21 aprile 2024 - IV Domenica di Pasqua – Giornata mondiale per le vocazioni

Gesù il Buon Pastore noi il suo gregge

Il pastore, sempre intento a sorvegliare, a chiamare, a spostare il gregge, che decide dove si va al pascolo giorno dopo giorno, che sceglie il percorso da fare, che cerca di evitare le zone più pericolose

Cilento venerdì 19 aprile 2024
di Lucia Garifalos
Il gregge
Il gregge © Settimanale Unico

La figura del pastore con le sue pecore è profondamente radicata nella cultura agro – silvo pastorale di Cannalonga.  Sempre più raro è però incontrare un gregge.

Ricordo una delle prime volte quando con mio marito e mia suocera andai a cercare funghi. Mia suocera conosceva bene i posti dove trovarli. Io la seguivo fiduciosa. All’improvviso mi trovai su un crinale di Cannalonga, di fianco al monte Gelbison. Si godeva di uno spettacolo bellissimo.  In lontananza il mare che io amo tanto.

Un leggero rumore mi fece volgere lo sguardo da un lato. Rimasi piacevolmente colpita dalla scena che si presentò ai miei occhi. Un gregge di pecore, erano davvero tante, pascolava.

Due cani, sdraiati all’ombra, seguivano il movimento del gregge mentre diversi agnellini saltellavano vicino alle madri. Sotto un grosso albero il pastore riposava. Che pace! Che tranquillità!  Pensai alla vita del pastore, al suo lavoro che si impara proprio nei pascoli e che si tramanda di generazione in generazione.

Il pastore, sempre intento a sorvegliare, a chiamare, a spostare il gregge, che decide dove si va al pascolo giorno dopo giorno, che sceglie il percorso da fare, che cerca di evitare le zone più pericolose. Fa pascolare il gregge senza sprecare o rovinare il manto erboso. Non ha fretta, attende che gli animali si sazino, attende paziente nonostante il vento, la pioggia, il freddo.

La pastorizia, attività molto antica, richiede tanti sacrifici. Sveglia all’alba e a letto presto, con le stagioni segnate dal trasferimento del gregge in montagna, tra maggio e giugno, e la discesa in pianura tra la fine di ottobre e novembre.

Nel passo del Vangelo di questa IV Domenica di Pasqua Gesù si definisce Pastore.

L’immagine del Buon Pastore suscita in ognuno di noi sicurezza, istaura una relazione di estrema fiducia con chi ci guida, chi ci riconosce, chi sa essere accanto a noi come compagno, amico, chi dà la sua vita per noi. E’ sufficiente perciò ascoltare la sua voce per correre da Lui.

Gesù non ha preteso di rinchiuderci in un recinto, ha accettato la sfida di fare di noi un gregge libero, libero di pascolare all’aria aperta, di provare ogni tipo di pascolo, libero di aprirsi all’incontro anche con altre greggi, libero di sbagliare strada e di perdersi. Lui è il Buon Pastore, sempre vigile, e se una sola pecora si perde possiamo essere tranquilli perché sappiamo come va a finire……

Nel passo di Giovanni viene proposto il confronto del buon pastore con la figura del mercenario, interessato solo al guadagno e troppo spesso estraneo al gregge che gli viene affidato e che davanti ai lupi non esita a fuggire. Quante volte noi ci perdiamo nelle false sicurezze, siamo prigionieri di tante false voci e ci affidiamo a guide sbagliate.

L’Evangelista ci fa inoltre riflettere sulla composizione del gregge. Gesù ha dato la sua vita per tutti noi, per tutti i popoli della terra e non solo per il popolo di Israele. Ecco perciò nel mandato agli apostoli l’operare per l’unità tra gli uomini.

Riflettiamo sulla similitudine piena di profondo significato proposta dal passo di Giovanni. Gesù è la voce da riconoscere, da ascoltare, da seguire. E’ il Buon Pastore. Noi siamo il suo gregge. Possiamo essere contenti di far parte di questo immenso gregge e di avere un Pastore come Gesù!

Santa domenica in famiglia.                         

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