L'olio "pisciottano" degli ulivi "patriarchi"

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - mercoledì 16 ottobre 2019
Ulivo secolare
Ulivo secolare © Unico

Ci sono feste nell'anno liturgico che, più belle delle altre, feriscono di dolcezza la nostalgia del viaggio a ritroso di memoria nei lontani anni dell'infanzia. Una di queste è, fuori dubbio, la “Domenica delle Palme”, quando le chiese dei centri storici, belle nella essenzialità delle linee architettoniche, e quelle di campagna, dove penetrano fiotti di luce tiepida. Le stesse sensazioni e le stesse emozioni battono alla mente del clemente e fanno ressa alle porte del cuore in questa stagione, che il Cilento si celebra una festa altrettanto bella, quella laica della raccolta delle olive. Anche ora anima e pensiero corrono alle colline dell'interno ed ai terrazzamenti a pendio della costa, dove ulivi secolari s'inargentano alla brezza e cantano al vento storie di lavoro paziente e di saggezza e di sapere di antichi mestieri. E il paesaggio rurale della mia terra si dilata al Mediterraneo ed alla Grecia e parla di leggende e miti, interiorizzati nel rigore degli studi classici. E sull'Acropoli di Atene campeggia bella e possente la dea protettrice con il suo dono di vita e di lavoro: l'ulivo l'albero forte e fronzuto con radici profonde e rami sempre verdi per corone di feste e di vittoria e frutti generosi per sapori di alimenti, unguenti di atleti nelle gare e profumi di donne nei ginecei.

E l'eco rimbomba nelle arringhe dei tribunali ("Per l'ulivo sacro" di Lisia) o nelle platee dei teatri ("l'Edipo a Colono" di Sofocle). E canti di antichi poeti e salmi di sacerdoti officianti si intrecciano e si sovrappongono in un superiore concetto di cultura, che trascende la ritualità religiosa e si sublima nell'eternità della cultura mediterranea. E sa di Mediterraneo e Grecia il paesaggio del mio Cilento proprio per quella distesa di ulivi che, spesso, dalle colline aperte ai venti e al mare scivola fin sulla battigia a carezza d'onda. E producono olio di buona qualità.

Sono autentici monumenti naturali i maestosi alberi dell'antica cultivar Pisciottana e delle altrettanto storiche Rorondella, Salella, Carpellese e Nostrale, per finire alle cultivar di recente introduzione: Frantoio, Leccino, Ogliarola, Coratina.

Gli oli del Cilento appartengono a due denominazioni di origine riconosciute nella stagione 1998-1999.

La Dop Cilento abbraccia la costa e l'area di Sud-est, mentre la Dop Colline Salernitane interessa la parte settentrionale del territorio ricadente nel Parco. Da sempre i sistemi di coltivazione non prevedono l'uso intensivo di pesticidi in particolare nella fascia collinare-montana i trattamenti sono decisamente rari.

Gli extravergine a denominazione di origine controllata hanno caratteristiche organolettiche simili. Colore dal verde intenso al giallo paglierino più o meno intenso, colore fruttato medio – leggero (Cilento) o medio-alto (Colline Salernitane), sapore fruttato con media o debole sensazione di amaro e di piccante.

C'è stata una grande ed entusiasta partecipazione di popolo nelle giornate d'autunno del FAI, e ciò lascia ben sperare per il futuro delle città d'arte della nostra Bella Italia. Si è riscoperto e valorizzato anche il bello dei piccoli borghi in ogni provincia del Nostro Paese del Nord, del Centro e del Sud. E ciò che mi ha stupito di più sono state le "processioni" alla scoperta di emozioni dei territori vitivinicoli per riscoprire ed esaltare l'arte dei contadini, che hanno trasformato vigneti in opere d'arte. E così le Langhe di Cuneo o il Monferrato di Alessandria sono diventati territori del vivere bene, e tanta tantissima gente ci va nella consapevolezza che la Magna Mater terra, se amata, rispettata e ben coltivata offre paesaggi d'incanto e con gente che cresce e si riconosce nei valori della grane tradizione della civiltà contadina Non meno affollati i territori del Veneto, dai vigneti del Veronese e del Trevigiano, dove c'è stata la Festa del Prosecco, riconosciuto di recente Patrimonio dell'Unesco. E a tal proposito ho pensato che anche il nostro Cilento potrebbe aspirare ad un riconoscimento degli uliveti che dalle colline dell'interno che sono veri e propri terrazzi di bellezza che ridono di sole e scivolano a pendio fin sulla battigia del mare della Grande Storia e dei miti di dei e di eroi. Da Velia a Camerota e passando per Ceraso Pisciotta e Vibonati i centri abitati possono vantare un paesaggio di straordinaria bellezza con migliaia e migliaia di Ulivi millenari. Ne ho parlato con imprenditori agricoli, operatori turistici, amministratori locali lungimiranti, intellettuali che si prefigurano un futuro di ulteriore straordinario sviluppo nel segno della Cultura e lanciare la proposta di creare un Territorio Patrimonio dell'Unesco, nella consapevolezza che nel territorio da Ascea a Vibonati ci sono centinaia e centinaia di alberi di Ulivi, i Patriarchi, la cui età supera i mille anni di vita. Io ne ho ammirato diversi, almeno una cinquantina nell’azienda dell'amica, prof.ssa Maria Rosaria Trama, che dispone di un magnifico uliveto a Velia, "LE COLLINE DI ZENONE”.

È un progetto che, se realizzato, potrebbe essere un valore aggiunto per una offerta di qualità per la promozione del Cilento nel segno della Cultura.

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