Gerardo Spira non fa giri di parole.
La sua è una voce antica e limpida, come i sentieri del Cilento che conosce e ha servito per tutta la vita.
A lui si deve oggi un rinnovato appello a riprendere la visione di Angelo Vassallo, il Sindaco pescatore, e a rilanciare un progetto unitario di sviluppo per tutto il territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Con lucidità e passione denuncia i limiti di una politica miope, svela le contraddizioni del turismo di massa e, soprattutto, richiama le nuove generazioni a essere protagoniste del cambiamento.
Con grande senso di responsabilità, Gerardo Spira ha affidato al nostro giornale questo scritto, affinché venga condiviso con tutte le comunità locali, con chi governa e con chi sogna un domani diverso per questi territori.
È un documento che intende risvegliare le coscienze, smuovere il dibattito e rimettere al centro una visione collettiva, coraggiosa e coerente.

Riportiamo qui di seguito il testo integrale, con piccole correzioni formali per favorire la lettura, ma senza modificare il contenuto, il significato o le parole dell’autore:
<< La cultura della frantumazione politica territoriale non ha consentito al Cilento un adeguato e coerente sviluppo economico-sociale.
La visione politica secolare, chiusa e limitata, ha costretto le comunità locali a restare fuori mercato, riducendo gli spazi dell’offerta alla sola occasione di qualche periodo, con una conseguente e confusa competizione della qualità del prodotto.
È mancato l’intuito strategico di sfruttare il Parco, ultimo soggetto pubblico istituito con legge, come occasione per porre all’attenzione del mondo della cultura la storia di un territorio che, nel corso di millenni, ha saputo conservare e tutelare un patrimonio ancora integro nei suoi fondamentali elementi: i luoghi del passaggio storico della civiltà contadina, i centri storici, la natura e l’ambiente in cui il cilentano ha stabilizzato il suo sistema di vita, integrato in uno schema semplice di architettura economico-sociale, dal mare alla montagna.
Una realtà che, con le sole capacità territoriali, ha saputo creare una perfetta simbiosi tra uomo e natura, senza squilibri.
La corsa all’oro del turismo, però, non ha trovato le istituzioni pronte e capaci di incanalare il nuovo filone in una linea progettuale allargata su tutto il territorio.
Eventi di occasione hanno richiamato vacanzieri e masse di bassa qualità.
Solo fumo e poco arrosto.
Lo scopo è stato riempire, comunque, non importa di cosa.
Ogni politico locale si è mosso da solo, inventando ricette o copiando dal vicino.
Le iniziative si sono moltiplicate lungo la costa e nell’interno, confliggendo tra loro e senza alcuna prospettiva di qualità.
Talvolta sono stati faccendieri e procacciatori di incarichi a suggerire proposte, esaurite nel tempo di una stagione, tra i resti di investimenti pubblici finalizzati a pochi.
Uno scellerato patto territoriale, responsabile della vita e della morte politica dell’intero territorio.
Nella voce “TURISMO” è comparso di tutto: associazioni, comitati e cooperative promosse e gestite da personaggi infilati e infiltrati che hanno fatto rete col filo diretto del potere locale.
Tutti dentro a controllare gli affari e dirigere il traffico del bisogno e della sopravvivenza, utile, però, nelle tornate elettorali.
Questo sistema ha soffocato lo sviluppo democratico della politica e delle nuove generazioni, che gridano e pretendono il diritto a una prospettiva di vita e di sistemazione nel territorio di origine, senza condizionamenti del potere politico di personaggi talvolta suggeriti ed estranei al territorio.
La nuova generazione cilentana è un’altra storia.
E il ricatto del posto di lavoro ha riacceso nella loro coscienza libera la fiamma della ribellione, che prima o poi invaderà anche le nostre piazze.
A nessuno è consentito toccare il futuro dei giovani.
Il futuro è un tempo declinabile soltanto con la loro partecipazione.
Nel primo convegno internazionale tenuto a Pioppi di Pollica nel 1997, Angelo Vassallo ruppe lo schema, predicando la sua idea di sviluppo che superava i campanili e i confini del territorio cilentano.
Parlava di ambiente, di natura, di legalità e di sviluppo integrato del territorio, dal mare alla montagna.
Vassallo, il “sindaco pescatore”, parlava del patrimonio naturale, di colture speciali tipiche del nostro territorio come ricchezza, secondo il modulo architettonico che per secoli ha formato il Cilento, il Vallo di Diano e gli Alburni – territori poi diventati Parco Nazionale, riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità.
Diceva: “Il Parco lo hanno fatto i cittadini che vi hanno abitato per millenni, vivendo secondo il modulo di natura e ambiente.”
Da qui la sua idea che “sono i paesi che fanno il Paese.”
La conformazione naturale del territorio, diceva, è senza frontiere e senza confini interni, per affinità geografica e storico-culturale.
Progetti e interventi locali chiudono anche l’idea di economia e sviluppo del territorio.
Il turismo non va pensato per due mesi all’anno, ma per dodici, sfruttando ciò che madre natura ha regalato: clima, storia e risorse naturali, da cui è stato scoperto uno stile di vita che Ancel Keys ha collocato nella dieta mediterranea.
Il Sindaco di Pollica insisteva sulla necessità di camminare uniti e di sviluppare un discorso condiviso sul territorio cilentano, finalizzato ad assicurare diritti a tutti i cittadini e a mettere a disposizione delle nuove generazioni un patrimonio di sicuro sviluppo.
Per fare questo, ripeteva: “bisogna tornare indietro.”
Sosteneva che il passato è la chiave di lettura per progettare e scrivere il futuro delle generazioni che verranno.
Noi, gruppo promotore, ripartiamo da dove ha lasciato il Sindaco di Pollica: un progetto di sviluppo nella visione del rapporto uomo-natura.
Il tema, di grande attualità, compare nella discussione politica nazionale in un momento in cui la pandemia ha fatto esplodere le contraddizioni di una società che, prestando attenzione al consumismo e agli interessi individuali, ha ampliato le disuguaglianze economiche e sociali.
Fabrizio Barca, esperto di politiche territoriali, come ricordato da Pietro Lia nella sua riflessione pubblicata il 27 settembre su “INFINITIMONDI“, dal titolo “Ragionando sul profondo Cilento”, ha condiviso, durante un incontro di Sindaci dell’Avellinese, la proposta – raccolta anche dall’Europa – secondo cui lo scadimento territoriale comincia con l’abbandono dell’ambiente di vita dell’uomo, conseguente allo spopolamento demografico.
A tal proposito, Pietro Lia riporta un pensiero di Vito Teti che mi piace riprendere per la compatibilità con quanto andiamo sostenendo da sempre: “Il virus ci ha insegnato che ogni luogo può essere periferia o centro del mondo. Che la nostalgia può essere rivolta in avanti e non all’indietro… I luoghi, i paesi, i centri storici, le città, le periferie non potranno rinascere se non si inventa una nuova idea dell’abitare e della rigenerazione, se non si ristabilisce un rapporto con la terra, il paesaggio, il mondo animale, i luoghi della produzione, le persone.”
Ciò è possibile attraverso una diversa politica territoriale, di programmazione urbanistica e ambientale, che veda impegnata l’intera regione del Cilento, Diano e Alburni, in cui l’uomo e la natura diventano attori di uno sviluppo nuovo, coerente con la vocazione del territorio, dal mare alla collina, fino alla montagna.
Il progetto pone al centro non solo le eccellenze note – Paestum, Velia, Capo Palinuro, Roccagloriosa, Agropoli, Castellabate, la Certosa di Padula, le Grotte di Pertosa e Castelcivita, Morigerati, il Monte Cervati e il Gelbison, le Gole del Calore, le grotte preistoriche di Camerota e Scario – ma ogni singolo borgo, in una sola visione di sviluppo integrato.
I programmi devono seguire una linea omogenea di turismo territoriale, per impegnare tutto il patrimonio umano e naturale.
Economia e turismo diventano volano di cultura storica, ambientale.
La dieta mediterranea è il nostro brand identitario e attrattivo.
Il prof. Amedeo Lepore, in un suo articolo pubblicato su Il Mattino, insiste: “Il tema delle infrastrutture sociali in Italia e nel Mezzogiorno è di cruciale importanza per la ripresa del Paese e il superamento dei suoi divari territoriali: economici e civili.”
Per il nostro territorio è l’unica via per uscire dal tunnel chiuso da una politica condizionata da localismi e guerre personali e familiari.
Uscire dalla stretta condizione è possibile.
Ma serve una ribelle riconversione culturale e politica delle nuove generazioni, libere da schemi di poteri politicizzati.
Pensiamo a una rete infrastrutturale viaria sostenibile, ecocompatibile, capace di collegare tutto il patrimonio del Parco, dal mare alla montagna.
Pensiamo alla sicurezza pubblica, alle risorse idriche, alle linee comuni di sviluppo urbanistico, a piani organici e mirati delle risorse naturali e culturali, coordinati da enti pubblici di programmazione territoriale, come previsto dalla legge.
La Comunità del Parco, da cui partì l’idea di Vassallo, deve riprendere questo impegno, guardando il territorio come una sola realtà omogenea.
La cultura politica deve allargare l’orizzonte, per uno sviluppo dove i giovani siano protagonisti del proprio futuro.
Il progetto può e deve essere proposto all’Europa, anche per materie e settori, con accordi e protocolli.
Ma deve essere un solo progetto, unitario, per l’intero Parco.
Incontri, convegni pubblici e il web hanno lo scopo di allargare la discussione e affidare il progetto a chi ha a cuore il futuro dell’intera area e delle intelligenze che vogliono restare nella terra in cui sono nati.
Sblocchiamo il Cilento e il territorio del Parco da qualsiasi condizione di sistema che ha intaccato la libertà e la dignità del futuro.
Ciò è possibile attraverso una politica territoriale nuova, di programmazione urbanistica e ambientale, che riporti l’uomo e la natura al centro della storia.
Anche se parziali, gli interventi devono rispondere a un’unica visione di sviluppo economico.
Economia e turismo come volano di cultura storica e ambientale.
La dieta mediterranea come interesse attrattivo per rimettere la nostra storia al passo coi tempi.
Diritto, Legge e Giustizia in una sola direzione: per tutti.>>
Gerardo Spira