Lo scorso luglio ho visitato la Collettiva D’Arte “Dialoghi Senza tempo”, che si è svolta in Piazza della Cattedrale a Vallo della Lucania dal 17 al 25 luglio: un’iniziativa sostenuta dal Comune di Vallo della Lucania nata dalla volontà di promuovere il centro storico di Corinoti, uno degli antichi casali che hanno dato vita a Vallo della Lucania.
Numerosi erano gli artisti. locali e non, che hanno fatto rivivere Corinoti. Ne ho incontrati tre negli ultimi due giorni (le ceramiste Marianna Tortorella e Silvia Di Feo, e il pittore Roberto Bellucci), che si sono detti molto soddisfatti dell’innovativa iniziativa.
L’evento ha ottenuto ottimo risultati, sia in termini di partecipazione che di entusiasmo e ha permesso la perfetta fusione tra arte contemporanea e valorizzazione del patrimonio storico locale. La mostra collettiva ha portato l’arte contemporanea nel centro storico di Corinoti, esaltandone la storia, la natura e la bellezza. Molti sono stati i visitatori che hanno scoperto per la prima volta le affascinanti e antiche vie che si snodano dalla Cattedrale di San Pantaleone e che gli artisti con le loro opere attraverso una rete di creatività diffusa nell’ antica Corinoti, casale ancora troppo poco conosciuto a Vallo e fuori Vallo. Quest’estate, attraverso numerose iniziative culturali rivolte ad adulti e bambini, è stata data visibilità a Corinoti, e così allo Spio e ad altri luoghi identitari di Vallo della Lucania, a dimostrazione del fatto che che valorizzare un piccolo, antico luogo, crea sviluppo e crescita di cui giova l’intera comunità.
Gli artisti con le loro opere hanno valorizzato la storia e gli abitanti. Le loro opere si sono trasformate in chiavi di accesso per entrare nel casale di Corinoti, per scoprire le sue strade, le sue case, le sue antichissime mura, facendo rinascere il casale e riportandolo al suo antico splendore.
Per apprezzare appieno l’ antica storia di Corinoti e degli altri casali che hanno dato vita a quella che oggi è Vallo della Lucania occorre conoscere la storia della Valle di Novi, di cui erano parte integrante: un percorso storico che bene illustra il volume “Vallo della Lucania”, di Luigi Rossi, che riporta nel Capitolo Secondo, intitolato “Corinoti e Spio nella Valle di Novi”: “Famiglie d’antica e recente nobiltà operano nella Baronia di Novi, che tende a smembrarsi non tanto per la volontà politica del governo contro un feudatario traditore, come avviene per quella del Cilento, ma per una sfavorevole congiuntura che colpisce il casato. Di questo complesso feudale sono note le vicende. Esso rimane sostanzialmente integro fino a metà del Seicento, articolandosi negli stati di Novi con 13 università, di Cuccaro con 9, di Gioi con 10, di Magliano con 4 e Monteforte. Se nella baronia del Cilento risulta particolarmente attiva la borghesia salernitana ed amalfitana, in questa zona alla fine prevale quella locale progressivamente in contrasto con gli Zattara, i quali nel 1682 s’aggiudicano definitivamente il feudo, che incomincia a frantumarsi. Agli inizi del Settecento lo Stato di Novi comprende soltanto cinque casali: Angellara, Ceraso, Massa, Massascusa e S. Barbara. Vallo di novi, staccatasi presto dal resto della baronia per la donazione alla santa casa dell’Annunziata, nel 1725 dai creditori per 87.450 ducati viene ceduto a Stefano Maresca insieme a Sala, Salella e Castello della Bruca. A Giuseppe Maresca succede Nicola, ultimo titolare di feudo a Vallo”.
Conoscere l’ affascinante storia che racchiude le radici di un popolo, storia di cui essere orgogliosi e che va studiata e tramandata alle nuove generazioni, e far rivivere il territorio attraverso iniziative culturali ad ampio respiro che coinvolgano cittadini e turisti, adulti e bambini, è fondamentale per ogni territorio, in maniera particolare lo è per il Cilento, che sempre più vede avanzare la spettrale ombra dello spopolamento.


