Allo scrittore e giornalista ungherese che dal 1968 al 1980 abitò da esule a Salerno, vicino alla sua casa, Maurizio Pintore, medico e scrittore, ha dedicato il suo primo romanzo e ultimo lavoro letterario, pubblicato da Robin Edizioni nella collana Biblioteca del Vascello.
Dell’ungherese considerato l’autore della malinconia, conosciuto per aver scritto libri come “Le braci”, “Confessioni di un borghese”, “La donna giusta” e il “Sangue di San Gennaro”, Maurizio Pintore, attraverso un romanzo storico-ucronico, traccia non un semplice racconto biografico ma l’analisi dell’uomo e dello scrittore per restituire il valore di un intellettuale che ha dato molto al Novecento.
“La discrepanza fra lo spessore, potenza emozionale dei suoi scritti e l’anonimato, il vivere nel silenzio dell’uomo scrittore, suscitò in me, curiosità, interrogativi, a tutt’oggi insoluti. Basito, constatai che aveva condiviso vita, a due passi da casa mia, solo con le persone semplici, gente perbene dei quartieri Pastena e Mercatello, del palazzo dove abitava e di come lo ricordassero con affetto gli anziani, gli ex bambini dell’epoca. Lo scrittore ungherese, testimone dell’ Europa, prima e dopo il conflitto bellico, durante l’esilio volontario dal suo Paese, a Salerno, evitò il centro, gli ambienti culturali blasonati della città, mimetizzandosi nell’anonimato genuino, della zona orientale”, testimonia Maurizio Pintore in un interessante prologo. Maurizio Pintore legge l’intera produzione letteraria e ripercorre le tristi vicende private che a San Diego, il 21 febbraio del 1989, lo porteranno a a compiere il gesto estremo: la perdita del figlio adottivo, del fratello e infine di Lola, compagna di una vita. Maurizio Pintore vuole offrire allo scrittore ungherese la possibilità di un dono che la vita non gli ha concesso, morire con la donna che amava, e immagina per lo scrittore ungherese quella “Terza via” che lui stesso aveva immaginato nel “Sangue di San Gennaro” per personaggi come il piccolo Antonio moribondo.
Nell’ora più buia di Sándor Márai, a San Diego, dopo la morte dell’amata Lola, Maurizio Pintore, attraverso un gioco del destino, fra San Diego e una silenziosa e ossequiosa Salerno, offrirà una “Terza via” all’autore che nelle sue pagine si interrogava su cosa fosse il Sangue di San Gennaro.
Ed è un’intensa emozione immergersi nelle pagine di Maurizio Pintore, che ci fa scoprire il grande uomo e l’illustre intellettuale che visse a Napoli e a Salerno, e a cui offre una “terza via”.
Così l’incipit del romanzo di Maurizio Pintore: “Mezzanotte. Sándor Márai, sulle riva dell’oceano Pacifico, col vicino di casa. Sfociava lì, il fiume tortuoso di una vita da esule errabondo. Buio assoluto. Massi di pietra, regalo dell’oceano, umili sostituti di panchine. Timide note di chiarore. L’oceano non dorme mai. Il tono, anche quando pacato, alla mercé d’improvvisi fragori d’onde immense, partite da lontano. Ombre di ciclopi senza pace. Sullo schwrmo mnemonico, fotogrammi del mare di Salerno. Mignolo del Mediterraneo. Non incuteva soggezione. Dal porticciolo di Pastena e spiaggia di Mercatello si lasciava guardare assopito, sotto il lenzuolo argenteo della stessa luna che sul versante dopo Capo d’Orso, mitizzava Capri. L’esule ungherese gradiva la compagnia di James, vicino di casa. Accadeva con poche persone. Raramente negli ultimi anni. Nelle pause di convivenza con la compagna di vita sostituta di Lola: la solitudine”.




