L’“ALT” degli anni ’80 e ’90
Negli anni ’80 e ’90, nelle province lombarde comparivano centinaia di manifesti con scritto a caratteri cubitali “ALT”.
Non era un segnale stradale, ma il messaggio politico della Lega Nord, erede della Lega Lombarda, che intimava lo stop a quanti – disperati e affamati – cercavano di oltrepassare i confini italiani.
Un’eco lontana di quei cartelli discriminatori degli anni ’50-’60: “Non si affitta ai meridionali”.

Radici storiche e ombre del passato
Facendo un salto indietro, già negli anni ’20 il fascismo, nato proprio nel nord Italia dopo la Prima guerra mondiale, aveva seminato divisioni profonde.
E se il fascismo terminò tragicamente, la Lega raccolse negli anni successivi quell’humus culturale, trasformandolo in consenso politico.
Dalla Lega di Bossi alla Lega di potere

Dal 1994, con la “lungimiranza” di Silvio Berlusconi, la Lega passò dalla “lotta” al “potere”.
Dentro e fuori dal Parlamento, i voti della Lega venivano barattati con investimenti nelle regioni settentrionali, rafforzando un fronte interno che minava l’unità nazionale.
Non si trattava più solo di protesta: la Lega diventava parte del sistema di governo.
Salvini e la nuova Lega
Oggi, nel 2025, la Lega di Salvini ha trasformato quell’identità originaria: il partito non è più solo settentrionale, ma ha saputo espandere la sua base fino al centro e al sud Italia.
Sindaci, consiglieri comunali e regionali, parlamentari: una rete di eletti che, consapevoli o meno, continuano a mettere in discussione i principi di unità dello Stato.
La Lega di Salvini non è più la creatura di Bossi, ma ha consolidato la sua influenza governando insieme a partiti di ogni estrazione ideologica: PD, ex PSI, AN, Forza Italia.
Un’Italia divisa tra unità e fratture
Oggi siamo al punto che Salvini, come un nuovo “Garibaldino”, sembra voler riscrivere la storia dell’Italia unita.
Dal suo sguardo rivolto “da Scilla e Cariddi”, emerge la volontà di archiviare il Risorgimento e di rimettere in discussione il progetto di un Paese “uno e indivisibile”.
Tra pugno di ferro e guanto di velluto, la nuova destra di governo porta con sé un’eredità complessa: un’Italia che rischia di essere ancora, parafrasando ciò Pirandello, “una, nessuna e centomila” nazionalità e nessuno “stato” …
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