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    Percorso:Home»Economia»GAS: MENO DISPONIBILE E PIU’ COSTOSO. LE CAUSE DELL’AUMENTO DEI PREZZI.
    Economia

    GAS: MENO DISPONIBILE E PIU’ COSTOSO. LE CAUSE DELL’AUMENTO DEI PREZZI.

    Di Nisia Orsola La Greca Romano24 Settembre 20218 Min Lettura0 VisiteNessun commento
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    Con l’inizio dell’autunno ci si prepara ad accogliere il calo delle temperature ed un clima, quantomeno in teoria, più freddo. Soprattutto in questo periodo e in questi giorni i prezzi alti del gas naturale fanno notizia, soprattutto nel Regno Unito e nell’Unione Europea, dove la domanda spinta dalla ripresa economica si sta scontrando con i problemi delle forniture. Potrebbe essere utile a tal proposito approfondire e chiarire meglio come in concreto funziona e si articola il mercato del gas in Italia e gli elementi che hanno influito su tale probabile futuro cambiamento.

    Prima della liberalizzazione, la filiera del gas è stata caratterizzata dal monopolio verticalmente integrato di Eni. L’unica fase della filiera nella quale Eni non era l’unico operatore, seppur essendone il leader, era quella della distribuzione di cui le quote di mercato sono sempre state molto frammentate. La liberalizzazione del mercato del gas si è realizzata in Italia per effetto del decreto legislativo del 23 maggio 2000 n.164, che ha recepito la direttiva n. 98/30/CE del 28 giugno 1998, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale. Noto come “Decreto Letta”, il decreto legislativo n. 164/2000 ha stabilito che sono completamente libere le attività di importazione, trasporto e dispacciamento, distribuzione e vendita di gas naturale.

    La l.14 novembre 1995, n. 481, ha istituito le Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità competenti per l’energia elettrica e il gas e per le telecomunicazioni. A tali organismi sono stati conferiti poteri di intervento diretto e di regolazione al fine di garantire la promozione della concorrenza e il rispetto di standard di qualità nei servizi forniti, assicurandone la fruibilità in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale. L’AEEG, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (oggi ARERA), ha, quindi, il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l’efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l’attività di regolazione e di controllo nei settori di competenza. In particolare, deve garantire la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei settori dell’energia elettrica e del gas, nonché assicurare la fruibilità e la diffusione dei servizi in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, definendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori. Il sistema tariffario deve armonizzare gli obiettivi economico finanziari dei soggetti esercenti il servizio con gli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse. Dal 1º gennaio 2003, quindi, con la liberalizzazione del mercato del gas in Italia, tutti i clienti domestici hanno potuto scegliere il fornitore del gas che più si avvicinava alle proprie esigenze, confrontando prezzi e servizi offerti dalle diverse società di vendita.

    La prima fase della filiera è costituita a sua volta dalla produzione (estrazione sul territorio nazionale) e dall’importazione di gas naturale. In Italia viene prodotto il 10% del fabbisogno nazionale mentre il restante 90% viene importato dall’estero tramite gasdotti ed in minima parte tramite nave. L’Italia è collegata con i maggiori produttori esteri di gas tramite una rete di gasdotti internazionali. Il trasporto via nave riguarda il Gas Naturale Liquefatto o GNL che tramite un processo chimico viene reso liquido per il trasporto e rigassificato una volta arrivato a destinazione per essere immesso in rete.

    Il gas naturale viene poi trasportato tramite una rete nazionale e regionale che collegano rispettivamente i punti di ingresso nazionali, cioè il gas prelevato dai luoghi di produzione o di importazione, alla Rete di Trasporto Regionale che comprende invece l’insieme delle tubature che collegano la rete nazionale ed i centri di consumo, i c.d. punti di consegna.

    Con la fase successiva, quella dello stoccaggio, si realizza la gestione dei picchi di domanda sul mercato. L’attività di dispacciamento, poi, consiste nell’organizzazione della rete in modo tale da garantire un equilibrio tra domanda ed offerta ed assicurare la fornitura di gas a tutti i consumatori. L’ultimo segmento della filiera del gas è rappresentato dall’attività di vendita all’ingrosso svolta dagli shipper, i quali acquistano il gas da importatori o da produttori nazionali e lo rivendono a clienti finali (industrie o centrali termoelettriche) oppure a società di vendita al dettaglio. È proprio questa l’attività oggetto di liberalizzazione e che oggi è gestita da una ampia numerosità di operatori, della filiera del gas. La distribuzione prevede la consegna del gas naturale ai clienti finali presso i punti di riconsegna attraverso i gasdotti locali a bassa pressione.

    L’industria nazionale del gas naturale è una filiera produttiva che presenta un elevato numero di segmenti di mercato, alcuni dei quali potenzialmente concorrenziali, altri, invece, necessariamente caratterizzati da monopolio. La filiera del gas si distingue in due livelli fondamentali: quello a monte, l’upstream, ossia l’approvvigionamento, consistente nella produzione e importazione di gas, il livello delle infrastrutture, le cui attività sono trasporto, stoccaggio, distribuzione primaria o secondaria, e quello a valle, il downstream, quindi la commercializzazione e la vendita ai clienti finali.

    Dal punto di vista della tutela contrattuale, di particolare interesse risulta essere la fase finale della vendita, poiché solamente in tale momento il consumatore finale entra in contatto diretto con le società operanti, scegliendo da quale operatore acquistare il gas. Prima della liberalizzazione, i clienti finali, definiti come coloro che utilizzano il gas per uso proprio, potevano comprare il gas solo ed esclusivamente dal proprio distributore locale, che non si occupava solamente della gestione della rete locale e della distribuzione, ma anche della commercializzazione ai clienti finali. Tale situazione è stata superata dalla completa liberalizzazione del mercato del gas e soprattutto della fase della vendita agli utenti finali, la quale, pur garantendo l’assetto concorrenziale del segmento, è contemperata dall’esigenza di garantire un elevato livello di tutela dei consumatori.

    L’Autorità ha esercitato per lungo tempo, fino all’inizio del processo di liberalizzazione, i suoi poteri unicamente con riferimento alla regolazione dei rapporti nella fase downstream della filiera del gas, a valle con i clienti finali: i suoi provvedimenti, cioè, incidevano direttamente sulla disciplina delle tariffe di fornitura ai clienti finali, in virtù della debolezza di tali individui sul mercato e dell’asimmetria che caratterizzava il rapporto contrattuale in questione. È stato con le delibere 284/04 e 192/08 che ha ampliato il suo campo d’azione, spingendosi sempre più a monte, gestendo anche i contratti con i fornitori.

    In pratica, la definizione delle condizioni economiche di fornitura per il servizio di tutela viene stabilita dall’Autorità stessa al fine di riflettere i costi di approvvigionamento all’ingrosso che le società di vendita al dettaglio sosterrebbero se operassero con adeguati livelli di efficienza. Pertanto, in presenza di un mercato all’ingrosso liquido e trasparente, tale determinazione dovrebbe avvenire prendendo a riferimento il valore della materia prima gas guardata all’ingrosso. L’Autorità, dunque, non fissa amministrativamente il valore della materia prima per il servizio di tutela, ma ne fa discendere il valore dai mercati all’ingrosso del gas naturale e dalle loro evoluzioni”.

    L’incremento cui si potrà assistere è strettamente collegato all’andamento del mercato all’ingrosso dell’energia, con vari fattori che, in un modo o in un altro, stanno comportando un incremento delle quotazioni che, inevitabilmente, andrà ad influenzare l’importo delle bollette dei clienti finali.

    Ad anticipare l’imminente incremento delle bollette è stato, durante un convegno della Cgil a Genova, il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che ha parlato di un possibile aumento fino al 40% sulla bolletta dell’energia elettrica. Secondo le previsioni, inoltre, è previsto un rincaro anche del +30% per il gas naturale. Complessivamente, quindi, è prevista una vera e propria stangata.

    L’aumento dei prezzi di luce e gas è iniziato, ricordiamo, lo scorso luglio. Con l’inizio del terzo trimestre del 2021, infatti, ARERA ha comunicato il consueto aggiornamento dei prezzi di luce e gas confermando un rincaro del +9.9% dell’energia elettrica e del +15.3 % del gas naturale. Bisognerà attendere per avere certezza di questo cambiamento il prossimo 1° ottobre, data in cui è atteso il nuovo aggiornamento trimestrale di ARERA.

    I fattori in gioco che stanno influenzano l’andamento dei prezzi e che comporteranno un incremento delle bollette di luce e gas sono diversi, tra cui l’aumento dei prezzi delle emissioni di CO2, che hanno raggiunto la quota di 50 euro per tonnellata di CO2 prodotta; l’aumento della domanda di gas naturale su scala internazionale; fattori climatici. Negli ultimi mesi, per effetto delle politiche di decarbonizzazione dell’Unione Europa, i prezzi di emissione di CO2 sono in costante crescita. Il rincaro sulla bolletta dell’energia elettrica dipenderà per almeno il 20% da tale fattore. Inoltre, il costo del gas naturale è in costante crescita, così come cresce anche la domanda di gas naturale. Questo rincaro va ad influenzare sia le bollette dell’energia elettrica che quelle del gas con i clienti finali che dovranno sostenere una doppia stangata. Un ultimo elemento che contribuisce a tale innalzamento di costi è individuabile nell’aumento della domanda di gas a partire dalla scorsa stagione invernale caratterizzata da temperature molto rigide, richiesta che è continuata a salire anche in estate con la ripresa delle attività economiche. L’offerta, però, non è riuscita a mantenere lo stesso ritmo soprattutto in seguito al calo delle consegne di combustibile in Europa da parte di Russia e Norvegia, e alla capacità della Cina, appena uscita dalla fase di lockdown, di accaparrarsi grossi carichi di gas.

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