31 Agosto 2025 – XXII Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, partecipando a un pranzo a casa di un fariseo, osservando la competizione per i posti migliori a tavola, offre un insegnamento sull’importanza di scegliere l’ultimo posto, di rinunciare all’apparenza, di accontentarsi del poco e di cercare la vera sostanza dell’essere.
Nel messaggio che ricaviamo dal passo del Vangelo di oggi ci è richiesta infatti l’umiltà, la scelta di vita di Gesù dal giorno della sua nascita a Betlemme, in cui ha accettato di rivestire la fragilità della condizione umana, fino al giorno in cui ha accettato l’umiliazione della morte in croce.
Essere veri cristiani consiste nel lasciarsi amare dal Padre Nostro che è nei cieli, consegnarsi tra le sue braccia con tenera fiducia e pieno abbandono, riconoscere i nostri limiti, aiutare chi ha bisogno, metterci a disposizione degli altri, scegliere il servizio senza cercare onori e riconoscimenti umani, chinarci verso chi
non può ricambiare, soprattutto verso gli scartati di questo mondo.
“Per essere grandi bisogna prima di tutto essere piccoli” disse papa Francesco nella sua ultima catechesi sui vizi e le virtù, dedicata all’umiltà, fonte di pace nel mondo e nella chiesa.
Di fronte a Dio siamo tutti piccoli! Non dimentichiamolo.
Eppure viviamo in un mondo caratterizzato da arrivismo e da antagonismo. Il clima che si respira è esasperata conflittualità per poter emergere, apparire, predominare. E’ la cultura dell’immagine. Si nutrono
desideri di grandezza, si cerca il successo, l’applauso; l’orgoglio, la superbia sono atteggiamenti che
condanniamo solo quando li riscontriamo negli altri.
Come sarebbe diversa la società se dominasse la logica evangelica, se ognuno mettesse i propri talenti, la propria creatività, le capacità, doni divini piuttosto che frutto di meriti personali, non per il proprio utile, ma per il servizio dei fratelli, soprattutto dei più deboli. Se accettassimo critiche, se apprezzassimo il valore
degli altri collaborando con loro, se riuscissimo innanzitutto a chiedere scusa!
Impariamo allora da Gesù che si è considerato umile, si è dichiarato umile ma prima di tutto e soprattutto si è fatto umile! Basterebbe veramente poco! Basterebbe contemplare l’immensa bellezza del Creato, sentirci grati verso ciò che ci circonda, per ritrovare la giusta misura di noi mortali, per comprendere che l’umiltà ci disarma e ci fa amare e non è certamente un segno di debolezza, né il sentirsi inferiori, non significa giacere a terra facendo riferimento alla radice etimologica della parola latina humus.
Occupiamo l’ultimo posto! E’ anche un criterio di cautela per evitare l’umiliazione di dover cedere il posto a qualcuno più importante come leggiamo nella parabola raccontata dall’evangelista Luca.
“Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato” sono le parole di Gesù che ci stupiscono e ci spiazzano!
Santa domenica in famiglia.



