Parco Nazionale del Cilento

Piano Programmatico della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è un territorio straordinario, ricco di risorse e destinatario, negli anni, di importanti trasferimenti finanziari per lo sviluppo

Attualità
Cilento giovedì 08 giugno 2017
di Redazione
Immagine non disponibile
Piano Programmatico della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni © Parco Nazionale del Cilento

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è un territorio straordinario, ricco di risorse e destinatario, negli anni, di importanti trasferimenti finanziari per lo sviluppo, che avrebbero dovuto impattare in maniera decisiva sulla crescita e il cambiamento che le Collettività attendono. Un cambiamento divenuto ormai indispensabile per dare una soluzione alle problematiche del nostro territorio: lo spopolamento, la scarsa accessibilità, il dissesto idrogeologico, la perdita di competitività e attrattività.

Il nostro Parco è una “gemma” che necessita di essere valorizzata, che attende una svolta programmatica e progettuale in linea con la sua vocazione. Una svolta che abbiamo il dovere di imprimere con convinzione ed unitarietà di intenti, che può aversi solo con una visione strategica ed con obiettivi di medio - lungo periodo.

La “Comunità del Parco” è il luogo naturale dove tutto ciò può e deve essere avviato, indirizzato, garantito. Noi Amministratori conosciamo e affrontiamo ogni giorno i problemi reali, concreti, avvertiti dai nostri conterranei che vivono il Parco, lo presidiano e, soprattutto, lo amano.

È da questa Assemblea che può e deve avviarsi il cambiamento, adesso! Certamente ciò non significa che intendiamo chiuderci al territorio, anzi. Ma la linea politica da condividere, la sintesi programmatica, l’analisi degli aspetti cruciali da cui partire per avviare il cambiamento, le priorità negli interventi da presentare sui tavoli regionali, nazionali ed europei dobbiamo stabilirli noi amministratori, dopo aver ascoltato il territorio. Oggi abbiamo un Presidente dell’Ente Parco, Tommaso Pellegrino, che è un Sindaco come noi. Insieme possiamo e dobbiamo lavorare per cambiare la storia di questo territorio, catalizzando gli sforzi programmatici e progettuali per i prossimi anni perché si possano avviare a risoluzione i problemi, soprattutto infrastrutturali, che hanno frenato lo sviluppo dell’area Parco.

In tale ottica, questo documento, che potrà essere integrato e rivisto nel tempo, intende avviare un percorso di condivisione nelle scelte da operare, per tracciare una prima linea che unisca il territorio in un’unica voce, quella della Comunità del Parco, intesa come spazio di confronto e di indirizzo capace di rappresentare le nostre istanze sui tavoli sia di natura tecnica che della politica che decide.

Questo è il momento di fare sul serio. Questo è il momento di non sbagliare!

Il Presidente della Comunità

del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Salvatore A. IANNUZZI

Introduzione

Le politiche di sviluppo e crescita che, nell’ultimo decennio, hanno interessato la Regione Campania, la provincia di Salerno ed il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, sono state, in gran parte, incentrate sul tema dello sviluppo locale, della valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, delle risorse paesaggistiche, enogastronomiche ed artigianali e della loro messa a sistema, affinché il turismo potesse divenire il volano dell’economia del nostro territorio.

CON IL PROGRAMMA MULTIFONDO POR CAMPANIA 2000-2006, attraverso i Progetti Integrati (PI ‘La rete ecologica del Parco’, PI ‘Grandi Attrattori Culturali’, PI ‘Porti turistici’) e le risorse del FEOGA 2000-2006, sono state impiegate risorse per circa 500 milioni di euro indirizzati alla tutela, valorizzazione, promozione e riqualificazione delle risorse turistiche, rurali, ambientali e culturali nonché per la portualità.

NEL PERIODO 2007-2013, il PSR ha investito oltre 300 milioni di euro nell’area sulle priorità connesse alla ruralità, all’agricoltura, al turismo sostenibile e alla forestazione. Se aggiungiamo le risorse impiegate nello stesso periodo con il FESR, l’FSE, il FSC ed altri strumenti, e prendiamo in esame gli ultimi 10 anni, CONSTATIAMO CHE IL NOSTRO TERRITORIO HA INTERCETTATO FINANZIAMENTI PER OLTRE 1 MILIARDO DI EURO.

Ciò ha determinato indubbiamente un cambio di passo, sia per il settore pubblico che per quello privato, sui temi dell’accoglienza, della cultura, dell’ambiente, delle produzioni tipiche e della promozione territoriale. Abbiamo ristrutturato e qualificato molti piccoli centri e realizzato piccole strutture di accoglienza e servizi. I nostri paesi oggi sono migliorati dal punto di vista urbano. EPPURE PERMANE UNA FRAGILITÀ, un’allarmante debolezza economica e sociale sia delle aree interne che di quelle costiere, aggravata anche dalla crisi economica che affligge l’Italia e il Mezzogiorno.

La conseguenza più grave ed immediata è la “desertificazione sociale”. Le analisi demografiche degli ultimi anni ci restituiscono, infatti, dati allarmanti sullo spopolamento in Cilento, laddove rilevano che per il 60% circa dei comuni dell’entroterra il trend demografico è in netto calo. Per invertire questa tendenza, occorre intervenire con una consistente politica di defiscalizzazione e concretizzare un modello di sviluppo che, nelle aree protette coniughi tutela della flora e della fauna con la presenza umana, che valorizzi le comunità e le biodiversità culturali attraverso l’implementazione di politiche di investimento sostenibile per i piccoli centri dell’area interna. In questa direzione si muovono le policy poste in essere dai GAL, dai progetti “Aree Interne” e dai FLAG.

In questo scenario occorre dare nuovo slancio all’azione politica, attraverso una forte azione di sistema e di coordinamento che coinvolga l’intera filiera istituzionale, a partire dai Sindaci, ed affronti, anzitutto, le criticità ancora irrisolte quali l’accessibilità del Parco, i servizi ai cittadini, la sanità, il sistema turistico,la promozione dei Beni Culturali e l’agricoltura. Un settore, quest’ultimo, che deve essere rivitalizzato perché offre grandi potenzialità per il Parco e, insieme al comparto forestale, è strettamente connesso a indispensabili azioni di manutenzione.

L’accessibilità: priorità "impellente" per il Parco

Tutte le azioni realizzate negli ultimi dieci anni sono certamente meritevoli e devono essere messe a sistema per capitalizzare gli sforzi posti in essere da amministrazioni pubbliche e dai privati. Ma gli effetti ed i risultati attesi dalla politica rimarranno limitati e mai potranno imprimere una reale svolta all’economia locale se non sarà risolto anzitutto il problema dell’ACCESSIBILITÀ. TALE QUESTIONE DA “PRIORITARIA” È DIVENTATA OGGI “IMPROCASTINABILE”.

È QUESTA LA SFIDA che dobbiamo affrontare. Le reti e le infrastrutture costituiscono una leva decisiva per agire sulla qualità della vita delle persone e sulle opportunità di sviluppo.

È assolutamente indispensabile, ADESSO, dare priorità all’elaborazione di una strategia per la mobilità e l’accessibilità, basata sull’integrazione tra reti locali e nazionali e fra le diverse modalità di trasporto, nell’ottica della intermodalità, attraverso l’uso equilibrato della sinergia strada-ferrovia-acqua-aria. La mancanza di questa strategia - in termini di vision ed obiettivi - rappresenta una criticità che, se non adeguatamente ed immediatamente risolta, rischia di deprimere quel circolo virtuoso innescato con tanti sacrifici da parte di istituzioni pubbliche ed investitori privati.

LA QUESTIONE DELL’ACCESSIBILITÀ DELL’AREA DEL PARCO RESTA LA QUESTIONE CRUCIALE PER QUALSIASI TIPO DI SVILUPPO E PER LA PERMANENZA DELLE POPOLAZIONI, SOPRATTUTTO GIOVANI.

Occorre dare un indirizzo chiaro per poter ridisegnare il sistema del trasporto e della mobilità, in una chiave di moderna ed efficiente intermodalità, per fare dei nostri porti e aeroporti, delle nostre strade e ferrovie, lo strumento principe per rompere l’isolamento.

OCCORRE AGIRE presso le Amministrazioni competenti affinché vengano attivate dette politiche, sottolineando anzitutto l’importanza strategica dello scalo di Pontecagnano; a tale proposito risulta determinante far sì che il Parco influisca significativamente sulle scelte strategiche del CdA della società gestore dell'aeroporto.

DALL’AEROPORTO, però, bisogna arrivare velocemente nell’area del Parco, soprattutto nelle destinazioni interne e potersi recare altrettanto velocemente al di fuori dal Parco. Occorre, dunque, potenziare, tanto la presenza di avio superfici quanto la rete viaria.

LA RETE VIARIA PER ACCEDERE E MUOVERSI NEL PARCO:

Al riguardo va immediatamente pianificata:

  • la realizzazione di una strada a scorrimento veloce (categoria B), “tangenziale” alla Statale 18 da Battipaglia ad Agropoli, più volte programmata sia nei programmi ANAS, che in quelli della Regione (il Patto della Campania finanzia uno studio di fattibilità per un importo di 1 milione e 800mla Euro).
  • Il completamento della Fondo Valle Calore - I lavori sono già iniziati e parzialmente anche già rifinanziati con il Patto della Campania. Fondamentale creare con i futuri finanziamenti delle bretelle ramificate verso le aree interne del Parco, così come fatto per la strada Villa Littorio – Isca tufolo di
  • Il collegamento Alto Calore/Vallo della Lucania - L’Ospedale, le scuole, il Tribunale ed altri uffici pubblici erogatori di servizi essenziali devono essere resi facilmente raggiungibili. A tal fine si dovrebbe ipotizzare un intervento di ammodernamento dell’attuale rete con la realizzazione anche di un piccolo tratto in galleria che dimezzerebbe i tempi di percorrenza, con una spesa di certo sostenibile rispetto ad altre soluzioni meno praticabili.
  • Occorre, quindi, migliorare il collegamento tra il Cilento ed il Vallo di Diano integrando quello realizzato con il completamento della Bussentina, mediante il miglioramento della strada Provinciale del Corticato che faciliterebbe la percorrenza relativa verso il Vallo del Diano - Calore- Vallo della

Inoltre di rilevanza strategica la strada di collegamento da e verso la Diga Alento, congiungendo,così, le zone interne alla variante alla statale 18.

  • A margine di questi interventi, che sono da considerarsi prioritari, è indispensabile una costante, continua e puntale manutenzione delle strade provinciali e comunali, che collegano i vari centri del

Al riguardo, la riforma della Legge/Regolamento sulla forestazione in atto a livello regionale, ampliando le funzioni delle Comunità Montane, determinerà la nascita di una forza lavoro, composta da migliaia di operai e tecnici idraulico-forestali, che potranno, appunto, occuparsi della manutenzione del territorio, non esclusa quella delle strade.

LA VIA DEL MARE: ALTRO ASPETTO DETERMINANTE SUL TEMA ACCESSIBILITÀ È IL METRÒ DEL MARE.

ll Metrò del Mare è un servizio marittimo che, utilizzando soprattutto gli aliscafi, collega i principali porti delle coste campane. Attivo dal 2001 al 2012 e gestito dal consorzio UnicoCampania, nel quale figuravano alcune società di navigazione campane, il servizio è stato riattivato nel 2016 con il progetto Cilento Blu Club, promosso e finanziato dalla Regione Campania. Il servizio è operativo solo durante il periodo estivo e tende a essere programmato per i turisti del Parco che intendono visitare le destinazioni più note come Capri, Amalfi e Sorrento. Considerata la fortunata esperienza e il grande successo riscosso, il servizio deve essere reso operativo per la collettività, quale modalità per muoversi anche verso e dalle principali destinazioni quali Salerno, Napoli, etc.

POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO FERROVIARIO AD ALTA VELOCITÀ

Occorre sostenere il progetto “La Stazione dei Parchi Alta Velocità” nell’ambito dell’estensione dell’Alta Velocità verso Reggio Calabria, con il prolungamento alla Stazione di Sapri.

Il potenziamento del servizio ferroviario con l’Alta Velocità è un tema cruciale, rispetto al quale la Comunità del Parco intende attivarsi per promuovere le seguenti azioni:

  • attivare corse di treni ad Alta Velocità, del tipo Frecciargento ETR 600, sulla tratta Roma – Potenza – Taranto, con fermata alla stazione di Sicignano degli Alburni, al fine di agevolare l’accesso ed il trasporto nell’area del Parco;
  • attivare treni del tipo Frecciargento ETR 600 sulla tratta Salerno – Sapri, garantendo fermate intermedie a Paestum-Agropoli e Vallo della Lucania;

Favorire una sinergia tra il trasporto su gomma e quello su ferro.

Al potenziamento del servizio ferroviario occorre affiancare:

  • un servizio di trasporto su gomma, istituendo linee di autobus dai singoli Comuni verso le principali stazioni dell’area Parco. In pratica, occorre prevedere un servizio su gomma che colleghi i comuni che non hanno la stazione con le principali stazioni dell’area Parco - nonchè alle principali destinazioni regionali e viceversa - al fine di supplire alla mancanza di collegamenti regionali e nazionali, occorre ridisegnare le tratte di percorrenza ( un investimento, questo che corrisponde solo a 1/3 delle spese relative ai costi delle strade). A tale proposito esiste uno studio di fattibilità che prevede la creazione di punti di snodo da cui partono dei pullman di collegamento con i vari comuni, ciò garantirebbe l'ottimizzazione anche delle risorse economiche, quindi dei costi del trasporto.
  • la sperimentazione di una navetta ferroviaria “a chiamata” per il trasporto dalle principali stazioni ferroviarie dell’area Parco alle stazioni ‘minori’ dislocate nei piccoli comuni dell’entroterra, da integrarsi con il potenziamento del trasporto su gomma (pullman).
  • Il servizio di car sharing del Parco che può essere conveniente per spostarsi liberamente tra i paesi, in alternativa ai mezzi pubblici e per erogare un’ulteriore servizio ai cittadini e ai

In conclusione, è assolutamente prioritario dotarsi di una strategia per la mobilità integrata e l’accessibilità al Parco, basata sulla sinergia tra reti locali e nazionali che favorisca un’avanzata intermodalità, attraverso l’uso equilibrato della risorsa strada- ferro-acqua-aria, tra:

  • L’AEROPORTO SALERNO COSTA D’AMALFI
  • LE SUCCITATE ARTERIE PRIORITARIE DA COMPLETARE
  • LE VIE DEL MARE DA VALORIZZARE ED IMPLEMENTARE
  • IL SERVIZIO FERROVIARIO AD ALTA VELOCITÀ DA IMPLEMENTARE

In questo disegno strategico “strutturale”, che riguarda L’ACCESSIBILITÀ AL PARCO ed i collegamenti per MUOVERSI DAL PARCO, si deve tener conto della necessità di assicurare COLLEGAMENTI SUL TERRITORIO e, in particolare, i collegamenti “MARE – MONTI”. Quest’ultimi, tra l’altro, aiuterebbero ad alleggerire il peso antropico sulla fascia costiera nel periodo estivo e favorirebbero una domanda turistica che guardi maggiormente alle nostre aree interne. Vari progetti dell’Ente Parco sono già stati realizzati, ma in maniera episodica, per potenziare il collegamento mare-monti. Il turista che d’estate affolla le nostre coste potrebbe apprezzare anche la nostra natura e i nostri borghi caratteristici solo se questi siti fossero promossi, resi fruibili e, soprattutto, resi facilmente raggiungibili. Un siffatto approccio rappresenterebbe un’azione concreta in favore dei piccoli comuni collinari e montani che stanno soffrendo il fenomeno dello spopolamento.

Rispetto a questo tema, la Regione Campania ha presentato lo scorso 11 maggio, un programma di integrazione fra servizio della mobilità su ferro, gomma e via mare che vede protagonista il Cilento con il ritorno del Metrò del Mare e l’introduzione di un Frecciarossa per l’estate 2017. Il sabato e la domenica, infatti,Trenitalia metterà a disposizione due Av Frecciarossa sulla tratta Milano- Napoli estendendo il servizio fino a Sapri con fermate nelle stazioni di Agropoli e Vallo della Lucania. Per quanto riguarda il Metrò del Mare invece a partire dal primo luglio, 4 nuove linee: Salerno-Costa del Cilento, Cilento-Costa d’Amalfi, Sapri-Capri- Napoli e la Linea Archeologica Flegreo-Vesuviana.

La banda larga: infrastruttura vitale per lo sviluppo

La diffusione della banda larga è una questione importante da considerare in quanto rappresenta un fattore cruciale di crescita economica e occupazione, essendo condizione necessaria per tutta una serie di servizi quali videochiamate o teleconferenze, telelavoro, telemedicina. Essa da la possibilità di una vera informatizzazione dei rapporti tra imprese e istituzioni, fra cittadini e pubblica amministrazione, fra studenti e scuola. Una connessione Internet lenta può costare a un’azienda una perdita di produttività, perché si impiega più tempo a fare quello che i concorrenti fanno in broadband. È auspicabile, pertanto, la diffusione di questo servizio a tutto il territorio del Parco, ciò porterà un aumento della produttività che si rifletterà in tutti i settori economici.

Turismo, natura, beni culturali: la rete che mette insieme il territorio

Nell’area del Parco la vocazione del territorio per il turismo assume un aspetto preminente rispetto agli altri settori. Il territorio di riferimento si caratterizza, infatti, per la presenza di alcuni importanti attrattori , oltre ad una serie di siti culturali ed ambientali minori, variamente distribuiti nel Parco. Tra i Grandi Attrattori spiccano l’area archeologica di Paestum, l’area archeologica di Elea-Velia e la Certosa di Padula. Ci sono, poi, la Natura, il Paesaggio, la Dieta Mediterranea Patrimonio UNESCO, i Centri Storici, i Palazzi, i Castelli, i Musei Minori, le grotte, la rete di sentieri.

Tante sono le risorse e le potenzialità. Ciò che manca è la messa in rete … capace di creare un POLO TURISTICO RICONOSCIUTO E RICONOSCIBILE per la qualità dei servizi, un cluster inteso come network di imprese pubbliche e private per promuovere e valorizzare il territorio e le sue eccellenze, in grado di intercettare importanti flussi turistici nazionali ed internazionali.

Rispetto all’ultimo decennio il territorio del Cilento è riconosciuto come un’area turisticamente interessante. Gli investimenti pubblici per incentivare la ricettività, i servizi e la promozione hanno prodotto alcuni risultati.

Ma cosa manca al nostro territorio adesso?

Manca appunto la rete stabile e strutturata in grado di supportare i processi di organizzazione dell’intera filiera turistica, migliorare la specializzazione e la qualificazione del comparto.

TALE RETE DEVE PREVEDERE I “NODI” CHE LEGANO LE SINGOLE IMPRESE, AZIONI, INIZIATIVE.

IN TALE OTTICA e CONSIDERATA L’ESTENSIONE DEL PARCO, È URGENTE LA CREAZIONE DI UNO O PIU’ CENTRI SERVIZI TERRITORIALI DEL PARCO, in pratica punto/punti di riferimento per il territorio in termini di coordinamento di eventi, fornitura di servizi informativi ed orientamento ai turisti, di coordinamento di iniziative tese alla tutela delle tipicità, l’enogastronomia, l’artigianato locale, le tradizioni e il folklore, ma anche in materia di salvaguardia del patrimonio architettonico, paesaggistico, storico-culturale, e, soprattutto, ambientale. Perché questi centri rappresentino una reale possibilità per innescare una rottura rispetto al passato, è indispensabile garantire una gestione altamente professionalizzata con expertice di grande spessore ed esperienza.

A QUESTI PUNTI DI RIFERIMENTO, VANNO COLLEGATI DESK INFORMATIVI DIFFUSI SU TUTTO IL TERRITORIO, CHE NON DEVONO NECESSARIAMENTE NASCERE EX NOVO. Si possono, infatti, valorizzare i servizi già attivi ed operativi ( info point , centri servizi, uffici turistici etc.) che, però, vanno ripensati, migliorati, qualificati, professionalizzati laddove ciò si renda necessario (si potrebbe immaginare una sorta di disciplinare ovvero un regolamento comune a tutti i centri) garantendo così la necessaria SINERGIA - che da sempre si auspica - TRA INDIRIZZO PROGRAMMATICO E AZIONI OPERATIVE CHE, A DIVERSO TITOLO, VENGONO POSTE IN ESSERE DAGLI ATTORI LOCALI.

Tanto è stato fatto negli ultimi dieci anni in termini di realizzazione di sentieri, ippovie, rifugi di montagna, lidi organizzati e gestiti professionalmente, aree naturalistiche attrezzate, servizi per il turismo nautico. Numerosi borghi sono stati recuperati e sono nati musei minori gestiti da associazioni che operano con passione. Si poteva fare di più, ma qualcosa nel territorio oggi c’è! Esistono, dunque, elementi concreti dai quali partire per costruire la rete di servizi di qualità che merita un territorio straordinario come il Cilento.

E’ NECESSARIA UNA PROGRAMMAZIONE UNICA DEGLI EVENTI DEL PARCO che contribuisca ad inserire l’area del Cilento nei circuiti turistici nazionali ed internazionali. Questo aspetto andrebbe affrontato dai Centri Servizi DEL PARCO per garantire il coordinamento (più volte provato a realizzare negli anni) attraverso la programmazione di un cartellone unico di iniziative, dando la giusta visibilità a quanto già viene fatto e individuando, insieme, gli appuntamenti più rilevanti che tutta la Comunità del Parco dovrebbe sposare come propri. L’obiettivo deve essere evitare inutili sovrapposizioni e, soprattutto, puntare su quegli eventi che, se ripetuti negli anni, possono divenire significativi attrattori turistici.

ASPETTO NON MENO CRUCIALE È IL TEMA DELLA PROMOZIONE ED INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL PARCO. Occorre dare valore, significato e contenuto operativo al “Marchio Parco” Patrimonio UNESCO, area naturalistica incontaminata tra mare e monti, Comunità emblematica della Dieta Mediterranea, luogo ricco di storia, cultura, tradizioni. Occorre attivare azioni di promozione,di spessore internazionale, promuovendo il sistema Parco in Italia e all’estero. Anche in questo ambito, negli anni, tanti progetti-pilota sono stati posti in essere, coinvolgendo gli operatori nella prospettiva di positivi impatti di medio e lungo periodo.

Altro tema importante rispetto al turismo è il recupero ambientale e la valorizzazione delle fasce fluviali; il recupero riqualificazione dei sentieri; la realizzazione di ippovie e di sentieri dedicati al cicloturismo. Tali aspetti risultano cruciali per una politica di destagionalizzazione dei flussi turistici e promozione del territorio per politiche sportivo-naturalistiche. Necessaria dunque la realizzazione di una piano strategico specialistico per nuove forme di attività sportive :

  • Outdoor(sport di montagna);
  • Sport

Nel turismo e nella promozione dei territori, occorre costanza, coerenza programmatica, ottimizzazione delle idee e delle azioni consequenziali. La valorizzazione del Parco come meta turistica va pianificata con interventi infrastrutturali materiali ed immateriali di valenza almeno triennale, che vanno condivisi con l’intera filiera istituzionale e con gli operatori del settore. La pianificazione va poi monitorata e valutata in itinere e, quando necessario (visto che nel turismo i cambiamenti sono continui e condizionati da una molteplicità di fattori), riformulata affinché si possano realizzare gli obiettivi che la pianificazione si era posta.

Rispetto al passato, esiste ormai una maggiore consapevolezza, cultura, professionalità, strumenti e capacità di management su questi aspetti cruciali per il progresso nel nostro Parco. Sarà, pertanto, certamente possibile avviare il “nuovo corso” tante volte auspicato.

Rete di servizi: la "rete delle proprietà" dell'Ente Parco

Parlando di turismo, risorse, potenzialità e servizi da attivare, non si può dimenticare che anche l’Ente Parco dispone di importanti proprietà che vanno valorizzate e messe in rete. La riorganizzazione funzionale, per fini turistici, e la messa in rete DELLE STRUTTURE DI PROPRIETÀ PUBBLICA, OGGI SOTTOUTILIZZATE, POTREBBERO CONTRIBUIRE A IMPLEMENTARE L’OFFERTA TURISTICA. Tale scelta richiede un’azione sistemica e mirata. Non è sufficiente, infatti, disporre di un patrimonio culturale di rilievo, ma è necessario valorizzare i beni artistici e culturali in un’ottica di rete, individuando gli interventi, le azioni e le modalità di gestione necessarie ad implementare i servizi per il turismo sostenibile.

Nel corso degli anni, l’Ente Parco ha acquistato o preso in comodato dai Comuni un cospicuo numero di beni immobili ascrivibili al patrimonio culturale, per recuperarli e ristrutturarli. MA OGGI ESSI RISULTANO SOTTOUTILIZZATI. Al fine di garantire la loro valorizzazione mediante una gestione ottimale, in passato l’Ente ha provato ad affidarli in locazione e/o in gestione per creare una rete di “eccellenza” che godesse del traino dei Grandi Attrattori Culturali Paestum, Velia e Certosa di Padula. Grazie alla messa in rete, ciascun immobile potrebbe essere al tempo stesso “contenuto” (quale tappa di un itinerario e/o nodo della rete) e “contenitore” (per attività turistico-culturali quali centri accoglienza, info point, musei virtuali, foresterie, stazioni di ristoro, ricoveri per cavalli, aree multimediali wi-fi, etc.) dell’itinerario integrato che andrà ad arricchire l’offerta dell’area Parco. Nel costruire il percorso, verranno inoltre valorizzate le realtà storico-culturali che sono state oggetto di interventi finanziati con il POR 2000-2006 e con i fondi 2007-2013.

Come detto in precedenza, nel periodo di programmazione 2000-2006, grazie al Progetto Integrato “La Rete ecologica per lo sviluppo locale sostenibile”, finanziato con il POR molto è stato investito (oltre 100 milioni di euro) nel potenziamento delle strutture per la tutela e valorizzazione della Biodiversità (Centro Studi e ricerche sulla Biodiversità a Vallo della Lucania - Centro di Educazione Ambientale (CEA) a Sanza - Centro Dieta Mediterranea a Pollica - Centro Visita Lontra ad Aquara - Museo sulla lontra ad Aquara), nel miglioramento della funzionalità eco-sistemica del territorio. Sono state finanziate 116 imprese del turismo alberghiero ed extra-alberghiero e 129 dell’artigianato, per un totale di 245 imprese nuove o rinnovate nel territorio del Parco. Se a queste aggiungiamo le proprietà oggetto d’intervento del PIRAP 2007-2013, il lavoro da porre in essere potrebbe ottimizzare e capitalizzare l’utilizzo di risorse già spese, generando valore aggiunto per il territorio.

Queste imprese rappresentano una massa critica che rende possibile nuove evoluzioni.

Sarà auspicabile intervenire immediatamente in tale senso, entro i primi 90 giorni dall’approvazione del presente documento, con la realizzazione di un censimento di tutti i beni di interesse storico, naturalistico e paesaggistico dell'Ente Parco, al fine di promuovere le bellezze del territorio.

L’agricoltore custode delle tradizioni, del territorio, del futuro del Parco

Nel 2015, la Campania ha esportato (Fonte: ISTAT- Statistiche del commercio estero) “prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e della pesca” per un valore di 440 milioni di euro e, nello stesso periodo ha esportato “prodotti alimentari, bevande e tabacco” per un valore di 2.552 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente, e per le due categorie di prodotto, agricolo e alimentare, si è registrato un incremento di valore degli scambi pari rispettivamente a +9% e +10,2%. Tali risultati permettono di stimare un significativo incremento per l’anno 2015 dell’export agroalimentare campano e confermano l’apprezzamento, da parte del mercato internazionale, della qualità e della tipicità dei prodotti campani. IN QUESTO CONTESTO POSITIVO, IL PARCO PUÒ VANTARE UN RICCO PATRIMONIO DI PRODUZIONI TIPICHE.

Il Parco dovrebbe vivere l’Agricoltura come una grande occasione per costruire percorsi virtuosi d’impresa, occupazione e sviluppo.

Purtroppo, invece, nell’area della Comunità del Parco, l’Agricoltura presenta difficoltà strutturali, in particolare:

  • le ridotte dimensioni aziendali e la polverizzazione dell’offerta agricola;
  • il forte decremento dell’incidenza degli addetti nel comparto agricolo, dovuto prevalentemente all’invecchiamento degli agricoltori e al mancato ricambio generazionale; inoltre, nelle aziende prevale la manodopera familiare, con scarsa capacità di creare

Queste criticità, insieme agli incendi, gli abbandoni, lo spopolamento delle aree interne a favore della costa, impongono di intervenire con decisione e celerità.

Le azioni strategiche da attivare per cercare di superare le difficoltà strutturali del settore primario sono diverse.

A livello di GOVERNANCE, è necessario incentivare l’Associazionismo tra produttori, attraverso azioni di cooperazione, creazione di OP (organizzazioni di produttori) e di reti di imprese. Un intervento teso a creare una rete delle aziende agricole può essere la soluzione al problema della dimensione organizzativa aziendale, che rappresenta la grande debolezza della nostra agricoltura. Si tratta di processi che devono andare ad incidere su aspetti culturali radicati e, pertanto, tale approccio necessita - più di tante altre iniziative - di un indirizzo chiaro ed univoco, di un accompagnamento da parte della classe dirigente politica ed istituzionale. Occorre sensibilizzare i territori e far comprendere che l’associazionismo è la strada per ripartire, per affrontare le difficoltà che l’intera filiera agricola vive a livello di produzione, trasformazione, promozione e commercializzazione dei prodotti. Solo mettendosi insieme, le aziende potranno divenire competitive a livello prima provinciale e poi regionale, visto che i limitati quantitativi, su alcune produzioni d’eccellenza, consentono di rivolgersi al momento a piccole nicchie del mercato.

RISPETTO AI SETTORI E ALLE TIPOLOGIE DI PRODUZIONI, in generale occorre puntare sulla qualità che il salubre ambiente di produzione trasferisce /può trasferire ai prodotti della terra. La qualità delle produzioni deve essere poi accompagnata alla qualità del processo di trasformazione e commercializzazione. Occorre curare ogni aspetto per creare un prodotto di eccellenza; questa è la strada maestra per rendere l’Agricoltura un settore produttivo che garantisca reddito e occupazione.

Un’attenzione particolare va posta al trinomio turismo/agricoltura/ambiente, attraverso azioni che garantiscono alle nostre produzioni una presenza nella ristorazione. Il Cilento è la Comunità emblematica della Dieta Mediterranea Patrimonio culturale UNESCO. Occorre, valorizzare questa nostra eccellenza.

Occorre incentivare l’utilizzo di prodotti e piatti della Dieta mediterranea nei menù, FAR GUSTARE CON CONSAPEVOLEZZA AL VISITATORE LA STRAORDINARIETÀ DEL NOSTRO PATRIMONIO GASTRONOMICO CHE TRASMETTE SAPORI E VALORI UNICI AL MONDO. Questo approccio promuove, tra l’altro, l’acquisto di prodotti (tipici e tradizionali) da imprese del territorio, valorizzando le risorse locali e promuovendo una strategia già presente in altri territori, quale la “ristorazione a chilometri zero”, con indubbi vantaggi in termini di riduzione del trasporto delle derrate, del relativo impatto ambientale e di valorizzazione delle nostre tipicità.

Ma a queste produzioni occorre dare valore aggiunto, occorre riuscire a “vendere” la loro qualità ed univocità al prezzo che meritano e che possa garantire la sostenibilità delle aziende. Oggi i temi del “kilometro zero”, la promozione dei prodotti della Dieta Mediterranea patrimonio UNESCO, le azioni portate avanti dai Coltivatori Custodi, il lavoro dei Presidi Slow Food, la valorizzazione dei PAT (Prodotti Agricoli Tradizionali) dei quali la Campania detiene il primato nazionale, dimostrano un’attenzione dei consumatori proprio a queste nicchie. Dobbiamo sfruttare questo trend del mercato costruendo - insieme ai produttori, aziende e trasformatori - un progetto condiviso di medio-lungo periodo che, come classe dirigente, dobbiamo accompagnare, guidare ed assistere con grande convinzione. Inoltre stimolare la nascita di punti di raccolta – da istituire in ogni singolo paese o in gruppi di paesi per garantire efficacia ed efficienza all’azione - dove i contadini possano mettere a dimora la propria produzione. Questi punti di raccolta, messi in rete, consentiranno la vendita anche di piccole quantità, alle quali i singoli coltivatori dovrebbero, altrimenti, rinunciare.

Il risultato di lungo periodo di questa azione dovrà essere la creazione di un distretto agroalimentare fondato sulla qualità e sui prodotti tipici, investendo sul brand Dieta Mediterranea Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO. La nostra è un'area vocata all'agroalimentare. Sul territorio, infatti, sono presenti numerose linee di produzione che, se raggruppate sotto un unico marchio di qualità, potrebbero risollevare l’economia agricola.

A livello locale, il rafforzamento del binomio agricoltura/turismo può realizzarsi, oltre che con gli agriturismi, grazie alle fattorie didattiche. Tali strutture possono svolgere un ruolo significativo in termini di servizi al turismo sostenibile. Si tratta, infatti, di aziende agricole, imprese agrituristiche o agroalimentari, ma anche musei della civiltà contadina, che - essendo in possesso dei requisiti fissati dalla Regione Campania in termini di qualità dell’offerta didattica, sicurezza, ospitalità ed accoglienza ed avendo prodotto la documentazione prescritta - sono state iscritte all’apposito Albo Regionale istituito ai sensi della DGR n. 797 del 10.06.2004 attuativa del Programma Interregionale “Comunicazione ed Educazione Alimentare”. Queste strutture possono svolgere, ed in parte già lo fanno, un importante compito di tutela, valorizzazione e diffusione della cultura contadina e delle tradizioni produttive regionali, innanzitutto presso le scolaresche. Infatti, le fattorie didattiche sono in grado di mostrare ai giovani studenti i processi produttivi, i metodi di produzione alimentari, gli strumenti della tradizione produttiva, gli importanti legami che esistono tra le produzioni agricole, specie quelle tipiche, e la tutela, il rispetto e la valorizzazione delle risorse naturali e dell’ambiente.

Grazie alle fattorie didattiche, gli studenti entrano in contatto con un universo spesso nuovo poiché, vivendo nella maggior parte dei casi in centri urbani, non hanno mai potuto toccare con mano il mondo agricolo e rurale.

Le strutture che volessero qualificarsi quali fattorie didattiche devono aderire alla Carta della Qualità regionale, un protocollo attuativo che detta le regole e le modalità che le strutture devono seguire per potersi iscrivere all’apposito Albo Regionale. Le fattorie didattiche assolvono alcuni importanti compiti, tra cui:

  • valorizzare il rapporto città-campagna, avvicinando il consumatore ai valori culturali, storici, ambientali, produttivi del mondo rurale;
  • approfondire il legame che unisce l’ambiente, il territorio, il cibo, la salute;
  • porre l’accento sull’importanza del rispetto ambientale;
  • far scoprire l’ambiente rurale e le attività agricole;
  • consolidare il rapporto tra Agricoltura e

Si potrebbe attivare un’azione di valorizzazione di queste realtà accompagnandole in percorsi di crescita, messa in rete e promozione.

In un percorso di questo tipo assumono, grande rilevanza per il nostro Parco, le iniziative condotte dai “COLTIVATORI CUSTODI” che, da tempo, operano per recuperare il patrimonio agricolo del Parco che si va disperdendo, favorendo la riqualificazione di importanti brani del paesaggio storico del Parco e valorizzando eventi ed iniziative di pregio finalizzate ad approfondimenti scientifici alla promozione dei prodotti tipici e dei valori della Dieta Mediterranea. Attraverso la creazione di poli-pilota che provvedono alla coltivazione in situ dei vegetali raccolti, operano per costruire la RETE della BIODIVERSITA’ del Parco e recuperano le coltivazioni che sono alla base della nostra Dieta Mediterranea (frutti antichi, frumenti antichi, ortaggi antichi, etc.), a cui possono essere dedicati eventi ad hoc per favorire un’offerta turistica, destagionalizzata, e di qualità.

Sul piano sovralocale, altro esempio è il lavoro svolto, anche a livello del nostro Parco, da Slow Food, con i suoi presidi e le altre attività.

Partendo dalla centralità del cibo risulta opportuno elaborare una filosofia che ha in sé innumerevoli temi fondamentali quali:

  • la difesa dell’ambiente, della biodiversità e della salute,
  • la legalità, la tutela del suolo, del paesaggio e del suo patrimonio storico e artistico, la cultura del bello,
  • la dignità del lavoro e il profondo valore, anche in termini economici, dell’agricoltura familiare.

Occorre partire dal cibo locale e promuovere le produzioni familiari su piccola scala e di qualità nonché proteggere varietà vegetali e razze animali, magari meno produttive per il moderno sistema agricolo, ma importanti per l’adattamento che hanno saputo sviluppare in millenni di evoluzione nel loro ambiente biologico e pedoclimatico. Questa filosofia ben si sposa con i temi dello stile di vita “Dieta Mediterranea Patrimonio UNESCO”. Si potrebbe creare un Parco delle Biodiversità, riproducendo un’azienda agricola tradizionale nella sua multifunzionalità ed equilibrio, utilizzando metodi e tecnologie in armonia con l’uomo e l’ambiente. In uno spazio ben articolato, si potrebbero far visitare i diversi ecotipi che compongono la patria della Dieta Mediterranea. I successi delle colonie montane per bambini e ragazzi provenienti dalle grandi città italiane, sono l’emblema di un’azione di sviluppo, già positivamente sperimentata in alcune realtà della Valle del Calore.

Lascia il tuo commento
commenti
Le più commentate
Le più lette