Le zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni stanno vivendo una profonda crisi demografica.
I dati ISTAT confermano un trend allarmante: lo spopolamento sta accelerando, portando alla desertificazione di interi territori.
Lo spostamento dei giovani verso aree più dinamiche dal punto di vista occupazionale è una conseguenza diretta della carenza di opportunità stabili e dell’isolamento geografico.
Nonostante la straordinaria bellezza naturale e culturale, queste terre non riescono a trattenere le nuove generazioni, attratte da luoghi che offrono maggiori prospettive per costruire un futuro.
Le promesse di sviluppo e investimenti sono rimaste, per lo più, non mantenute, traducendosi in opere incompiute e speranze deluse, creando un circolo vizioso di disillusione e abbandono.
Il risultato è evidente: sempre più giovani scelgono di “ragionare con i piedi”, lasciando non solo la propria terra, ma anche un patrimonio culturale che rischia di andare perduto.
Le politiche di investimento destinate alle aree interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni sono, da decenni, segnate da inefficienze e sprechi.
Nonostante l’arrivo di fondi pubblici, spesso le risorse sono state mal gestite o sono risultate insufficienti a generare effetti concreti in termini di occupazione.
Le infrastrutture annunciate e mai completate, come la Fondovalle Calore e la Strada del Parco, rappresentano esempi emblematici di promesse disattese, bloccate dalla lentezza burocratica e da una classe politica incapace di garantire tempi certi e risultati concreti.
Anche quando i finanziamenti sono arrivati, troppo spesso sono stati impiegati per progetti di dubbia utilità, privi di una visione strategica e incapaci di rispondere ai reali bisogni delle comunità locali: lavoro, servizi, formazione e infrastrutture funzionali.
Anziché contrastare lo spopolamento e favorire il rilancio economico, questi interventi inefficaci hanno alimentato un crescente senso di sfiducia verso le istituzioni, percepite sempre più distanti dalla realtà quotidiana.
I giovani, constatando l’assenza di prospettive concrete, sono costretti a cercare altrove opportunità che qui mancano.
Per invertire questa tendenza, è indispensabile puntare sulla formazione professionale legata alle vocazioni del territorio.
Percorsi formativi mirati in agricoltura sostenibile, turismo esperienziale e artigianato innovativo possono offrire competenze spendibili e creare nuove opportunità di lavoro.
È altrettanto essenziale sostenere l’imprenditorialità giovanile attraverso incentivi, accesso al credito e programmi di mentoring.
La nascita di startup locali rappresenta una delle strade più efficaci per stimolare l’economia delle aree interne, a patto che vengano accompagnate da un ecosistema solido, con il supporto delle istituzioni e l’accesso a fondi pubblici e privati.
Il potenziale naturale e culturale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni, se valorizzato con intelligenza, può diventare il motore di un nuovo modello di sviluppo.
Settori come l’industria del pellet, la silvicoltura sostenibile e l’agricoltura biologica possono offrire occupazione e contribuire alla tutela del paesaggio.
Il turismo responsabile e l’ecoturismo, se accompagnati da un’adeguata promozione e infrastrutture moderne, potrebbero rendere questi territori mete d’eccellenza per un pubblico attento alla sostenibilità.
Per realizzare tutto questo è necessaria una strategia integrata che coinvolga istituzioni, imprese e comunità locali, fondata su una gestione trasparente dei fondi, sull’efficienza amministrativa e sulla collaborazione tra pubblico e privato.
Le politiche devono mettere al centro la qualità della vita, la creazione di occupazione e il benessere sociale.
Solo con una visione a lungo termine e un reale impegno delle istituzioni si potrà fermare l’emorragia demografica.
Tra le infrastrutture più urgenti figurano la Fondovalle Calore, la Strada del Parco e la progettazione di una strada veloce tra il Vallo di Diano e Vallo della Lucania.
Si tratta di opere fondamentali per migliorare la mobilità e favorire lo sviluppo economico.
Tuttavia, mancano in molti casi progetti e cronoprogrammi chiari e vincolanti per la loro realizzazione.
La Strada del Parco, pensata per connettere il Cilento alla Fondovalle Calore e quindi alle aree interne, aspetta tempi migliori per essere completata nella sua interezza.
Allo stesso modo, la Fondovalle Calore – che dovrebbe collegare gli Alburni e il Calore Salernitano all’autostrada – è ancora lontana dal completamento totale.
La progettazione e la realizzazione di una strada a scorrimento veloce tra il Vallo di Diano e Vallo della Lucania rappresenterebbe una svolta: consentirebbe l’accesso diretto alla futura stazione dell’alta velocità prevista entro il 2031, riducendo l’isolamento e facilitando gli scambi con le aree più sviluppate.
Senza queste infrastrutture, l’isolamento continuerà a penalizzare le zone interne, aggravando la crisi economica e sociale già in atto.
Il rilancio del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni passa necessariamente attraverso il completamento delle opere pubbliche indispensabili già menzionate, l’investimento nella formazione e la promozione dell’innovazione sostenibile.
Solo così i giovani non saranno più costretti ad abbandonare le proprie radici, ma potranno restare, costruendo un futuro in terre capaci di offrire opportunità vere e comunità vive, forti e fiorenti.