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    Percorso:Home»Unico patrimonio»Il Castello per 8 secoli residenza di governatori, feudatari, sindaci e podestà
    Unico patrimonio

    Il Castello per 8 secoli residenza di governatori, feudatari, sindaci e podestà

    Di Oreste Mottola9 Febbraio 20225 Min Lettura3 VisiteNessun commento
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    Ha dieci anni “l’ultimo miglio” della storia moderna del castello medioevale di Altavilla Silentina. 2011, l’annuncio è sul sito immobiliare.it: “Vendesi Castello mq. 4000 Alla via Castello, 1 in Altavilla Silentina . Ristrutturato al 70%. Tutti documenti in regola”. Allora per i documenti si rinviava alla “Vinci immobiliare” di Somma Vesuviana. Il prezzo? Due milioni di euro. Il penultimo capitolo iniziò nel 1999 con il maniero silentino nelle mani di Alfredo Abbaneo, il proprietario di Tele A, la televisione napoletana che ha imposto all’attenzione generale il fenomeno dei cantanti neomelodici. Nel consiglio comunale altavillese si dovette attendere l’arrivo di Michele Gallo e Franco Amoroso, consiglieri comunali di opposizione, per riaprire la questione: “A oltre dodici anni dall’acquisto, gli attuali proprietari non hanno ristrutturato, né reso fruibile il bene di che trattasi e, anzi, sembra che abbiano sospeso i lavori di restauro che erano in corso da svariati anni”. Eppure tutti avevamo sotto gli occhi ciò che accadeva, dal municipio di fronte al Castello, non ci si doveva nemmeno mostrare, dalle finestre grandi si vedeva ad occhio nudo. Prima come il bambino della fiaba che grida che il “re è nudo” e poi l’evidenza dell’annuncio di vendita in parte gli dà ragione: Abbaneo ammette di aver completato i lavori al 70%.  C’è chi contesta. Per otto secoli questo castello è stato la residenza di governatori, feudatari, sindaci e podestà. Del potere e della politica, ma anche delle arti: in quelle stanze c’è stato uno degli atelier principali della casa d’arte Solimena che, tra la seconda metà del Settecento e i primi dell’Ottocento, controllava il mercato delle arti visive nel Regno di Napoli. Abbaneo aveva promesso di rinnovare questi fasti con più “eventi” commerciali e mondani, gli esterni di teleshow musicali, i servizi di mensa e ospitalità a una sala congressi e finanche un “centro-benessere”. Tutto è finito in una bolla di sapone.  La storia ancora racconta di come il Re tolse il Castello ai nobili Colonna e lo passò ai nipoti di Angelo e Francesco Solimena, “per compenso delle pitture eseguite a Capodimonte e a Palazzo Reale”, opere fornite dagli artisti originari dell’allora Nocera dei Pagani. Nel 1837 nel paese si completa dal Castello l’eversione dalla feudalità e i Solimena vendettero ai borghesi Mottola, giunti da Napoli, il castello. I Mottola [nessuna parentela con chi oggi scrive] lo trasformeranno in dimora gentilizia. Alla fine degli anni Novanta del Novecento la svolta: con poco meno di mezzo miliardo di vecchie lire, Alfredo Abbaneo diventa il proprietario di un complesso monumentale (vincolato sin dal 1925) con quaranta stanze, diversi saloni e capienti sotterranei. L’allora banca locale e i migliori imprenditori locali tentano di comporre una cordata e si fa appello anche all’azionariato locale, ma non ci fu niente da fare. Gli ultimi eredi Mottola venderanno all’unico offerente, il tycoon de noantri. Dopo qualche tempo parte l’operazione di ristrutturazione e di consolidamento statico dell’imponente costruzione e la gru continua a campeggiare sulla piazza principale: “Il direttore dei lavori mi ha scritto che presto avrebbero ripreso a lavorare regolarmente”,    raccontò l’ingegnere Alessandro Fusco, capo dell’ufficio tecnico di Altavilla. .  

    —

    Castello di Altavilla, dopo la denuncia del giornalista Amorosi, varie interrogazioni parlamentari non sbloccano la situazione. L’ultima la scrive Anna Bilotti. Urge l’intervento di Franceschini

    Altavilla ha il Castello dei misteri. Il maniero medioevale ne continua a sfornare tanti. L’ultima è una storia di rimpalli tra l’ufficio tecnico comunale e la Soprintendenza ai beni architettonici di Salerno sugli scempi commessi nella ristrutturazione attuata da una società napoletana legata all’emittente televisiva Tele A, vicenda portata alla luce da Antonio Amorosi,  giornalista di “Panorama”. Amorosi, di origini altavillesi, documentò tutto ed inviò il suo ricco dossier in Procura. In seguito al suo lavoro di denuncia si costituì un comitato di cittadini. La vicenda approdò in Parlamento con varie interrogazioni di parlamentari grillini e della Lega. L’ultimo capitolo è rappresentata dal passaggio di proprietà tra Tele A e una società, Esperanza, con sede a Budapest, ma con le quote azionarie tutte in mano ad una figlia di Alfredo Abbaneo, il proprietario della tv che in Campania ha lanciato il fenomeno dei neomelodici. Vendita solo fittizia? Intanto dal Comune, al ministero dei beni culturali alla Soprintendenza, tutti fanno “passa” e non esercitano il diritto di prelazione così come prevede la legge in materia.  «Il Governo intervenga affinché i proprietari del Castello di Altavilla Silentina si adoperino al più presto per reintegrare tutte le opere eseguite in difformità alla legge». Questa la richiesta contenuta nell’interrogazione presentata al ministro della cultura, Dario Franceschini. E sul responsabile del Mibact sono riposte le speranze di salvare il castello che ebbe tra i suoi proprietari finanche il pittore Francesco Solimena. Le oggettive inerzie di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti dovrebbero vedere una robusta iniziativa ministeriale, magari usando i fondi europei del “Recovery Plan”. “Datemi una mano a completare tutto e cederò gratuitamente alla comunità altavillese  un intero piano del Castello” fu l’ultima proposta di Alfredo Abbaneo. L’entità dei guai combinati, ben documentati da Antonio Amorosi, non consentono un facile e rapido accomodamento. Primi mesi del 2022, il Castello è ancora abbandonato e preda dei suoi numerosi fantasmi. 

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