Virgilio, il promoter di Palinuro

Virgilio, il promoter di Palinuro

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - giovedì 03 ottobre 2019
Virgilio
Virgilio © Web

Palinuro dorme nel cenotafio di pietra tra gli ulivi della collina di Caprioli. Sullo sfondo quel tozzo braccio di terra, rischiarato a sera, ad intermittenza. Dai fasci di luce del faro a richiamo dei naviganti incauti. "Aeternumque locus Palinuri nomen habebit". E si rifrangono alla memoria i lontani anni della scuola. A rifletterci, Virgilio è stato uno straordinario "promoter" turistico e Palinuro sarebbe la sede ideale per un "Premio di letteratura di viaggio", una sorta di "Campiello del Sud", sempre che gli imprenditori ed i politici locali, a cominciare dalla governance del Parco, volessero volare alto e spendersi in iniziative di impegno culturale e di respiro internazionale. Ma sullo sfortunato eroe virgiliano sono fiorite altre leggende di stampo popolare.
Bellissima quella della ninfa Kamaraton che rifiutò l'amore di Palinuro e Venere la punì trasformandola in una bianca scogliera. A Marina di Camerota il mare dilava sciabole di scogli a corona di cale appartate. E' una presenza amica, il mare, e gioca a nascondino con vicoli e supportici per abbacinarti nella esplosione di luce dallo spalto del porto, con castello e chiesa a far da quinta. Pochi chilometri di arrampicata e lo scenario cambia con la vegetazione di montagna che veste forre calanchi. Ed ecco Camerota capoluogo a picco su costone a strapiombo. Impareggiabile e carica di emozioni la passeggiata fino alla spianata del castello che conobbe saccheggi saraceni sullo strapiombo orrido e bellissimo del vallore. Qualche chilometro e la conca ubertosa di Licusati vanta uliveti secolari e vigneti fiorenti e pascoli con squisiti formaggi di alpeggio. Una svolta e dall'abisso di una roccia incombe nella "Gola dell'Inferno" il paese fantasma di San Severino di Centola con la storia longobarda, scritta sui muri cadenti di cattedrale e castello e sull'acciottolato dal passo dei secoli. Foria è la porta verso la vallata del Lambro, che, attraverso San Nicola e San Mauro La Bruca, immette nel territorio di Pisciotta, l'antica Pixunte, compatta nel costrutto antico con il sole che trafigge le vetrate del Palazzo Marchesale nella cornice degli uliveti che si arruffano lievi alla brezza. Il mare racconta miti e leggende di amori contrastati tra ninfe e semidei, storie truci di pirati sanguinari, lacerazioni di partenze da emigrazione, ritorni da nostalgia d'amore e... pesche miracolose di alici di menaica nel fuoco della luna. Ma questa è un'altra storia.

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