Riceviamo e pubblichiamo

Lettera aperta: "Si torni a Capaccio"

"io Le scrivo per chiederLe, signor Sindaco, di stringere ed impugnare la “triste” legge- delibera della Regione Campania che cambiò il nome del nobile ed antico comune di Capaccio in quello di Capaccio-Paestum!"

Politica
Cilento venerdì 28 luglio 2017
di Gaetano Ricco
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Franco Palumbo, consiglio comunale © unico

Ora che il popolo ha votato ed il nuovo cammino amministrativo è cominciato e presto con il nome della nobile città di Capaccio tornerà ad essere grande anche il nome della comune madre Paestum, io Gaetano Ricco, nel segno e nel nome della comune discendenza che lega tutti i figli di questa antica città di Paestum, dalla cui distruzione, ci ricorda lo storico Lucido Di Stefano, fiorirono i sei paesi di Capaccio, Giungano,Trentinara, Roccadaspide ed Albanella e lo scomparso borgo di Comegniento, io Le scrivo per chiederLe, signor Sindaco, di stringere ed impugnare la “triste” legge- delibera della Regione Campania che cambiò il nome del nobile ed antico comune di Capaccio in quello di Capaccio-Paestum!

Legge, che approvata in forza di un referendum quasi perso e nei meandri di un assestamento di bilancio, ha, violando l’antica e nobile storia della città di Capaccio, obbligato, ridotto il nome della nostra grande madre Paestum ad una semplice “appendice” toponomastica, ignorando la Regione con il Comune e la Provincia l’appartenenza del suo alto nome al patrimonio mondiale dell’umanità (ahimè Unesco!) ogni altra dovuta considerazione di ordine storico, estetico e simbolico che non fosse, si disse allora, l’opportunità politica e la necessità di … bilancio!

O tempora! O mores! Esclamava il grande Cicerone se la politica, la grande politica, signor Sindaco, riducendosi alla sterilità di un ragioniere, nulla insieme alla “partita doppia” considera altro che l’opportunità politica ed il pareggio di bilancio e … oltraggia con posticcio neologismo toponomastico la storia millenaria di due città che hanno ed ebbero, avrebbe ancora protestato un nostro grande, “natali” diversi e tutti “illustri, nobilissimi e perfetti” e tutti segnalati, raccolti e precipitati nel cammino di una storia che vide popoli, genti, uomini e donne vivere, morire e combattere nell’identità e nell’amore di un “nome” che - come ebbi a consegnare, prima ancora che questa nuova “immemore” legge venisse approvata, nelle mie due “neapolitane” audizioni, che mi piacque di titolare “In difesa di Capaccio e per amore di Paestum” non è ,come qualche lontano filosofo affermava un puro “accidente” aduso solo a nomare a convenienza questo o quell’oggetto, ma è la sintesi solenne e preziosa in cui ogni popolo ha raccolto con il suo cammino l’essenza stessa della sua storia, la sua stessa identità di popolo e nessuno, nemmeno lo stesso popolo dovrebbe mai osare di abusare … eppure la Regione Campania ha osato e facendosi oltremodo sorda felicemente prona invece ai calcoli (ahimè i calcoli!) dei conti, ha all’unanimità approvata nuova legge che confonde, imponendo, cantava il poeta:“ i sepolcri fuor de’ guardi pietosi, il nome a’ morti contende” e riduce ed offende i nomi di due gloriose e nobili città che alte risuonarono e che, io so, per la Sua Alta Opera, torneranno di nuovo nella storia e nella bellezza di questa nostra amata “chora pestana” ad essere grandi, “separati” eppure sempre “uniti” !

Questo correva al mio amore per la nobile ed antica città di Capaccio e questo dovevo al sacro nome della comune madre Paestum e questo, signor Sindaco, è il mio “fiore” per Lei!

Auguri signor Sindaco e buon lavoro!

Gaetano Ricco

(Stesa nelle prime ore pomeridiane del 17 di luglio del 2017)

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