Lettera postuma al Canonico Antonio De Luca

Lettera postuma al Canonico Antonio De Luca

Il Ribellismo è generoso, si forgia e si esalta nei furori della rivoluzione nel segno dell’utopia del cambiamento radicale

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - venerdì 27 luglio 2018
Canonico Antonio Maria De Luca
Canonico Antonio Maria De Luca © n. c.

Il canonico Antonio De Luca, di Celle di Bulgheria, eroe e capo della Rivolta Cilentana del 1828, fu giustiziato nella Piazza Portanova di Salerno il 27 luglio del 1828 su ordine del Maresciallo Francesco Saverio del Carretto, “alter ego” del Re Borbone.

Caro Canonico De Luca, negli ultimi anni fioriscono in ogni dove storici improvvisati che spesso pubblicano libri infarciti di inesattezze. E tu stesso sei vittima di questi mediocri, saccenti e petulanti, che cercano e, purtroppo, trovano consenso ed aperture di credito nelle Pubbliche Amministrazioni per piazzare le loro pubblicazioni totalmente, o quasi, inaffidabili sul piano scientifico. L’anno venturo ricorre il 190° anniversario della prima rivoluzione cilentana, contrassegnata anche dal tuo eroismo, che può e, secondo me, deve essere l’occasione per un grande convegno di storici di chiara fama a livello nazionale ed europeo per risistemare nel giusto contesto uomini e fatti di quegli anni e per instaurare ed istituzionalizzare un rapporto di collaborazione proficua per giovani ricercatori e/o laureati, cilentani e non, che abbiano interesse ad approfondire studi e ricerche sull’epopea risorgimentale cilentana. Ma nel tuo nome e sul tuo esempio, caro canonico, il Cilento tutto deve ritrovare la fiducia in se stesso, rompere gli indugi, inalberare la bandiera del rinnovamento, spazzando via fatalismo e clientelismo, pungolando amministratori deboli ed inetti, smascherando capi e capetti, debellando burocrati incapaci ed invadenti e recuperando, di converso, intraprendenza e professionalità. Sarebbe questo il modo migliore per onorare la tua memoria e recuperare lo spirito rivoluzionario per un rinnovamento radicale delle coscienze e dei comportamenti, che fu alla base della tua avventura umana, politica e civile.

Quanto a me, mi piacerebbe organizzare un bel seminario che abbia come tema “Il ribellismo ed il riformismo” nel Cilento, ovviamente.

Il Ribellismo è generoso, si forgia e si esalta nei furori della rivoluzione nel segno dell’utopia del cambiamento radicale. Ma con un pericolo in agguato: la reazione, che si giustifica e si legittima nella repressione violenta per tutelare l’ordine costituito e la pacifica convivenza civile. Gli scatti rivoluzionari, se improvvisi, impetuosi e brevi sono sempre salutari terremoti per svolte epocali. Ma finiscono quasi sempre nella repressione, perché, in casi del genere, trionfa quasi sempre la reazione come antidoto alla tanto forte e sanguinaria l’una quanto violenta l’altra. Il potere, all’occorrenza, sfodera le armi per difendersi in nome di Dio e dello Stato: alleanza tra manganello ed aspersorio, come sempre. Lo sperimentasti di persona, insieme a tanti tuoi eroici seguaci nella tua avventura folle e generosa. Lo avevano sperimentato prima di te i “cittadini” della rivoluzione del 1799 piantando “alberi della libertà” su piazze e sagrati. Lo sperimentò dopo di te Costabile Carducci, finito a tradimento sulle montagne di Maratea. Lo sperimentò, infine, Carlo Pisacane per quel generoso quanto sfortunato sbarco a Sapri nella speranza di trovare il Cilento nelle fiamme della rivoluzione e vi trovò, invece, la morte a colpi di roncole e di accette per mano, anche, di fanatici contadini e pastori istigati dal prete sanfedista di Sanza.

Altra forza ha, invece, il Riformismo, che mette in campo la strategia vincente per trasformazioni non velleitarie e di breve durata, ma in grado di incidere nel profondo e recidere alle radici privilegi ed ingiustizie di una società, accelerandone il processo duraturo e stabile delle strutture per il governo delle istituzioni come per la formazione del reddito e la rottura ossificata delle classi sociali. Ecco un seminario su questi temi mi piacerebbe organizzarlo e, credo, sarebbe utile per il Cilento.

Ricordi che te l’ho promesso anche il 27 luglio scorso, quando, come ogni anno, venni, in un pellegrinaggio d’amore e di cultura nella tua Celle. Allora lessi ancora una volta la lapide commemorativa sulla facciata del tuo palazzo di famiglia e, spiando dal portone, mi incantai ancora una volta ai riccioli di una scalinata interna nella luce del sole. Farò di tutto per mantenere la promessa per Te, per me e, soprattutto, per la nostra terra comune che sogna ancora il riscatto.

Con la stima e l’amore di sempre

Giuseppe Liuccio

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