In un’epoca in cui il mondo corre veloce e le tecnologie ridisegnano ogni settore produttivo, le zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni non possono più permettersi di restare indietro.
Troppo spesso, negli ultimi decenni, si è pensato che la crescita potesse arrivare solo attraverso infrastrutture materiali o progetti isolati.
Ma la verità è un’altra: senza formazione e innovazione non esiste sviluppo duraturo.
È tempo di potenziare i fondi per la formazione e l’innovazione, di creare un sistema capace di rispondere concretamente alle richieste occupazionali delle imprese, delle associazioni di categoria e dei settori produttivi tradizionali come l’agricoltura, il turismo e l’artigianato, che rappresentano l’anima storica, economica e culturale di queste terre.
Solo così si potrà costruire una rete di competenze in grado di restituire dignità economica e sociale alle comunità delle zone interne.
Il Cilento, il Vallo di Diano e gli Alburni custodiscono un patrimonio culturale e naturale di immenso valore.
Tuttavia, la loro vera ricchezza non potrà mai tradursi in progresso se non si investirà nel capitale umano.
Negli ultimi anni, i fondi destinati alla formazione sono stati insufficienti, frammentati e incapaci di costruire un percorso strutturato e continuo nella lotta allo spopolamento delle zone interne.
La formazione non deve essere vista come un costo o come uno spreco, ma come un investimento strategico per costruire il futuro.
Ogni euro destinato alla crescita delle competenze genera valore economico, sociale e umano.
Occorre cambiare prospettiva politica e culturale: la formazione non è una spesa da contenere, ma una leva per liberare energie, innovazione e lavoro.
Servono risorse mirate, stabili e coordinate, capaci di formare nuove figure professionali nei settori del turismo esperienziale, del marketing digitale e turistico, dell’agricoltura sostenibile, dell’artigianato innovativo e dell’innovazione tecnologica applicata al territorio.
Nelle zone interne, la formazione deve essere considerata la più importante infrastruttura del futuro.
Formare non significa soltanto insegnare, ma dare strumenti, creare visione e costruire autonomia.
Ogni investimento in conoscenza genera ricchezza, perché trasforma i cittadini in protagonisti del cambiamento.
La formazione è il volano di crescita territoriale che unisce saperi antichi e nuove competenze.
Dove si formano persone preparate, nascono imprese solide, cresce il turismo di qualità, si rigenera l’agricoltura e si rafforza l’artigianato locale.
Questi tre settori, agricoltura, turismo e artigianato, sono i pilastri su cui costruire un modello di sviluppo integrato e sostenibile per le zone interne.
Un turismo esperienziale radicato nei prodotti agricoli locali può generare nuove economie.
Un artigianato innovativo, connesso al digitale, può ridare vita ai borghi.
Un’agricoltura formata alle nuove tecnologie può diventare laboratorio di sostenibilità e impresa.
Quando questi mondi dialogano e si contaminano, il territorio si trasforma: l’identità diventa valore economico e la formazione diventa energia vitale.
Il futuro delle zone interne dipende dalla capacità di offrire ai giovani opportunità di crescita e di impiego reale.
Non si possono creare nuove imprese senza formare i giovani nelle nuove tecnologie.
Senza competenze digitali, senza conoscenza delle piattaforme globali, senza la capacità di innovare i processi produttivi, ogni investimento economico rischia di restare sterile.
Ma la formazione non deve guardare solo ai nuovi mestieri del digitale, deve anche rigenerare quelli antichi.
L’agricoltura, il turismo e l’artigianato, se accompagnati dall’innovazione tecnologica e da strategie di marketing mirate, possono diventare motori moderni di sviluppo sostenibile.
Giovani formati potranno valorizzare la filiera agricola locale, promuovere esperienze turistiche autentiche, innovare le botteghe artigiane, creando prodotti e servizi di alta qualità connessi alla cultura del territorio.
Solo così la tradizione diventa impresa e il passato dialoga con il futuro.
Occorre creare una formazione di qualità legata al territorio, costruita intorno alle reali esigenze produttive e culturali delle comunità locali.
Formare deve significare radicare i giovani nelle proprie terre, offrendo loro strumenti per restare e crescere, non per andare via.
Ogni corso, ogni laboratorio, ogni progetto formativo deve diventare un’occasione per generare lavoro sul posto, valorizzando le risorse, le persone e le vocazioni autentiche delle zone interne.
Potenziare i fondi per la formazione e l’innovazione non può essere una misura episodica, ma una scelta politica stabile, condivisa da istituzioni, scuole, università, imprese e comunità locali.
Le zone interne hanno bisogno di poli formativi territoriali zonali innovativi, veri e propri centri permanenti di apprendimento e sperimentazione.
Questi poli devono essere progettati per collegare istruzione, impresa e innovazione, diventando laboratori di crescita professionale e di sviluppo economico.
Devono accogliere corsi di formazione, incubatori di impresa, laboratori artigianali e agricoli tecnologici, spazi digitali per la promozione del territorio e piattaforme di collaborazione tra giovani, aziende e istituzioni.
All’interno di questi poli, le competenze possono crescere e diffondersi, generando sinergie tra scuola e lavoro, tra formazione e produzione, tra innovazione e tradizione.
È necessario inoltre legare i fondi e gli incentivi per la creazione di nuove imprese a una formazione professionale robusta e continua.
Ogni misura di sostegno economico deve prevedere un percorso formativo personalizzato per settore, dal turismo all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi digitali, affinché le risorse pubbliche si traducano in risultati concreti e duraturi.
Solo così si potranno evitare sprechi e creare un tessuto imprenditoriale capace di innovare, competere e restare nel tempo.
Le risorse europee e regionali devono essere coordinate in un piano unico di sviluppo, con cronoprogrammi chiari e verificabili, per evitare che i finanziamenti si disperdano in iniziative scollegate o poco incisive.
Ogni euro destinato alla formazione deve produrre competenze reali e nuove opportunità di lavoro, non soltanto attestati o progetti di breve durata.
Investire nella formazione e nell’innovazione non significa rinunciare all’identità locale, ma rafforzarla.
Significa rendere contemporaneo il sapere antico, trasformare le tradizioni in esperienze digitali, raccontare la storia dei borghi con strumenti moderni, e unire la memoria alla creatività.
È questo l’approccio che può far rinascere le zone interne: unire cultura, tecnologia, agricoltura, turismo e artigianato in un modello di sviluppo integrato.
Solo così sarà possibile passare da un’economia frammentata a una rete di competenze e produzioni che valorizzi le risorse locali, creando occupazione stabile e un nuovo senso di appartenenza.
Il futuro delle zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni si costruirà solo attraverso la conoscenza, l’innovazione e il coraggio di formare chi le abita.
Potenziare i fondi per la formazione e l’innovazione significa dare una direzione chiara allo sviluppo, creare lavoro, fermare lo spopolamento e restituire ai giovani la possibilità di costruire qui il proprio futuro.
Ma significa anche responsabilizzare chi riceve incentivi, vincolando ogni aiuto economico a una formazione reale, seria, misurabile e orientata ai risultati.
Solo così si potrà promuovere un’economia fondata su imprese agricole sostenibili, turismo esperienziale e artigianato evoluto, capace di rigenerare i borghi e di restituire vita alle comunità delle zone interne.
La formazione deve diventare il volano di crescita territoriale, il motore che unisce saperi e innovazione, passato e futuro, creando valore umano e sviluppo duraturo.
Solo quando la conoscenza sarà la vera infrastruttura del territorio e l’innovazione un diritto di tutti, le zone interne torneranno ad essere non periferie dimenticate, ma cuori pulsanti di una nuova economia della conoscenza, della cultura e della terra.



