La stessa legge istitutiva del Parco fa esplicito riferimento alle catene orografiche che ne contraddistinguono il territorio: La legge istitutiva del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni richiama esplicitamente le catene orografiche che ne contraddistinguono il paesaggio: Cervati, Gelbison, Alburni, Monte Stella e Monte Bulgheria. Monti che non sono soltanto rilievi naturali, ma autentiche colonne identitarie, la cui storia è la storia stessa del Cilento.
Un territorio vasto e complesso

Oggi, comunemente, per Cilento si intende un’area che si estende dal Sele a Sapri e dal Tanagro fino al mare, comprendendo sei storiche comunità montane: Alburni, Calore Salernitano, Alento/Montestella, Gelbison, Lambro/Mingardo, Bussento, cui si aggiunge la comunità del Vallo di Diano.
Un mosaico che include anche i comuni costieri, portatori delle stesse radici storiche e culturali.
La sacralità delle montagne
Almeno sette delle montagne cilentane custodiscono sulle loro vette un Santuario Mariano.
Non a caso, storici ed etno-antropologi le hanno battezzate “Le sette sorelle”: luoghi sacri che dominano il territorio, unendo devozione, memoria e cultura popolare.

· Monte Calpazio: dove la Madonna del Granato, con il frutto nella mano, dialoga con il mito di Era e veglia sui campi fertili che si aprono verso Paestum.
· Monte Stella: balcone sul mare e custode della leggenda della ninfa Leucosia; la sua cappella, meta di pellegrinaggi, continua ad attrarre i fedeli il 15 agosto.
· Monte Catona: dalla cui cima la Madonna del Carmine veglia su Velia, terra di Minerva, di Parmenide e di Zenone.
· Civitella: antica postazione lucana, con i castagni che offrono riti e simboli di fertilità e la Madonna Nera, legata ai monaci d’Oriente.
· Gelbison: la montagna sacra, terrazza infinita da cui il Cilento si mostra in tutta la sua vastità.
· Monte Cervati: la vetta più alta, dove la Madonna della Neve unisce in devozione Sanza e Piaggine.

· Pietrasanta a San Giovanni a Piro: santuario bianco sospeso tra cielo e mare, custode di un culto primigenio che mescola acqua, pietra e vita.
Un itinerario tra mito e devozione
Questi santuari raccontano non solo la storia religiosa, ma anche quella civile e di costume delle comunità locali.
In essi si ritrovano tracce di culti pagani greco-romani, trasfigurati nella ritualità cristiana, e persino reminiscenze di riti preistorici.
Un esempio straordinario è l’ANTECE di Costa Palomba, sugli Alburni, una scultura rupestre immersa nella luce che testimonia un passato sacro e misterioso.

Un viaggio nel cuore del Parco
Le Sette Sorelle non sono soltanto mete di pellegrinaggi, ma pagine viventi di un racconto millenario, dove la natura, la fede e la storia si intrecciano in un unico grande disegno.