L’estate ha acceso i motori anche nel Cilento. A farcelo notare sono i tantissimi eventi che stanno per iniziare nelle poche settimane estive: iniziative culturali ed enogastronomiche che si sovrappongono, annullandosi l’un l’altra.
Il turista, e così il cilentano, sono spiazzati anche quest’anno di fronte alla scelta di recarsi in un posto o in altro, certi che occorra comunque uscire la sera, fintanto che l’estate dura, breve come un soffio. Poi quando si tornerà ad essere in pochi, e a fare sporadici eventi a cadenza bisettimanale, se non mensile, ci si potrebbe pentire di non aver ‘approfittato’ dell’offerta estiva. Come le cicale, meglio insomma approfittare della folla di gente e di eventi per uscire e sentirsi vivi per qualche settimana. Poi … poi ci si penserà. Come ogni anno, si rimanda all’autunno la pianificazione di quello sviluppo turistico-ricettivo e culturale che rilancerà il territorio ( una pianificazione da tutti auspicata e condivisa che di anno in anno, ci si ripromette, sarà determinante e farà la differenza).
Intanto, adesso c’è l’estate da viversi appieno. Un’ estate sempre più ripetitiva, sempre meno attrattiva, sempre più breve.
L’obiettivo è creare un’offerta turistica più diversificata e innovativa che contrasti il monopolio balneare, unendo il territorio collinare e montano alla spiaggia su cui si riversano quasi tutti gli iinvestimenti e le energie. L’idea di aprire nuove strutture ricettive in zone montuose, di aprire musei legati al territorio, di offrire percorsi naturalistici e di favorire il collegamento fra aree montane e marittime è un qualcosa di cui si parla da oltre un decenni, da quando chi scrive decise di tornare nel Cilento, un’idea che è stata avviata in solitaria da pochi che ci hanno creduto e che continuano a crederci. L’unione è cio che manca al Cilento. In autunno si parla, ma poi d’estate ciascuno pensa al proprio turismo, alla propria sopravvivenza economica, ad offrire i propri eventi per mantenere o attirare i turisti. Quell’idea di fare rete di cui tanto si parla in autunno, d’estate naufraga. Intanto ogni estate i visitatori si rendono conto della frammentazione d’offerta, della ‘concorrenza’ fra eventi, paesi, albergatori e ristoratori. E l’estate successiva, quando il Cilento ripropone le medesime dinamiche, il turista va altrove, dove vede coesione, dove si vede veramente accolto e non soltanto atteso.
Questa situazione ingabbia un Cilento che vuole evolversi, che manifesta l’interesse per nuovi investimenti e ampliamenti dell’offerta, che ha volontà di crescita e sviluppo. In molte realtà cilentane è forte l’attenzione verso il miglioramento e nuove tipologie di offerta ricettiva e culturale che potrebbero costeuire un’offerta turistica in grado di attrarre visitatori da ogni parte del mondo, e durante tutto l’anno ( ma questa parentesi è una porta appena socchiusa, che deve usare come leva l’indubbia attrattività estiva del territorio). Il Cilento, splendido, offre già molto e può solo ampliare la sua offerta. Moltissimi sono coloro i quali credendo nelle potenzialità del territorio restano o tornano, e si impegnano nel recupero di strutture e tradizioni, in progetti impegnativi quanto lungimiranti nelle zone marittime, collinari e montane, con proposte adatte al contesto naturale, enogastronomico e archeologico del territorio: proposte apprezzate dai turisti ma che restano spesso splendide, apprezzate quanto isolate realtà di paese, lontane da una logica di rete e di sviluppo che potrebbe far crescere l’intero Cilento.
Ciò che di fatto manca è uno sviluppo equilibrato che tenga conto delle necessità e delle peculiarità di ogni paese. Manca un’attività strutturata che possa valorizzare l’entroterra e non soltanto la costa, manca una sinergia imprenditoriale in un contesto che di fatto vede contendersi i turisti fra aree interne e costiere, e fra costa e costa.



