Della Sardegna e del Cilento descrive le bellezze, l’atmosfera, le tradizioni e l’anima: luoghi che hanno in comune una natura ancora selvaggia; e donne forti e resilienti.

“Anima di Vento”: la silloge della poetessa Angela Furcas

La scrittura di Angela Furcas ha purezza e profondità disarmanti: una Poesia che ricongiunge il passato col presente, ammantata di un’aura sacrale; come nella lirica “Laurino”

Cilento domenica 21 aprile 2024
di Antonella Casaburi
Angela Furcas con Antonella Casaburi
Angela Furcas con Antonella Casaburi © Settimanale Unico

 

Poetessa e docente di Sacre Scritture, Angela Furcas è nata in Sardegna. Trasferitasi a Salerno, si è laureata con lode in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Università di Fisciano e coltiva lo studio di diverse Lingue Orientali. Per Angela Furcas, pluriaccademica che ha organizzato numerosi eventi artistici e che ha fatto parte di vari sodalizi culturali, la Poesia è l’anima di tutte le Arti. Il suo ultimo libro, “Anime di Vento”, pubblicato da Edizioni “Il Saggio”, con la prefazione di Francesco D’Episcopo, è dedicato “A Mistici e Poeti, cui tocca tenere acceso il lume allo Stupore. Ai pensieri nascenti e a chi l’intenda nel sillabarsi e sosti ad ascoltare ciò che resta di un breve attimo di eternità …”. Nella “Presentazione dell’ Editore”, Giuseppe Barra così scrive del libro di Angela Furcas: “Poesia è ogni pagina. Poesia è ogni frase. Poesia è ogni parola. Poesia è la copertina … il titolo è Poesia. Poesia è la dedica, Poesia è l’introduzione ai capitoli … ”. E di Poesia parla  anche la poetessa nella propria introduzione: “La Poesia è il legame inossidabile tra il passato e il presente e riunisce le generazioni che ci hanno introdotto alla vita”.

“L’umano e il divino” è la prefazione che Francesco D’Episcopo scrive alla silloge poetica  di Angela Furcas (111 poesie, raccolte in nove capitoli: Sardegna; Poesia; Fede e Spiritualità; Città e Paesi; Familiari; Dediche; Natura; Meditazioni; In Memoria): “una silloge consapevole e compiuta, in cui la metafora, la sinestesia diventano espressione di un denso e intenso dialogo interiore, che la poetessa imbastisce con la vita, al fine di scostare il velo che impedisce di capire e, soprattutto, di amare”.

Chiudono il volume due scritti di Enzo Landolfi e Amedea Lampugnani, profondi conoscitori della poetessa Angela Furcas. Nella sua “Dedica”, Enzo Landolfi così scrive: “Angela quando canta al cielo soavi elegie, ha il pregio e la capacità di elevare a diamantina liricità tutto ciò che pensa e scrive, cogliendolo in ogni angolo di mondo, con l’innata attitudine di saperlo trasmettere a chi legge”. Ne “Il vento e la parola”, Amedea Lampugnani di lei dice: “Parafrasando il bellissimo titolo, la sua anima è di vento, è lieve, è impalpabile, ma allo stesso tempo forte e temprata dallo scorrere dei giorni, determinata nel raggiungimento del bene, dal quale nulla la può distogliere, neppure le sirene di una lusinghiera notorietà”.

“Donne di Sardegna” è la magnifica poesia che Angela Furcas dedicata alle figure femminili della sua infanzia, donne che la Furcas definisce “Presenza magiche; incombenti; dai gesti parchi; dai lunghi silenzi; misteriose; fiere, mai prone; anime altere”.  Donne forti e resilienti che tanto ricordano le donne del Cilento.

Molte sono le  poesie dedicate a  luoghi e a  paesi. La mia attenzione si è soffermata sulle liriche dedicate a luoghi sardi (Sardegna; L’isola perfetta; Nuraghi; Mare di Sardegna …) e a paesi cilentani (Laurino, Campora, Palinuro …). Della Sardegna e del Cilento la poetessa Angela Furcas descrive le bellezze, l’atmosfera, le tradizioni e l’anima: luoghi che hanno in comune una natura ancora selvaggia; e donne forti  e resilienti.

La scrittura di Angela Furcas ha purezza e profondità disarmanti: una Poesia, la sua, che ricongiunge il passato col presente, e per questa ragione  è ammantata di un’aura sacrale; come nella lirica “Laurino”, esempio di intensa armonia: “Dialoga ovunque l’anima del luogo: trae felci dai muri e sospende i vapori sul fiume e tra le canne è il brivido che sale a scompigliar le selve, ma è solo nel linguaggio che cerca eternità”.

 

Antonella Casaburi

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