​L’officina delle visioni

Non c’è pace nella mia pittura ma amore di un sogno lirico che distrugga gli incerti oroscopi del futuro, i provvisori equilibri e le sue nubi.

SERGIO VECCHIO Storie di arte e di vita
Cilento - venerdì 20 gennaio 2023
Sergio Vecchio
Sergio Vecchio © Unico

Nella mia officina delle visioni, in un disordinato Bazar ordinato della fantasia, tra i briganti e album di disegno mi è capitato, in un’alba senza calendario, d’imbattermi su di una nave fantasma che mi ha condotto in Sicilia, tra le carte di Acireale e il vento d’Africa. Le otri di vino, gli odori dell’uva e i suoni dell’isola hanno sconvolto la mia umile metrica di pittore, la mia toponomastica e le mie cifre, i segni e le mappe della mia pittura. Ora non aspetto che salpare sulla nave del futuro e delle emozioni e raggiungere la Sicilia della Magna Graecia e del dialetto arabo ma poi all’improvviso mi assale la paura d’incontrare nel mare le balene-ferite e le sirene. Ed ho paura che il mio bestiario dorico di segni possa qui a Paestum soffrire della mia assenza. E sogno di notte, quando sono a Palermo, tra dolci melodie di ritornare nei campi di melograno e tra i miei progetti non ascoltati di pittore dell’archivio/laboratorio della stazione di Paestum. Mi smarrisco nelle ombre della mia pittura e delle scritture selvatiche e dei disegni che annoto nel diario di bordo. Non c’è pace nella mia pittura ma amore di un sogno lirico che distrugga gli incerti oroscopi del futuro, i provvisori equilibri e le sue nubi. Ogni notte mi compare un bosco, tra Paestum e la Sicilia in cui, per magia, le belve addomesticate di piazza armenina giocano insieme ai gatti meticci, alle civette e ai cani bastardi del mio orto in una pittura senza scadenzario. In cui alchimista-domatore senza compleanni posso sperimentare felice il nero e il rosso degli inchiostri senza fatica ed errori di sorta. Palermo, luglio 2004.

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