… Così, di un antenato famoso per gli estranei, per gli studiosi di storia e di brigantaggio nel Cilento, nella casa Tardio esisteva e viveva solo l’aura di lui, coperta da silenzi di ogni accezione. Silenzio affetto. Silenzio vanto. Silenzio dolore. Silenzio tribunali. Silenzio lontananza fisica: Favignana, dove è morto, era estremo lembo del Regno d’Italia. Eppure ogni molecola dei muri, per le tre generazioni vissute in quella casa dopo di lui, era impregnata del suo sguardo, della sua espressione dominante e indecifrabile. Inutile chiedere a nonna Donata, quand’ero bambina, chi fosse quel signore con gli occhi piccoli e neri, dipinto in giacca e cravatta, che ci guardava dal quadro, proprio di fronte al letto.

Raccontare con immagini o con parole, non è nostalgia, è una meraviglia: è quel bisogno di umanità che va al di là del successo negato o ricevuto, è il bisogno di lasciare tracce di quel che abbiamo nel Dna, impastato del territorio di cui siamo parte.