Craco, borgo lucano abbandonato negli anni Sessanta, è oggi un simbolo di rinascita. Grazie a un modello turistico ben organizzato, fatto di sicurezza, guide preparate e collaborazioni tra istituzioni e cittadini, è riuscito a trasformare la memoria in sviluppo, creando posti di lavoro per i giovani e diventando meta turistica nazionale e internazionale.
Non è un caso che Guido Albanese, cittadino di Roscigno molto sensibile alle sorti del suo paese, abbia voluto visitarlo di persona:
“Volevo vedere un borgo che ce l’ha fatta ed ho colto l’occasione al volo di andare a Craco”, spiega. “Un luogo che, da abbandonato, è diventato attrazione e fonte di lavoro per i giovani.”
Guido Albanese racconta così il suo arrivo nel borgo lucano:
“Innanzitutto dico che è stata una bellissima esperienza. La mia impressione entrando a Craco è stata quella di trovare tanta accoglienza, disponibilità e professionalità da parte delle giovani guide turistiche. Quello che mi ha colpito di più, però, è stata la voglia di migliorare, di andare avanti e, soprattutto, di ascoltare i consigli e i suggerimenti dei visitatori per rendere il borgo sempre più accogliente.”
La differenza rispetto a Roscigno Vecchia è evidente:
“A Craco una cooperativa ha avuto il coraggio di investire nel capitale umano, assumendo guide e operatori turistici. Questo ha permesso non solo di organizzare meglio l’accoglienza, ma anche di gestire i flussi dei visitatori e di creare veri posti di lavoro.”
Ciò che ha impressionato Guido Albanese è soprattutto “il modello di sicurezza di tutto il borgo e la gestione degli spazi.”
Per questo è convinto che un’esperienza simile possa attecchire anche a Roscigno:
“Roscigno Vecchia e il sito di Monte Pruno non hanno nulla da invidiare a Craco. Anzi, possono dare risultati persino migliori sia a livello turistico che economico e culturale.”
Le possibilità concrete non mancano: visite guidate, trekking, escursioni, laboratori didattici e scambi culturali. “Con il nostro vecchio borgo e il sito archeologico di Monte Pruno abbiamo solo l’imbarazzo della scelta.”
Per Guido Albanese il cuore del futuro sono i giovani, che non devono essere spettatori ma attori principali di una nuova stagione di crescita:
“Sicuramente sarebbero disposti a mettersi in gioco, basta invogliarli e motivarli a restare. Gli scambi culturali con coetanei di altre realtà, anche straniere, potrebbero arricchirli e stimolarli a credere in Roscigno.”
Secondo Guido Albanese, i giovani possono diventare guide, operatori culturali, promotori di eventi ed esperienze turistiche. Ma per farlo serve il coraggio di investire nel capitale umano, proprio come è avvenuto a Craco.
La visita a Craco ha offerto anche una lezione di metodo:
“Ho visto collaborazione e dialogo fra cittadini, associazioni e istituzioni. È proprio questo che ha permesso di fare tanti passi avanti. L’unione fa la forza: da soli non si va da nessuna parte, si va solo verso l’isolamento.”
E aggiunge un dettaglio decisivo:
“Le istituzioni locali hanno creduto in questa rinascita e, insieme ai giovani e ad una cooperativa, hanno reso possibile ciò che sembrava impossibile.”
Poi ammonisce con decisione:
“Ci vogliono solo i fatti. Basta con dibattiti inutili da parte di chi vuole continuare a prendere in giro questo territorio. Servono scelte concrete, non discussioni che non portano a nulla.”
Albanese non nasconde la sua preoccupazione per lo stato di Roscigno Vecchia:
“Per Roscigno Vecchia rimanere fermi è il peggiore danno. Le case continuano a cadere e un futuro positivo non si vede all’orizzonte.”
E aggiunge con forza:
“Continuare a non creare posti di lavoro a Roscigno Vecchia sarebbe uno sbaglio madornale a cui si deve porre freno. Imitando ciò che è stato fatto a Craco e che ho visto con i miei occhi, si potrebbero davvero cambiare le cose.”
Un monito duro ma necessario, che invita a non perdere altro tempo e ad agire subito.
Il suo appello finale è rivolto ai concittadini e agli amministratori del comune di Roscigno:
“Consiglio ai miei concittadini di visitare Craco per rendersi conto che non abbiamo nulla da invidiare. Ma anche per chiedersi perché non siano state prese iniziative che avrebbero potuto portare turismo, occupazione ed entrate per il nostro Comune, ad esempio con la vendita dei biglietti per l’ingresso al borgo, così da poter persino ridurre le tasse locali.”

Le parole di Guido Albanese sono il manifesto di un impegno civile. Non una semplice riflessione personale, ma una chiamata collettiva alla responsabilità.
Roscigno Vecchia non può restare prigioniera della nostalgia: ha bisogno di un progetto condiviso, di amministratori coraggiosi, di cittadini consapevoli e di giovani protagonisti del cambiamento.
Craco ha dimostrato che la rinascita è possibile grazie al coraggio di investire nel capitale umano e alla fiducia delle istituzioni locali che hanno creduto in questa rinascita. Ora sta a Roscigno decidere se restare ostaggio del proprio declino o diventare, finalmente, un borgo che ce l’ha fatta.







