con i castagneti pedemontani e le faggete di altura. Sono accoglienti le case di periferia, fresche di costruzione piuttosto recente e con l'arredo civettuolo di giardini ad esposizione di fiori multicolori. Mi aggiro tra piazzette, slarghi e vicoli a gustare atmosfere, umori ed afrori vecchi di secoli. Colgo nel sorriso luminoso delle ragazze e nei garbati cenni di saluto delle vecchie straordinariamente tenere nella dignitosa canizie, i segni di una ospitalità dal sapore antico. Ho appena il tempo di ammirare, da un lato, quel filo di croce che lega al cielo il Gelbison, la Montagna Sacra, testimonianza di fede e di pellegrinaggi di un vasto territorio interregionale, e, dall'altro, l'Antilia che, lustro di sole, si spalanca sulla vasta vallata a dominio di paesi che ricamano le campagne dove trionfa l'ulivo, la vite ed il frutteto di sussistenza.

Bella storia quella di Cuccaro che fu un feudo importante con ben nove casali alle sue dipendenze. E mi incanto a chiese e palazzi gentilizi con i muri sbrecciati ed i portali in pietra viva. E ad uno slargo immagino che da un vicolo fuoriescano, per incanto, personaggi della storia laica e religiosa: feudatari potenti, spesso truci e sanguinari, qualche volta illuminati e tolleranti; ecumeni ed abati alle prese con la cura delle anime e con i prodotti della terra. Ci sono ancora i resti della Chiesa di San Nicola, dove i monaci orientali officiarono in rito greco fino al XVII secolo. E, se chiudo gli occhi, sulla piazza del paese si dilatano le lingue di fuoco di un falò violento voluto da un vescovo tanto incolto quanto intollerante. Correva l'anno 1678 e monsignor Bonito, vescovo di Capaccio, fece bruciare i libri d preghiera e sacre scritture e testi vari della ricca biblioteca dei monaci italo-greci. Fu un delitto contro la cultura che a distanza di secoli grida ancora vendetta dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. Fu l'ultimo scotto da pagare al processo di latinizzazione del Cilento, iniziato già ai tempi della dominazione normanna ,prima, e longobarda, poi. Di sicuro in quel rogo finirono i testi, lavoro paziente di trascrizione degli amanuensi delle vicine abbazie di Eremiti e, soprattutto, di San Nazario, dove la "concia dei monaci" forniva pergamene di cartapecora da riempire con l'inconfondibile stile "niliano", che il monaco colto e santo (san Nilo da Rossano di Calabria) aveva insegnato ai confratelli sparsi per laure ed abbazie del vasto territorio delle vallate del Lambro e del Mingardo: Eremiti, San Mauro, S.Nazario, Rofrano, Roccagloriosa e, naturalmente Cuccaro. E' un episodio di intolleranza religiosa e di delitto culturale sul quale gli storici hanno indagato poco. E, probabilmente, a frugare negli archivi, c'è da tirar fuori interessanti pagine di storia di un periodo in cui esplose con violenza e si protrasse senza esclusione di colpi la lotta per la supremazia sulla chiesa locale tra monachesimo basiliano e monachesimo benedettino, con la complice partigianeria del potere politico, che, per disegni di egemonia economica, finì per appoggiare i benedettini contro i basiliani. E politici e vescovi non dovettero andare tanto per il sottile, se già ai tempi di Pietro da Salerno, vescovo di Policastro (1067) i conventi basiliani cominciarono a svuotarsi per far posto ai seguaci di San Benedetto e se qualche solitaria resistenza Italo/greca come quella di Cuccaro fu cancellata con il ferro e con il fuoco,Ma tant'è! I ruderi possenti del convento stanno a testimoniare il domino incontrastato dei vincitori ed il trionfo della "regola" benedettina (preghiera e lavoro) sui "tipicoi" basiliani (preghiera, obbedienza, meditazione e studio).

Ma al di là della sua prestigiosa storia civile e religiosa, Cuccaro fu, ed in parte resta, punto di riferimento dei paesi vicini per i commerci delle fiere affollatissime, per il suo artigianato fiorente ( bello e famoso quello dei coltelli), per l'arte della pasticceria, legata soprattutto alle castagne, che furono e restano il frutto per eccellenza del territorio. Oggi il paese si accredita sempre più come tappa ineludibile del turismo escursionistico per quanti nei mesi estivi lasciano la ressa e la calura delle coste, di Velia e Palinuro, e cercano e trovano relax e serenità nel verde delle colline e delle montagne, dove non mancano concrete opportunità di gustosi assaggi di specificità enogastronomiche. E' la ricchezza cangiante del Cilento, che ha ancora tanti tesori da far scoprire ed apprezzare nelle zone, che scatenano emozioni, che si fanno a volte poesia. E' ferita nel verde di montagna/la strada che spalanca all'orizzonte/il mare greco della costa antica/con Velia che famosa di Pensiero/s'espande alle radici della Stella/ che veglia sulla rada di Licosa/Qui vennero i monaci barbuti/In fuga dall'Oriente per paura/. E fondarono chiese ed abbazie./ E forti e saggi di sapienza antica/fecondarono terre nella valle/a ferita dell'acqua del Mingardo/ E Cuccaro a domino di collina/veglia conventi, feudi e palazzi/dove risuona l'eco della storia.

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