La persecuzione del coronavirus di Wuhan ed il trionfo del genio italiano

A riportarci serenità e speranza di futuro ci pensano due ricercatrici dell'ospedale Spallanzani: Concetta Castilletti (Ragusa) e Francesca Colavita (Campobasso) e la direttrice del laboratorio Maria Rosaria Capobianchi (Procida).

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - martedì 11 febbraio 2020
Ricercatrici con il Ministro della Salute Speranza
Ricercatrici con il Ministro della Salute Speranza © Unico

Da circa due settimane l'Italia, l'Europa e il mondo sono vittime del virus cinese che ha fatto diventare familiare anche una città come Wuhan, che era sconosciuta ai più. E capita spesso che per eccesso di zelo professionale anche ad alcuni nostri bravi giornalisti, prendano degli abbagli tanto che è stato addirittura coniato un termine, “infodemia”, che indica la psicosi che viaggia sui social. Per non parlare, poi, di alcune date, o meglio, combinazioni di date, che nel caso specifico del 2 febbraio scorso (zero due, zero due, due zero, due zero 02/02/2020) vengono interpretate con valori mistici e significati particolari, pur trattandosi solo di una combinazione di numeri. È capitato a Stefano Bartezzaghi, che tra l'altro merita tutta la stima degli operatori del settore, il quale su Repubblica, per rendere ancor più complicata la comprensione dell'articolo ricorre, nel titolo, ad un linguaggio non sempre accessibile ai più, tipo “Una domenica palindroma”, in cui quel "palindroma", abbia fatto scervellare, suppongo, un numero notevole di lettori, che forse saranno stati costretti a consultare il vocabolario o ricorrere ad amici e/o parenti acculturati.

Nello stesso errore è caduto in parte l'ottimo Marino Niola, che, però, ha grazia di un linguaggio piacevole ed accattivante, ma che, comunque, non disdegna le espressioni del linguaggio colto. Anche lui domenica sullo stesso quotidiano, La Repubblica del 2 febbraio, si lascia prendere la mano da neologismi (viralizza, pandemia, epidemiologia, riconoscendo con grande saggezza uno straordinario equilibrio professionale, che gli va pubblicamente riconosciuto. In realtà il corona virus sta diventando sintomo e simbolo di quella contaminazione generalizzata che caratterizza il viaggio globale. E poi passa a confrontare i termini contratto con contagio, comunicazione e contaminazione. Ed aggiunge: "così il virus cinese diventa un po' l'effetto e un po’ il simbolo di tutte le altre influenze negative, cui siamo sottoposti”. E da grande ed impareggiabile giornalista quale è, con un linguaggio che avvince e che mi seduce conclude: "Ed in effetti la parola influenza significa letteralmente questo, il diffondersi inarrestabile di qualcosa di fluido. Proprio come il dilagare di una infezione. Ma anche il debordare di un'ansia e di una paura sempre più liquide, che rischiano di chiuderci la mente ed il cuore".

Per fortuna a riportarci serenità e speranza di futuro ci pensano due ricercatrici dell'ospedale Spallanzani: Concetta Castilletti (Ragusa) e Francesca Colavita (Campobasso) e la direttrice del laboratorio Maria Rosaria Capobianchi (Procida). Sì, perché per bravura comunicano di aver isolato il coronavirus ed aprono cuore, anima e pensieri a speranza di futuro. Ed il loro trionfo è tutto Italiano, anzi, con un pizzico di orgoglio di identità e di appartenenza, dico che è tutto meridionale!

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