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    Percorso:Home»già scritto»Agropoli – Paestum – Capaccio: chi si somiglia si piglia
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    Agropoli – Paestum – Capaccio: chi si somiglia si piglia

    Di Bartolo Scandizzo23 Agosto 20157 Min Lettura6 VisiteNessun commento
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    Veduta_di_Paestum_2010Oreste Mottola

    Chi si somiglia si piglia? Una faccia, un popolo? Attenzione a quando si sovrappongono questi luoghi comuni all’etnia cilentana. Terra di saggezza e scaltrezza popolare: “La carna ca coce è chera vicin’a l’uosso” (La carne che scotta è quella vicino all’osso):  “È meglio sulo ca male accumpagnato” (è meglio stare da solo che con cattive compagnie). Basta, così c’è solo da andare avanti all’infinito e senza mettere un punto!.

    IL REFERENDUM DI CAPACCIO – PAESTUM

    Quando passa ai cittadini la parola sul cambio di denominazione del comune di Capaccio in Comune di Capaccio Paestum, questione tutta formale e nominalistica, resta sempre al palo di partenza la proposta, questa sì sostanziale relativa all’eliminazione dei confini amministrativi e dei campanili tra Agropoli e Capaccio .Nessuno si oppone apertamente, ma chi la sa lunga dice che è solo apparente consenso, “lascia che la questione diventi concreta” e i fuochi dell’autonomia e dell’identità culturale divamperanno liberi e rigogliosi.  Il fronte dei proponenti si fa forte del prestigio culturale del professore agropolese Nicola Crisci e della forza mediatica dei giornalisti Nicola Nigro e Bartolo Scandizzo. E dopo che si elencano questi due nomi ti arriva, tra capo e collo, la prima stilettata. Nigro e Scandizzo? “Sono di Piaggine. Trapiantati per lavoro a Capaccio. A oguno i propri campanili. Che loro si battano per unificare il loro paese con Laurino!”. Limitiamo allora questo articolo a una mera disamina dello stato di fatto della proposta originariamente formulata dal primo sindaco post fascista di Agropoli e allora anche il primo cittadino più giovane d’Italia. La maggiore attenzione è ancora ad Agropoli. “Avessimo avuto questa ipotesi di lavoro sul tavolo sarebbe stato più facile difendere il nostro ospedale da una chiusura che è insieme inopinata e ingiustificata”. I capaccesi sembrano convinti dell’operazione insieme di lifting e marketing territoriale che c’è dietro al cambio di denominazione mutando la denominazione, aggiungendo al nome del Comune quello della sua frazione più famosa. Il no gridato da intellettuali famosi come Ricco e Puca non sembra scomporre una popolazione abituata a considerarsi “faber” e poco disponibile alle speculazioni intellettuali.  Da Agropoli poi si muovono interessi maledettamente concreti.  Le fognature di Agropoli, come anche quelle delle viciniore Altavilla e Albanella,  saranno indirizzate nell’impianto di depurazione del Comune di Capaccio Paestum. L’’intervento in questione ha avuto un decreto di finanziamento  dalla Regione Campania di 2.600,00 euro, ed a breve sarà pubblicato il bando di gara per aggiudicare i lavori. L’intervento potrà far godere evidenti benefici per i suoi cittadini. Si tratta di uno degli interventi inseriti in un incisivo programma, avviato dall’efficiente “amministrazione saracina” per il rilancio della città. Il progetto ha un forte restyling di alcune zone degradate e valorizzerà l’intera zona della foce del Testene estesa all’area della Fornace e alla ex 167, che diverrà un ambito centro servizi con forte attrazione turistica.

    LA VOGLIA DI “FARE” AD AGROPOLI. Segnaliamo che Agropoli negli ultimi anni ha avuto un buon restyling con l’organizzazione delle aree parcheggio, abbellimento del litorale San Marco, l’area portuale, il centro storico ed il centro cittadino è divenuto un buon centro di attrazione commerciale con la riorganizzazione del corso e la sistemazione delle gradinate con un congruo numero di attività a devozione dell’arte e alle tradizioni locali. La cittadina offre un’ottima referenza turistica ed è diventata il punto di riferimento della meta turistica. Insomma il turismo devoto a trascorrere alcune ore tra shopping, arte e svago o passeggiate suggestive nel favoloso castello, il faro o nel ricco centro storico costruito sul precipizio della roccia o girando nelle torri medievali o nella baia di Trentova non può che apprezzare la vicina cittadina turistica ultimamente rappresentata da validi amministratori con tanta voglia di fare.   Per quanto riguarda il collegamento con il depuratore è stata realizzata una pompa di sollevamento sotterranea con la costruzione di una condotta, che arriva fino al fiume Solofrone, dove si collega con quella realizzata dal nostro comune che trasporterà il liquame e tutto il resto nel depuratore di Varolato dove si unirà a nozze con le fognature pestane.

    LA TEORIA. Gli economisti territoriali scommettono molto sulla creazione del comprensorio che ha già un nome: “Unione di Paestum”. Dentro ci mettono i comuni di Agropoli, Capaccio, Giungano, Trentinara, Cicerale, Ogliastro Cilento. Si tratta della zona più popolosa del parco con i suoi 42000 abitanti circa per un territorio che copre un breve tratto costiero col suo entroterra. La differenziazione profonda con le aree attigue e la densità abitativa ne fanno un unicum vocazionale. La denominazione dà conto della nota più significativa del territorio, la presenza del sito archeologico di Poseidonia-Paestum.

    QUALCHE ANNO FA SI PROVO’ CON LA BICICLETTA.  Per spingere verso l’integrazione delle due cittadine cilentane ci attacca a tutto. Anche alla bicicletta. La risposta all’attuale crisi del turismo nel Cilento non può che essere nella scelta di un percorso comune nella promozione e nella programmazione dell’attività turistica. Altro passo è proprio quello di avviare una serie di iniziative che coinvolgano in un unico sistema i paesi cilentani. Da soli non si va da nessuna parte. Oggi non abbiamo nè la forza ne le risorse per competere sul mercato internazionale in solitario. Ciò significa che gli attori istituzionali e economici debbono colloquiare di più tra di loro promuovendo un serio tavolo di concertazione e di lavoro. Molto promettente era anche l’adozione da parte degli alberghi di Paestum di un paese dell’interno (voluta dall’allora presidente del Parco De Masi). In mancanza di collegamenti facilmente praticabili per il turista, finì in una bolla di sapone e ingeneroso e inutile sarebbe oggi l’esercizio sulla ricerca delle responsabilità per l’aborto di siffatta nella idea. E’ però il segno che nelle scelte che contano ancora sono presenti campanilismi , egoismi, piccoli tornaconti. In poche parole l’assenza di una governance realistica e reale del territorio e dei suoi problemi. Tutti dicono che è necessaria una svolta per fare sistema. Il nostro mondo è molto cambiato. Si è in una rete di processi globalizzati in cui ciascuno deve cercare di trovare il proprio posto e ruolo . Agropoli come Capaccio-Paestum da sole non potranno mai aspirare a presentarsi come competitors reali sul mercato turistico, che oggi è proiettato interamente sul piano internazionale. Bisogna fare sistema. Riunendo tutte le realtà del Cilento, o meglio del salernitano, in unico sistema-organizzazione. Ciò significa che anche gli imprenditori turistici, i commercianti, ecc. debbono consorziarsi (a partire dalle singole realtà locali) e cominciare a collaborare con programmazioni e collaborazioni a livello di macro area. E passare dalla teoria alla pratica. Andare oltre i comunicati stampa. DATA al 24 novembre 2010 il protocollo d’intesa tra i comuni di Agropoli e Capaccio per ricercare, progettare e realizzare procedure per integrare sempre di più i comprensori dei comuni di Capaccio e Agropoli.La priorità è stata data allora alle azioni di comunicazione. Ciò che manca è l’ntesa per lo sviluppo e la crescita economica dei due comuni. Ciò che non si vede è proprio la programmazione strategica ed integrata per la promozione dell’intero comprensorio. Da diversi decenni si parla delle opportunità che deriverebbero dall’azione sinergica dei due comuni più grandi del Cilento in molteplici settori economici e principalmente per la promozione turistica utilizzando e coordinando gli strumenti a disposizione per realizzare interventi, materiali ed immateriali, capaci di mettere a sistema le risorse, creare una rete pubblico-privata di servizi di qualità, migliorare la mobilità, l’accessibilità e la fruibilità dei beni culturali e naturalistici presenti nell’area attraverso modelli di gestione adeguati ed innovativi.  Tra i primi step, l’elaborazione di un crono-programma di breve e medio periodo ed il coinvolgimento del settore privato sia nella fase di programmazione sia in quella di progettazione ed attuazione dei diversi interventi. «Ho sempre sostenuto che Agropoli e Capaccio Paestum hanno il dovere di lavorare insieme ed individuare strategie ed azioni sinergiche per creare condizioni di sviluppo – afferma il sindaco di Agropoli Franco Alfieri – Siamo in presenza di due realtà che possono mettere in campo risorse complementari. Sono convinto che le istituzioni locali debbano assumere un ruolo centrale nelle politiche a supporto delle imprese e del territorio, un comprensorio che ha una posizione centrale rispetto alle principali attrattive turistiche della Regione Campania».  Per il sindaco di Capaccio Italo Voza – “Lavorare in sinergia è sicuramente il primo passo per il rilancio economico dei territori di Capaccio Paestum e Agropoli. Sono realtà che hanno molto in comune, dalle origini storiche alla conformazione del territorio, dalle potenzialità turistiche a quelle industriali”.

     

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