Un augurio che passa dalla riflessione e dalla responsabilità collettiva
Il Natale porta con sé le luci che illuminano le strade, i presepi nelle case, gli alberi nelle piazze, i riti che si ripetono e che, nonostante tutto, continuano, forse, a darci un senso di continuità. È un tempo che invita a fermarsi, a osservare ciò che siamo diventati come comunità e a chiederci, senza clamore, quale direzione stiamo prendendo. Viviamo una fase complessa, in cui il dibattito pubblico si fa spesso acceso, a volte esasperato. Le questioni politiche, sociali e culturali che attraversano la nostra città non sono semplici e non possono essere ridotte a slogan o contrapposizioni nette. Eppure, negli ultimi tempi, il confronto sembra essersi spostato troppo spesso su un piano che poco ha a che fare con la crescita collettiva e soprattutto con il dialogo: parole dure, giudizi sommari, offese che circolano con leggerezza, soprattutto nei luoghi virtuali che ormai fanno parte della nostra quotidianità. Capaccio Paestum, però, non è solo questo. È una comunità viva, stratificata, complessa, fatta di persone che ogni giorno affrontano le difficoltà con dignità, che lavorano, studiano, si prendono cura degli altri, mantengono vive le tradizioni e cercano, ciascuno a modo proprio, di dare un contributo al bene comune. È una città che ha attraversato e sta attraversando momenti difficili ed è proprio questo che dovrebbe farci riflettere su molte cose, il perché di alcuni comportamenti, il perché di alcune convinzioni, il perché di alcune considerazioni. Ne abbiamo voglia? Ne abbiamo possibilità? Forse si; se cominciassimo tutti a scrollarci di dosso la polvere dell’indifferenza; di comprendere le difficoltà di tante famiglie, l’incertezza del domani in tante persone, i sacrifici di molti cittadini pressati dalle tasse comunali, dalle richieste di pagamenti anche se hanno già adempiuto al dovere e che si vedono recapitare ingiunzioni, avvisi e solleciti. Ma si dai, siamo a Natale, il quale ci ricorda il valore delle relazioni umane. O almeno così dovrebbe essere. Ma questa grande, meravigliosa, festa ci insegna altresì che la fragilità non è una colpa, che il dialogo è una strada da percorrere anche quando è in salita, che il rispetto non è una concessione ma un dovere. È un tempo che parla di accoglienza, di ascolto, di responsabilità verso l’altro, anche quando l’altro esprime idee diverse dalle nostre, oppure si rivolge alle istituzioni per ottenere informazioni e questi tramite persone preposte – e non con l’intelligenza artificiale – è in dovere di accogliere i cittadini e aiutarli.
Ecco, disponibilità, senso del dovere e propensione ad aiutare gli altri spesso svaniscono oppure si materializzano in poche terribili parole, magari non dette ma di sicuro sconvolgenti: “ubi major minor cessat”. In una comunità matura, il dissenso è una risorsa, non una minaccia. Ma perché lo sia davvero, ha bisogno di misura, di parole scelte con cura, di un linguaggio che non ferisca ma apra possibilità. Le opinioni possono e devono essere espresse, le critiche aiutano a migliorare, le domande servono per ricevere risposte. Ciò che fa la differenza, da una parte e dall’altra, è il modo in cui tutto questo avviene: se con l’intento di costruire o con quello di distruggere. Dunque, augurare buon Natale a Capaccio Paestum allora, assume un significato che va oltre la formula standard o abitudinaria. Diventa qui un invito discreto a riscoprire il valore del “noi”, a ricordare che ogni parola detta o scritta ha un peso, che dietro ogni posizione c’è una persona con la sua storia, le sue paure, le sue speranze. Diventa un richiamo alla responsabilità individuale, che è sempre anche responsabilità collettiva. Capaccio Paestum ha bisogno di confronto, di partecipazione, di idee. Ma ha bisogno soprattutto di un clima che permetta tutto questo senza lacerazioni inutili. Ha bisogno di cittadini che sappiano riconoscersi parte della stessa comunità, anche quando non condividono le stesse visioni. Ha bisogno di rispetto, di pazienza, di quella capacità tutta umana di mettersi nei panni dell’altro. Quello di cui non ha bisogno questa città è il protagonismo, l’arroganza, l’ergo sum, l’essere al centro delle cronache a discapito di contraddirsi. Che questo Natale possa essere un tempo di pausa e di riflessione, un’occasione per abbassare i toni, per ritrovare il senso delle parole, per scegliere il dialogo al posto dello scontro. Un tempo per ricordarci che la forza di una città non sta nell’alzare la voce, ma nel saper camminare insieme, pur nelle differenze.
Alla cittadinanza di Capaccio Paestum va l’augurio di un Natale sereno, vissuto con autenticità e con lo sguardo rivolto al futuro. Un futuro che può essere costruito solo attraverso il rispetto reciproco, la cura delle relazioni, nel considerare i cittadini persone e non esclusivamente risorse trasportatrici di tasse e sovrattasse, oppure portatori di voti. Cominciamo tutti a coltivare il desiderio sincero di sentirci, ancora una volta, comunità. E allora che questo Natale non resti soltanto una data sul calendario o un rito che si consuma ogni anno tra apparenze, consumi e approssimazioni abitudinarie, ma segni l’inizio di una nascita nuova, vigorosa nella sua umanità e che sappia contraddistinguersi ogni giorno, in qualsiasi momento. Che sia un Natale religioso autentico, in cui ognuno di noi possa fermarsi e riconoscere nell’altro non un avversario, ma un compagno di strada. Perché una città vive davvero solo quando chi la abita sceglie di prendersene cura, anche attraverso le parole, le gesta, la disponibilità e le azioni.
Capaccio Paestum è una terra antica, abituata a resistere al tempo, alle fratture, alle difficoltà. Le sue pietre millenarie ci ricordano che ciò che dura nasce sempre dall’equilibrio, dall’armonia, dal rispetto reciproco. Allo stesso modo, il futuro della nostra comunità non può che fondarsi sulla capacità di ascoltarsi, di comprendere, di abbassare i toni per alzare lo sguardo. Che questo Natale possa insegnarci a essere più gentili, non per debolezza ma per essere più forti, più uniti, non perché uguali, ma perché consapevoli di appartenere alla stessa storia. Più responsabili, sapendo che ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio contribuisce a disegnare il volto della nostra città. È con questo spirito, colmo di amore per questo territorio che rivolgo un augurio sincero a Capaccio Paestum e a noi tutti: che il Natale possa accendere non solo le luci nelle strade e nelle case, ma anche quelle delle coscienze. Perché solo insieme, con rispetto e umanità, possiamo dire: “Capaccio Paestum è il luogo che desideriamo vivere”.
Buon Natale.



