Carmelo Ainora: stimato e apprezzato servitore dello Stato, padre attento, marito affettuoso, amico senza infingimenti.
Un vallangiolese a tutto tondo, che ha camminato sulle strade del nostro e di altri mondi senza timori riverenziali.
Soprattutto un uomo che ha saputo interpretare al meglio, sia professionalmente che umanamente, il sentimento diffuso negli strati profondi del mondo che ci ha visti crescere, istruire e che poi ci ha lasciati andare per le strade della vita, alla ricerca di ciò che il nostro animo “vagabondo” desiderava.
Quell’animo che da sempre ha guidato gli antenati costretti, nei mesi più freddi, a cercare pascoli e ospitalità in pianura.
Le radici e l’approdo
Dopo tanto girovagare, Carmelo è approdato a Paestum, dove ha piantato definitivamente la sua tenda con Sara, la compagna di una vita che non ha mai fatto sconti alla loro unione.
Carmelo e Sara, inseparabili, non mancavano di tornare al paese, nella loro casa abbarbicata in cima all’abitato, raggiungibile dalla “variante”. Qui il Comune aveva opportunamente ricavato un apposito spazio riservato proprio a lui.

L’amore che Carmelo e Sara hanno saputo coltivare nella lunga convivenza feconda non è mai stato ostentato, ma interpretato con naturalezza e autenticità, come solo due persone speciali sanno fare.
L’affetto per i figli è stato inesauribile e senza soluzione di continuità.
L’impegno civile e politico
“Carmine”, come lo chiamavano gli amici, con il suo inseparabile “socio” di vita vissuta, Donato De Rosa, ha vissuto intensamente anche le vicende della vita politica capaccese–pestana.
Era facile incontrarli sul viale che dal rettifilo porta nella bella Tenuta Vannulo, attardarsi al bar in attesa di salire nell’ufficio di Tonino Palmieri per discutere degli argomenti del momento.
Donato, il moderato; Carmine, il meditabondo: insieme non lasciavano passare sotto silenzio le iperboli della vita politica e sociale della città dei templi.
E nei confronti del “chiainaro”, inventatosi giornalista, Carmine non mancava mai di invitarmi a essere più “incisivo”, spronandomi a sottolineare i problemi irrisolti della realtà in cui operavamo professionalmente e privatamente.
Il ricordo di Sara e della famiglia
Il pensiero corre inevitabilmente a Sara, la moglie.
Con lei, che ho avuto come collega per lungo tempo, sono sempre stato in sintonia. La stima reciproca che ci legava era un dato di fatto. Anche se la vita, ultimamente, ci ha tenuti lontani, quel legame è rimasto immutato.
A volte ci si incrociava sulla strada che porta in alta valle: anche un saluto fugace bastava a riportare alla mente i tempi di intensa collaborazione. La sua forza e la sua intelligenza sono state per me un esempio.
A lei, ai figli e ai nipoti oggi va il mio pensiero affettuoso, nel ricordo di un amico che, se avessi frequentato di più, mi avrebbe insegnato ancora molto della sua esperienza professionale e umana.
Sono certo, però, che quel poco che ho potuto “prendere” dal suo esempio mi ha aiutato e fatto compagnia in molti tratti del cammino che ho percorso.
Addio, Carmelo.



