Questione Nazionale fin dall’Assemblea Costituente
Le parole di Michele Gortani
“Vi è una regione che comprende un quinto della popolazione italiana, che si estende per un terzo della superficie nazionale e in cui la vita di tutti i ceti e categorie si svolge in condizioni di particolare durezza e di particolare disagio in confronto col rimanente del Paese”.
Così si esprimeva, il 13 maggio 1947, Michele Gortani, deputato friulano all’Assemblea Costituente. Con voce appassionata, invocava che l’Italia si rivolgesse finalmente ai montanari “con amore”, e chiedeva che la montagna fosse riconosciuta come questione nazionale.

Fu proprio grazie a un emendamento da lui presentato che la “causa montana” trovò posto nella Costituzione italiana, all’articolo 44.
Una storia di risorse e riduzioni
Per lungo tempo, nella prima metà del Novecento, la montagna era stata vista soltanto come giacimento di risorse per pianure e città: acqua per l’irrigazione, energia per l’industria, terre per l’agro-silvo-pastorale. Una visione riduttiva, che torna ciclicamente, oggi, insieme alla tentazione di ridurre le Terre Alte a un immenso parco giochi turistico.
Eppure, la montagna è fatta di persone, comunità, civiltà. Con la Repubblica, la parola fu restituita agli abitanti delle zone alpine e appenniniche, che finalmente poterono essere protagonisti delle proprie scelte di sviluppo.
Dalla Carta di Chivasso alla Costituzione
Quest’anno ricorrono ottant’anni dalla Carta di Chivasso (19 dicembre 1943), dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine che, in piena Resistenza, invocava autonomia per le vallate, tutela delle lingue locali, giustizia fiscale e lotta allo spopolamento.

Un patrimonio di valori che ha ispirato decenni di impegno civile: i Consigli di Valle, le prime esperienze di autogoverno, i principi di solidarietà tra Comuni.
Le nuove sfide delle Terre Alte
A settant’anni dall’istituzione dell’UNCEM, è tempo di bilanci e rilanci. La montagna resta fondamentale per l’equilibrio del sistema nazionale, ma non può essere lasciata sola.
Il cambiamento climatico, lo spopolamento, la fragilità idrogeologica richiedono strumenti nuovi e politiche concrete: dalla fiscalità agevolata alla sanità di prossimità, dalla scuola alla lotta al divario digitale, fino al potenziamento dei trasporti pubblici, soprattutto ferroviari.
Sono diritti costituzionali, non concessioni. Sono condizioni essenziali per impedire l’abbandono di territori sensibili e per rilanciare la Strategia nazionale per la Montagna.
Libertà, confini, solidarietà
Il grande scrittore Nuto Revelli, cantore del “mondo dei vinti”, riassumeva i valori delle genti alpine in tre parole: libertà, confini, solidarietà.
· Libertà, come rifiuto di ogni prepotenza.
· Confini, da superare perché montagna significa apertura e incontro.
· Solidarietà, tra vallate e popoli, verso chiunque varchi i sentieri delle Terre Alte.
Valori che hanno nutrito la Costituzione repubblicana e che ancora oggi indicano la via.
Conclusione
La Repubblica è riconoscente alle comunità montane, custodi di un patrimonio civile e ambientale che appartiene a tutto il Paese.
L’UNCEM, in settant’anni di attività, ha dato voce a queste istanze, promuovendo la consapevolezza delle autonomie plurali come ricchezza della nostra Italia.
La “questione montana” non appartiene al passato: è la sfida del presente e del futuro.



