Breve riflessione di Lucia Garifalos sul Vangelo
Oggi la liturgia ci propone un episodio tratto dal Vangelo di Giovanni: la purificazione del Tempio.
Gesù, salendo a Gerusalemme per la Pasqua, entra nel Tempio e vede una scena ormai consueta:
persone che fanno i propri affari, mercanti di bestiame per i sacrifici, cambiamonete che scambiavano il denaro recante l’immagine dell’imperatore con monete approvate dall’autorità religiosa per pagare la tassa annuale del Tempio.
Il Tempio, che doveva essere luogo di preghiera, di culto, di intensa intimità con il Signore in un clima di serenità e raccoglimento, era diventato invece un luogo dove si trascurava la pratica religiosa e si usava la religione per far prosperare interessi personali.
La parte iniziale del passo evangelico ci presenta Gesù con un atteggiamento inaspettato.
Nella condanna di una mentalità sbagliata e di un modo di agire, Egli mostra tutto il suo sdegno e la sua giusta ira. Non si limita a usare parole dure, ma con una frusta di cordicelle scaccia i profanatori del Tempio.
Il suo gesto forte è un tentativo di risvegliare dal torpore chi sembra pericolosamente addormentato, chi fa della casa del Padre un mercato in cui si adora e si serve “mammona”, la ricchezza.
Il rimprovero di Gesù raggiunge anche noi.
Sembra di sentirci anche noi frustati.
Quanto poco zelanti sono infatti la nostra fede e il nostro modo di vivere il Vangelo!
Dovremmo impegnarci per evitare che nel rapporto con Dio entrino altri interessi; dovremmo purificare il nostro cuore, fare piazza pulita di tutto ciò che di negativo portiamo dentro, spazzare con forza dalla nostra anima le cose che ci tengono lontano dall’amore del Padre.
E dovremmo anche noi sdegnarci per i diritti negati, per i soprusi, per le ingiustizie della società, per le famiglie spezzate, per l’indifferenza verso il dolore altrui.
Nella seconda parte del brano, di livello più profondo, l’Evangelista riporta le parole di Gesù che risponde ai giudei quando gli chiedono con quale autorità scacci i mercanti dal Tempio:
“Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere.”
Con queste parole Gesù annuncia la sua morte e risurrezione.
Il vero luogo della presenza di Dio non è un edificio, ma Gesù stesso, il Tempio del suo Corpo.
Riflettiamo allora: la nostra vita e le nostre scelte quotidiane non sono mai qualcosa di statico, ma un continuo processo di ricostruzione, libero da chiusure egoistiche e interessate.

Santa domenica in famiglia.



