Una gremita Biblioteca comunale “Berardino Guida” di Novi Velia ha ospitato, sabato 9 agosto 2025, a partire dalle ore 20:30, la quarta giornata itinerante del format “Salviamo il dialetto cilentano”, confermando lo straordinario successo di pubblico delle precedenti giornate a Moio della Civitella, Vallo della Lucania e Santa Barbara di Ceraso.
Nella splendida cornice dell’ ex Chiesa dell’ Annunziata, ora biblioteca, la serata è stata presentata dal presidente di Kairòs, Angelo Cortazzo, e e moderata dalla scrittrice Antonella Casaburi. Angelo Cortazzo e Antonella Casaburi, alternandosi sul palco, hanno condotto una quarta giornata diversa da quella a cui il pubblico di “Salviamo il dialetto” era abituato: la consueta suddivisione in una prima parte teorica, con gli interventi dei relatori, seguita da una seconda parte con momenti di sketch teatrali, reading e interventi musicali, è stata sostituita da una più dinamica suddivisione dei tempi e degli spazi del format: un’alternanza tra relatori, sketch, parti musicali, recitate e cantate che è risultata molto gradita da parte del pubblico.
La serata, patrocinata dal Comune di Novi Velia e dalla Pro Loco, è stata aperta dalla poesia, con Giorgio Positano. Due poesie di Berardino Guida, a cui la ricca biblioteca di Novi Velia è dedicata, sono state declamata dalla figlia Lucia. Altro momento emozionante, l’ascolto delle canzoni della Madonna. Modestino e Arturo Ricchiuti hanno trascinato il pubblico col loro intermezzo musicale.
Il primo relatore è stato il dottor Pantaleo Palladino, medico e scrittore di numerose opere relative alla storia e al dialetto locale. Ascoltare l’intervento di Pantaleo Palladino è stata l’occasione per comprendere l’importanza del dialetto, per riflettere sulle differenze morfologiche, sull’etimologia delle parole e su come i termini più antichi, quelli che stiamo dimenticando, vengano ancora oggi utilizzati, e custoditi, dagli emigranti.
Il primo sketck, “Pericolosamente”, tratto dall’omonima opera di Eduardo De Filippo, è stato portato in scena dalla compagnia “Amici per caso”, di Elia D’Angelo. Momento travolgente, gli stornelli di Oreste Positano accompagnato da Alberto Guzzo.

Il secondo relatore è stato il professor Angelo Iannuzzi, docente di Scienze, studioso e autore di una guida geomorfologica e storica sul Monte Gelbison. Il dialetto come veicolo di storia, il dialetto lingua non statica ma in continua evoluzione nei secoli. Quello del professor Iannuzzi è un interessante e originale approccio: associandole alla biologia, al DNA, le parole dialettali sono viste come una lunghissima catena di termini che consentono di individuare le popolazioni che si sono succedute nel corso dei secoli. Il dialetto, scrigno all’interno del quale occorre trovare i riferimenti storici, si sta italianizzando, ed è estremamente importante recuperare attraverso il dialetto le conoscenze della nostra ricca storia.
Lo sketch “Ve pare niendi a Bbui”, tratto dall’omonima commedia della maestra Lucia Paolino, presidente della Pro Loco di Ceraso, è stato portato in scena dalla compagnia “Salviamo il dialetto” di Anna Fatigati. Due poesie di Nicola Maiese e una di Nello Romaniello sono state lette da Anna Fatigati e Pasquale Alario. Lo sketch “Mango ‘na scuppettata”, tratto dall’omonima commedia di Lucia Paolino, è stato curato dalla compagnia “Salviamo il dialetto”, di Anna Fatigati.
Angelo Cortazzo e Antonella Casaburi insieme hanno dato la parola al terzo e ultimo relatore, il dottor Aniello Amato, organizzatore e ideatore delle giornate itineranti di “Salviamo il dialetto cilentano”. Nel suo intervento conclusivo Aniello Amato ha sottolineato che salvare la nostra lingua significa custodire la nostra memoria, la nostra identità; dialetti, che sono lingue, sono permeati dalla storia; quando parliamo tramandiamo la storia; le parole sono fondamentali. E dichiarando che “Salviamo il dialetto” è un progetto corale, nato grazie alla collaborazione di varie persone, ha chiamato accanto a sé i membri del gruppo, Pasquale Alario, Anna Fatigati, Antonella Casaburi e Angelo Cortazzo, e ringraziato le tante persone che a titolo volontario mettono a disposizioni le loro competenze al format, che ha l’intento di custodire la nostra memoria, chiarendo che il Cilento non può avere futuro se non sa da dove è partito, il Cilento è un popolo e dobbiamo sentirci tali. Il progetto ha avuto talmente tanta inaspettata risonanza che, ha annunciato, ci sarà un’evoluzione a livello interdisciplinare: non solo dialettologia, ma anche storia, antropologia, archeologia… con il coinvolgimento di vari studiosi, e “Questo format dall’autunno si chiamerà ‘Giornate del Patrimonio cilentano‘”.



