In un’Italia che si interroga sul proprio futuro, c’è una voce che arriva chiara dalle vette: le montagne non chiedono assistenza, chiedono opportunità.
E il “Rapporto Montagne Italia 2025“, presentato da UNCEM, è oggi uno degli strumenti più completi per offrire risposte concrete a una delle sfide più urgenti: lo spopolamento delle aree interne.
Non si tratta di un semplice dossier statistico.
Questo volume di oltre 800 pagine – redatto nell’ambito del Progetto Italiae – è un atto di coraggio e una bussola per orientare le scelte di chi amministra territori montani.
Racconta un’Italia che non si arrende, ma che sperimenta, innova e costruisce modelli replicabili.
E lo fa partendo proprio dai luoghi dove il declino sembrava inarrestabile.
“Non ci sono soluzioni”, si dice spesso parlando dei piccoli comuni. Il Rapporto dimostra esattamente il contrario.
In diverse aree montane del Paese, si è già cominciato a invertire la rotta.
Sono nate nuove forme di cooperazione, si è investito sul turismo lento, si sono riattivati servizi essenziali grazie all’energia delle comunità locali.
Si sono creati posti di lavoro sostenibili e dignitosi, valorizzando ciò che fino a ieri veniva considerato “marginale”.
Esperienze concrete che dimostrano come ciò che è stato fatto in alcuni territori, può essere fatto ovunque.
Ma serve visione, competenza e coraggio.
E serve il giusto strumento.
Il Rapporto non è pensato per gli accademici, ma per i sindaci, gli assessori, i consiglieri e i tecnici comunali.
Per chi si trova ogni giorno a dover dare risposte concrete con poche risorse e mille emergenze.
È una guida operativa, arricchita da mappe dettagliate, scenari demografici, strumenti giuridici, modelli di governance multilivello e – soprattutto – idee pronte per essere tradotte in azioni.
Ecco allora la vera sfida: iniziare a programmare dal basso creando reti, superando i confini comunali, mettendo insieme persone, competenze e territori.
Un ruolo cruciale, in questa prospettiva, lo giocano le Unioni di Comuni e le Comunità Montane, che devono tornare ad essere centri di progettazione strategica e coordinamento operativo, capaci di guidare visioni di sviluppo condivise e generative.

E soprattutto, occorre iniziare a pensare alla montagna in maniera diversa, non più come periferia da assistere ma come un laboratorio di futuro.
Occorre iniziare a pensare alla montagna come un luogo dove si può – e si deve – creare lavoro, e dove ogni politica pubblica deve avere come priorità la lotta allo spopolamento.
In questa direzione, le istituzioni locali hanno la responsabilità storica di elaborare piani di sviluppo concreti, capaci di non sprecare risorse, di ascoltare i territori e di generare posti di lavoro nelle zone interne.
In aggiunta, il Rapporto può diventare il punto di partenza per costruire alleanze tra territori, valorizzare le competenze locali e attrarre risorse senza sprechi.
È uno strumento che unisce visione e concretezza, capace di ispirare una nuova generazione di amministratori che vogliono passare dalle parole ai fatti.
La sfida dello spopolamento si vince con strumenti concreti, ma anche con una nuova mentalità.
Il “Rapporto Montagne Italia 2025“ offre entrambi: visione e operatività.
È un’occasione straordinaria per chi ama la propria terra e vuole cambiarne il destino con coraggio e determinazione.
Ignorarlo significherebbe rinunciare a una possibilità reale di riscatto.
Accoglierlo, farlo proprio, significa aprire le porte a un futuro diverso, dove le montagne non sono più margine, ma cuore pulsante dello sviluppo italiano.
Chi ha a cuore la propria comunità, oggi, ha finalmente uno strumento per agire. Non domani. Oggi.
Perché il futuro della montagna comincia con una scelta: quella di crederci davvero.