Operazione Avalanche, 1943: sulle spiagge di Paestum iniziò la fase più importante per liberare l’Italia dai tedeschi, ma oscuri e misteriosi eventi avrebbero potuto cambiare l’esito della guerra. Un nuovo romanzo di Giorgio Cafasso “American Eagle Down” ne racconta fasi e retroscena in una forma letteraria di sicuro interesse .
Lontano dal caos del fronte e dalle spiagge sconvolte dai bombardamenti, si delineava un progetto tanto audace quanto segreto. Un reparto tedesco d’élite, riceve un ordine riservatissimo: superare la linea di fuoco, infiltrarsi tra i nemici e compiere un’azione pericolosissima ai danni degli Alleati. Ovvero catturare il generale Mark W. Clark. L’obiettivo da raggiungere è Villa Rossa, il Quartier Generale degli americani, una residenza baronale del XVIII secolo. L’operazione si svolge il 12 settembre, appena tre giorni dallo sbarco alleato, durante la violenta controffensiva tedesca che per poco non respinge in mare la testa di ponte alleata. A bordo di un motoscafo il Generale Clark tenta la fuga da quell’inferno, ma il commando tedesco, neutralizzata la scorta, rapisce il Generale Clark. Cosa accade ora? Il rapimento del Generale comporterà conseguenze sul morale degli alleati e sull’esito della guerra? Riusciranno gli americani a salvare il loro capo militare? Resta tutto da scoprire in un meraviglioso romanzo scritto da Giorgio Cafasso, autore già noto alla letteratura internazionale e già vincitore di importanti premi letterari. Ma conosciamo qualcosa in più, su questo romanzo, proprio dall’autore, al quale rivolgiamo alcune domande:
Cosa ti ha spinto a scrivere questo romanzo incentrato sull’Operazione Avalanche? L’Operazione Avalanche mi ha sempre colpito per la sua importanza strategica e, allo stesso tempo, per la scarsa attenzione che le è stata dedicata nel racconto collettivo della Seconda guerra mondiale. È stata la prima grande operazione alleata sul suolo italiano continentale e ha visto combattersi, spesso in condizioni estreme, uomini provenienti da mondi molto diversi. Ho sentito l’urgenza di raccontare quei giorni restituendo centralità al territorio di Paestum, al Cilento e alla Piana del Sele, e soprattutto agli uomini che li hanno attraversati.
L’idea del rapimento del generale Mark W. Clark è del tutto inventata o c’è qualcosa di verosimile? Cosa ha fatto scattare la scintilla di scrivere questa storia? Il rapimento del generale Mark W. Clark è un’espediente narrativo, un “what if” che nasce però da un contesto storicamente fragile e pericoloso. Clark era realmente presente in zona, spesso molto vicino alla linea del fronte, e l’Operazione Avalanche fu tutt’altro che lineare o sicura. La scintilla è stata proprio questa: immaginare cosa sarebbe potuto accadere se, in uno scenario già instabile, un evento imprevisto avesse messo a rischio l’intera catena di comando.
American Eagle Down è un thriller storico di guerra profondamente ancorato agli eventi reali dell’Operazione Avalanche. Un racconto che fonde azione, tensione psicologica, spionaggio e sacrificio, ambientato nei giorni più drammatici dello sbarco a Salerno.
Il romanzo intreccia eventi reali e un’operazione segreta immaginaria: come hai mantenuto la credibilità storica? Ho costruito la parte immaginaria come se fosse una crepa all’interno di una struttura storica solida. In pratica ho lavorato per sottrazione, non per aggiunta. Tutto ciò che riguarda il contesto storico, luoghi, date, movimenti delle truppe, unità coinvolte, è rigorosamente reale. L’operazione segreta immaginaria si inserisce negli spazi non documentati, nelle zone d’ombra della Storia, dove il silenzio delle fonti rende plausibile una deviazione narrativa senza alterare i fatti noti.
Nel testo compaiono personaggi realmente esistiti: quali limiti o difficoltà hai incontrato nel raccontarli in forma romanzata? Il limite principale è stato il rispetto della verità storica. Ho dovuto mettere sotto la lente personaggi storici di vertice, noti e meno noti, ma anche ricostruire, dalle loro memorie, personaggi “minori” come il tenente Henson e il sergente maggiore Good Buffalo che non sono invenzioni narrative: erano uomini reali che hanno combattuto realmente sul nostro territorio durante l’Operazione Avalanche. Il mio lavoro non è stato quello di crearli, ma di romanzare le loro gesta, sublimandole in una narrazione di azione senza tradirne lo spirito, il ruolo e la dignità storica.
Quali fonti hai consultato per ricostruire il contesto del racconto? Oltre a vari testi storici e documentazione militare sull’Operazione Avalanche, una fonte fondamentale che ha tracciato la linea del romanzo sono state le memorie di guerra del sergente Brummett Echohawk a cui il romanzo è dedicato, appartenente alla Nazione Pawnee, una popolazione nativa delle Grandi Praterie nordamericane. I suoi racconti e i suoi schizzi di guerra sono stati preziosissimi per comprendere non solo i fatti, ma anche lo sguardo dei nativi americani sul conflitto. Anche gli altri soldati nativi presenti nel romanzo sono reali, così come lo sono, per quanto incredibili, le loro storie che ho raccontato.
Il tenente Henson e il sergente maggiore Good Buffalo hanno anche un valore simbolico? Sì, ma il simbolo nasce dalla realtà. Henson e Good Buffalo rappresentano due mondi culturali diversi all’interno dello stesso esercito, chiamati a combattere fianco a fianco in una terra lontana: i Texani della 36° Divisione e gli Indiani della 45° Divisione, divisi da una rivalità che si riflette ancora oggi sportivamente nel Red River Showdown, storica partita di football tra le Università del Texas e dell’Oklahoma (Texas Longhorns vs Oklahoma Sooners). In particolare, la presenza dei soldati nativi americani a Paestum è un aspetto poco conosciuto: uomini appartenenti alle tribù americane hanno combattuto qui per liberare il primo lembo d’Italia continentale. Raccontarli significa restituire loro il posto che meritano nella memoria storica europea.
Il romanzo esplora il lato più oscuro delle operazioni segrete, dove la vittoria non si misura soltanto in territori conquistati, ma nella determinazione di chi affronta il proprio destino sotto il fuoco incrociato della Storia.
Il generale Mark Clark appare in una situazione di estrema vulnerabilità: è stato difficile umanizzarlo? Sì, ma era necessario. La sfida è stata spogliare l’icona del generale e mostrare l’uomo, senza sminuirne il ruolo storico. La vulnerabilità non lo indebolisce: lo rende più reale, più vicino al lettore, e forse anche più comprensibile. È stato un passaggio delicato, Clark è una figura storica di enorme rilievo, spesso raccontata solo attraverso il ruolo e il grado. Metterlo in una situazione di vulnerabilità non significa ridimensionarlo, ma renderlo umano, mostrando il peso delle decisioni e la fragilità che anche il comando supremo può conoscere in guerra. In merito a ciò, mi ha fatto molto piacere ricevere l’apprezzamento di Helen Atkeson Clark, nipote del generale Clark, dopo aver letto la versione inglese del romanzo.
Qual è il personaggio al quale ti senti più legato? A tutti, ma in particolare al sergente maggiore Good Buffalo perché è un personaggio silenzioso, osservatore, portatore di una memoria più antica della guerra stessa. Attraverso di lui ho potuto raccontare il conflitto da una prospettiva diversa, più intima e disincantata, cercando di dare voce a una memoria spesso dimenticata. Sapere che è realmente esistito, che ha combattuto su questa terra e che la sua storia si intreccia con quella di altri nativi americani venuti a combattere per la libertà della nostra terra rende il legame con loro ancora più forte.
Quanto credi siano state importanti le operazioni segrete durante il conflitto? Sono state decisive. La Seconda guerra mondiale non è stata combattuta solo con grandi battaglie campali, ma anche attraverso intelligence, sabotaggi, missioni non ufficiali. Queste operazioni, spesso invisibili, hanno inciso profondamente sull’esito del conflitto.
Perché, secondo te, la filmografia si è interessata poco allo sbarco di Paestum? Probabilmente perché Avalanche è stata un’operazione complessa, caotica, meno “epica” nella rappresentazione classica rispetto ad altri sbarchi. Eppure proprio questa complessità la rende estremamente moderna e cinematografica. È una storia che aspetta ancora di essere raccontata fino in fondo.
Credi che la memoria storica locale abbia ancora molto da raccontare sull’Operazione Avalanche? Sì, moltissimo. La memoria locale custodisce storie civili, incontri, paure e gesti quotidiani che la grande Storia spesso ignora. È lì che si trovano le voci più autentiche. Ed è lì che dovremmo guardare per salvare il patrimonio culturale costituito da tutte le memorie orali che stanno venendo meno con la perdita di chi aveva vissuto quei momenti drammatici.
Perché raccontare oggi lo sbarco di Paestum può interessare i lettori contemporanei? Perché parla di identità, di sacrificio e di incontri tra culture diverse in un momento estremo. È una storia che parla anche al presente, in un mondo ancora segnato da conflitti e incomprensioni. Anche un romanzo, se ben strutturato e fedele agli eventi storici, può aiutare il tal senso.
Pensi che American Eagle Down possa avere un futuro cinematografico? Sarebbe bello e magari potrebbe anche avvenire, chissà. Il romanzo ha una struttura fortemente visiva e un ritmo che si presta al linguaggio cinematografico. Sarebbe un modo potente per riportare Avalanche e Paestum al centro dell’immaginario collettivo.
Il romanzo è un’opera singola o avrà un seguito? È concepito come un’opera autonoma, tuttavia l’universo storico e umano che racconta è molto più ampio e il suo finale “aperto” potrebbe permettere un seguito postbellico, ma una nuova ipotesi narrativa dovrebbe nascere naturalmente dalla Storia stessa, senza forzature.
Se dovessi riassumere American Eagle Down in una sola frase? Una storia in cui la grande Storia incontra uomini reali, dimenticati, che a Paestum hanno contribuito a cambiare il destino dell’Italia.
Grazie a Giorgio Cafasso per averci rilasciato questa intervista e per averci regalato un altro meraviglioso romanzo, ponendo l’attenzione della lettura sul territorio della Piana de Sele, su Capaccio Paestum e sul Cilento. “American Eagle Down” è disponibile in due versioni, italiano e inglese, sulla piattaforma Amazon.



