Un territorio in crisi, ma ricco di potenziale.
Il Cilento, un territorio che oscilla tra il declino e le opportunità inespresse. Qui si chiudono ospedali e reparti, mentre le scuole vengono ampliate nonostante il calo degli iscritti. Si costruiscono parchi gioco in paesi dove non nascono più bambini, e le parrocchie sono sempre più vuote, con la Chiesa che fatica a trovare sacerdoti. Intanto, i centri storici si svuotano, ma proliferano sale scommesse e distributori automatici, quasi a rispondere a una frustrazione sociale inarrestabile.
Nel contempo, giovani cervelli continuano a lasciare il territorio, mentre chi rimane si accontenta di lavori poco specializzati e mal retribuiti. Le imprese lamentano una carenza di professionisti qualificati, ma le opportunità di crescita sembrano limitate, ingabbiate in un sistema che ha poco da offrire.
L’illusione di uno sviluppo sostenuto dalla Pubblica Amministrazione
Per oltre mezzo secolo, il Cilento ha vissuto in un’illusione di benessere garantito dalla Pubblica Amministrazione, con la spesa pubblica che ha sostenuto l’occupazione in vari settori. Questo modello, che ha dominato dal Dopoguerra fino agli anni ’90, ha in qualche modo impedito la creazione di un’economia diversificata e ha contribuito alla stagnazione del territorio.
Un’area che non è riuscita a sviluppare le sue “tre gambe” economiche—il primario (agricoltura), il secondario (industria), e il terziario (privato e pubblico)—ha finito per essere dipendente da un’unica risorsa, che oggi è andata in crisi.
La politica e l’incapacità di affrontare i veri problemi

Nel frattempo, la classe politica sembra persa in sterili polemiche elettorali, con la politica locale che continua a promuovere discussioni inutili e rituali di autocelebratione. Le vere sfide del Cilento—la creazione di nuove opportunità lavorative, la valorizzazione delle risorse locali e la promozione di una crescita economica sostenibile—non trovano posto nell’agenda politica di nessun partito.
Il turismo come volano di sviluppo, ma con una borghesia riluttante
Una delle contraddizioni più evidenti riguarda la vocazione turistica del Cilento. Nonostante il potenziale, una parte della borghesia locale vive con fastidio la prospettiva di un’economia legata al turismo, vedendo questa come una “condanna” a lavori umili, come albergatori, ristoratori, allevatori o produttori di olio e vino. Ma è proprio questo settore che, se ben gestito, potrebbe alimentare anche altre professioni e favorire la nascita di un’economia più equilibrata.
Come dimostrato da altre regioni italiane come Emilia Romagna, Veneto e Toscana, le attività turistiche ed enogastronomiche possono coesistere con altre opportunità lavorative, senza limitare la crescita e lo sviluppo.
Una nuova visione per il Cilento
L’unica via per evitare una crisi irreversibile è intraprendere un percorso di rinnovamento, superando i vecchi tabù locali e le rivalità inutili. È necessario creare una sorta di “intelligenza d’insieme”, mettendo in rete imprese, professionisti, scuole e università, per formare una nuova classe dirigente capace di progettare il futuro del territorio.
Una politica del fare, non delle chiacchiere

La politica, finora, ha fallito. Le chiacchiere e i compromessi non porteranno a nulla. Servono uomini del fare, capaci di trasformare le potenzialità in opportunità concrete. Il Cilento ha un patrimonio inestimabile, non solo dal punto di vista ambientale e culturale, ma anche dal punto di vista enogastronomico e turistico. Ci sono multinazionali che hanno già capito il valore del nostro territorio e sono pronte ad investire.
Prepararsi al futuro
Il Cilento ha bisogno di credere in se stesso. La chiave per il suo rilancio è una strategia che valorizzi le sue risorse uniche, unendo il meglio delle tradizioni locali con un’innovazione responsabile e sostenibile. Per farlo, è fondamentale unire forze e competenze, superando le divisioni del passato.
Concludendo
Il Cilento può essere una terra di opportunità, ma per coglierle è necessario un cambiamento radicale nella mentalità collettiva e nelle politiche locali. Solo con una visione condivisa e l’impegno di tutti i soggetti coinvolti, sarà possibile costruire un futuro più prospero e sostenibile per questo straordinario territorio.



