La “Scuola di Merito” nasce dai buoni propositi del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara; è volta a promuovere l’eccellenza e il merito nella scuola italiana. La finalità è quella di valorizzare gli studenti più meritevoli e di fornire loro strumenti e risorse per raggiungere i loro scopi. Tra le principali caratteristiche della Scuola di Merito vi sono: il riconoscimento e la valorizzazione degli studenti che si distinguono per il loro impegno e i loro risultati, la creazione di percorsi di studio e formazione personalizzati per gli studenti più meritevoli, la fornitura di risorse e supporto per aiutare gli studenti a raggiungere i loro traguardi. L’iniziativa si pone l’obiettivo di promuovere una cultura del merito e dell’eccellenza nella scuola italiana, di fornire agli studenti le competenze e le conoscenze necessarie per competere a livello nazionale e internazionale. La politica scolastica italiana è stata caratterizzata da diverse novità e riforme. Fra le priorità dell’atto di Indirizzo politico-istituzionale 2025 occorre ricordare la valorizzazione del personale scolastico e la promozione dell’inclusione scolastica; la creazione di un ambiente scolastico accogliente e rispettoso dei diritti di tutti; il rafforzamento del raccordo scuola-lavoro e la promozione dell’educazione alla sostenibilità. Il Decreto PA 2025 considera diversi aspetti: la copertura sanitaria integrativa: il potenziamento della copertura sanitaria per docenti e personale ATA con uno stanziamento di 65 milioni di euro per il quadriennio 2026-2029; l’edilizia scolastica: fondi per la manutenzione urgente degli edifici scolastici e semplificazioni per il reclutamento; il bisogno di graduatorie più trasparenti: obbligo di indicare chiaramente riserve, precedenze e preferenze per favorire scorrimenti più rapidi ed efficienti. Altre novità in seno all’operato politico scolastico sono l’avvio del dibattito pubblico sulle nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione, la promozione dell’educazione digitale e dell’uso delle tecnologie nella didattica; l’adozione delle strategie mirate a supportare gli studenti a rischio di abbandono e promozione dell’inclusione degli alunni provenienti da contesti svantaggiati. Altre novità sono la maggiore trasparenza nelle graduatorie con evidenza delle riserve, precedenze e preferenze applicate, l’estensione della riserva del 15% dei posti nei concorsi pubblici per gli operatori volontari del servizio civile universale e nazionale, le immissioni in ruolo effettuate in misura corrispondente al numero di posti banditi nei concorsi ordinario e straordinario, l’utilizzo delle graduatorie già esistenti per tutti i concorsi conclusi nel 2024 e nel 2025. In relazione all’ edilizia scolastica, è stato istituito un fondo di 20 milioni di euro per affrontare esigenze indifferibili e urgenti. Diverse le risorse e i benefici per gli insegnanti: con riferimento all’assicurazione sanitaria integrativa del personale è stato effettuato uno stanziamento di 65 milioni di euro annui per il quadriennio 2026-2029. Con specifico riguardo alla risoluzione anticipata del rapporto di lavoro, invece, è stata data possibilità per le pubbliche amministrazioni di risolvere il rapporto di lavoro con dipendenti che abbiano compiuto 65 anni e maturato i requisiti per la pensione anticipata. Nella cornice della scuola di merito, a firma Valditara, nell’azione politico scolastica, si colloca il docente specializzato di sostegno. Il docente di sostegno è una figura fondamentale nel sistema educativo italiano che si occupa di supportare gli studenti con disabilità o bisogni educativi speciali. Tuttavia, questa figura professionale affronta diverse problematiche. Fra queste la formazione dei docenti di sostegno spesso appare, specialmente negli ultimi tempi, insufficiente o inadeguata per affrontare le esigenze degli studenti con disabilità. I Proff. di Sostegno appaiono sovraccarichi di lavoro; possono avere un carico lavorativo eccessivo, dovuto alla gestione di classi numerose o alla presenza di studenti con bisogni complessi. Di sovente le scuole non dispongono di risorse sufficienti per supportare i docenti specializzati e gli studenti con disabilità. La collaborazione tra docenti di sostegno e altri professionisti, come psicologi o terapisti, può essere difficile o insufficiente. Gli insegnanti specializzati, come gli altri, possono sperimentare alti livelli di stress e burnout a causa della natura emotivamente impegnativa del loro lavoro. Sottoscrivono, in linea di massima, contratti di lavoro precari o instabili che possono influire sulla loro motivazione e sulla qualità del loro lavoro. La figura del docente di sostegno, inoltre, può non essere sufficientemente riconosciuta e valorizzata all’interno del sistema educativo. La politica scolastica italiana ha affrontato diverse sfide e cambiamenti negli ultimi anni, soprattutto in relazione alla figura dell’insegnante di sostegno. Fra queste ricordiamo la stessa formazione degli insegnanti di sostegno che è stata oggetto di diverse riforme, con l’obiettivo di migliorare la loro preparazione e competenza; la politica scolastica ha enfatizzato l’importanza dell’inclusione e dell’integrazione degli studenti con disabilità, ma ci sono ancora sfide da affrontare per garantire un’istruzione di qualità per tutti; il ruolo e le competenze degli insegnanti di sostegno possono variare a seconda della scuola e della regione, il che può creare confusione e difficoltà nella gestione della classe. In verità sono state adottate alcune misure per migliorare la situazione di questi insegnanti: piani di formazione specifici per migliorare la loro preparazione e competenza, misure per stabilizzare il personale e garantire una maggiore continuità nell’insegnamento, finanziamenti aggiuntivi per supportare insegnanti e gli studenti con disabilità, promozione della collaborazione tra insegnanti di sostegno e altri professionisti, come psicologi o terapisti, per garantire un supporto più completo agli studenti. Tuttavia, ci sono ancora molte sfide da affrontare per garantire un più adeguato svolgimento del loro ruolo in modo efficace e affinché gli studenti con disabilità ricevano un’istruzione e una formazione di qualità. A garanzia di un quadro più esaustivo, intorno al profilo dell’insegnante di sostegno, proponiamo al lettore la lettera “Il docente di sostegno non è un missionario”, del Prof. Giuseppe Racco (docente di sostegno e abilitato nelle discipline giuridiche ed economiche), già nota a mezzo Informazione scuola: “Il DM n. 32 del 26 febbraio 2025 avente ad oggetto la conferma del docente di sostegno, per garantire la continuità didattica dell’alunno con disabilità, è un provvedimento ipocritamente giustificato per aiutare gli alunni fragili, quando rappresenta, al contrario, un altro tassello del tentativo, da parte del Governo, di sacrificare la scuola pubblica agli interessi privati. Chi opera nella scuola secondaria di secondo grado quale docente di sostegno, conosce a menadito i meccanismi perversi che tale misura rischia di comportare. Uno per tutti: il clientelismo e il ricatto. Il Governo, con queste decisioni, dimostra di non riconoscere, per propria storia e cultura, l’importanza di questa figura, tranne che per aspetti di carattere prettamente assistenziali. Il docente di sostegno, invece, è una figura professionale di tutta la classe che svolge il proprio lavoro sulla base di scelte metodologiche e strategie didattiche che solo egli può conoscere, con riferimento al singolo alunno, abilitato alla propria disciplina, che ha superato concorsi e specializzazioni, inserito in una graduatoria, con un punteggio derivante dai titoli posseduti e dai servizi svolti. Questi ultimi consentono al docente di precedere un collega riguardo alla stipula di un contratto a tempo determinato, garantendogli un diritto alla nomina. Il decreto, capovolgendo i canoni giuridici costituzionali, ribalta in modo sconsiderato il principio della precedenza nelle graduatorie sulla base dei punteggi acquisiti e tenta di aprire un primo varco alla stipula di contratti a termine basati sulla discrezionalità, che, seppur limitata dal presupposto necessario di avere il diritto alla chiamata dalle Gps, pregiudica altri consequenziali diritti degli aspiranti docenti che hanno un punteggio maggiore di chi li segue. Il senso logico sottostante all’esistenza di una graduatoria sta proprio nel fatto di assegnare un determinato posto ad un docente che ne ha fatto richiesta sulla base di scelte soggettive, dettate da elementi oggettivi quali titoli e servizi posseduti, che incidono sul soddisfacimento di quelle scelte. L’esempio principe è rappresentato dalla volontà del docente (che non è un missionario), di lavorare vicino casa, o meno lontano, per esigenze familiari. Il diritto alla nomina, prima facie, sembrerebbe non essere pregiudicato dal decreto ministeriale, che ne fa previsione esplicita quale presupposto comunque necessario per poter essere confermati dalle famiglie dell’alunno diversamente abili. Ed infatti esso non viene pregiudicato con riferimento al docente confermato sul posto di sostegno, al contrario viene leso riguardo a chi precederebbe in graduatoria quel docente, proprio perché il diritto alla nomina assorbe delle corsie preferenziali (vedi scuola più vicino alla dimora) che, se non applicate, lo svuoterebbero di significato e valenza giuridica. Si immagini un docente precario che desidera vedere confermato il proprio posto in una determinata scuola, indotto da esigenze affettive o di studio, quale serenità di approccio operativo potrebbe avere nei confronti dell’alunno che segue, sottoposto alla lente d’ingrandimento dei genitori ?! Il rischio è quello di finire col captare la loro benevolenza o essere ricattabile, un discapito della professionalità. Soddisfare un’esigenza, come vivere vicino alla propria famiglia, non è egoismo, non è mancanza di sensibilità nei confronti di un alunno, è avere la serenità di poter operare in modo professionale. Basta osservare i movimenti degli insegnanti quando si rinnovano le GPS. Un insegnante soggetto al giudizio della famiglia come potrà garantire all’alunno, per il suo bene, un’attività didattica obiettiva e scevra dai desiderata di quella famiglia? Questo Governo dimentica che il genitore ha diritto ad essere ascoltato, ma, conferendo allo stesso la facoltà di chiedere la conferma del docente, finisce con l’indurlo ad intervenire su aspetti tecnici della didattica. Non tutti i genitori riescono a comprendere il lavoro di un insegnante che finirebbe con l’essere condizionato nel proprio operato, con conseguente danno per il proprio alunno. Veniamo ora alle possibili violazioni normative che discendono dal decreto: 1. Principio di imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione (Art. 97 Costituzione): La scelta del personale docente è tradizionalmente basata su criteri oggettivi e procedure concorsuali per garantire imparzialità. Consentire alle famiglie di influenzare tali decisioni potrebbe compromettere questo principio. 2. Accesso al pubblico impiego tramite concorso (Art. 97, comma 3, Costituzione): La conferma dei docenti a tempo determinato su richiesta delle famiglie potrebbe essere vista come una deroga al principio del concorso pubblico, creando potenziali disparità tra docenti. 3. Rispetto delle graduatorie e delle procedure di assegnazione (DM 131/2007): Le attuali normative prevedono l’assegnazione dei docenti basata su graduatorie e punteggi. L’intervento delle famiglie potrebbe alterare questo equilibrio, causando possibili contenziosi. Un esempio pratico: un docente lavora 4 anni a Milano nominato da Gps. Decide di fare domanda di inserimento nelle graduatorie della provincia di Napoli perché moglie e figli vivono in quella città. Nonostante abbia un punteggio più alto in graduatoria, rispetto a un collega, potrebbe trovarsi costretto a lavorare a molti chilometri distanti dalla sua città a favore del docente che ha un punteggio inferiore, magari giovane e senza carichi familiari, confermato sull’alunno, ed interessato anch’egli ad operare il più vicino possibile alla città di Napoli. Infine: il principio di continuità perché non dovrebbe valere anche per gli studenti normodotati che ogni anno, a proprio discapito, vedono cambiare i docenti nelle varie discipline? È certamente comprensibile che le famiglie sostengano le scelte del ministro Valditara in un’ottica genitoriale/protettiva e non didattica, ciò che non è comprensibile è che si contravvenga ai più elementari principi dello Stato di diritto. E i sindacati? Quelli vivono sulle verze. Due più due fa quattro”. Intanto il Senatore Mario Pittoni, Responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e già Presidente della Commissione Cultura, assicura intorno all’inizio dei corsi di formazione: “La domanda più frequente in questi giorni, afferma, è quando concretamente partiranno i corsi Indire di specializzazione sull’insegnamento di sostegno. Quello che posso dire è l’obiettivo: avvio definitivo entro giugno in contemporanea, quindi sia per i titoli esteri che per i triennalisti. L’accesso di questi ultimi è legato in prima battuta all’aver maturato tre anni di esperienza specifica nel quinquennio passato. Nel ciclo successivo troveranno spazio anche coloro che li stanno maturando nell’anno scolastico in corso. Ovviamente il calcolo va fatto nel quinquennio e sullo stesso grado”. A un tiro di sasso da noi il Ministro Valditara al “Vicinanza” di Salerno, di recente, ha assicurato il suo attivo intervento per l’aumentodel 9% delle risorse a favore della scuola. Su aumenti stipendio e rinnovo contratto, ha dichiarato: “Speriamo si possa chiudere presto”. Ha poi aggiunto: “I docenti hanno per le mani il lavoro più bello del mondo e la scuola italiana è un modello di riferimento”. Occorre che, quanto prima, vengano riconosciute le qualità e le ricchezze dell’insegnante largamente. Ne è convinto il Ministro Valditara: “Bisogna restituire centralità e valore agli insegnanti nella società. Si torni a dire il signor maestro, la signora professoressa, con la M e la P maiuscola”. La scuola deve essere “un centro capace di moltiplicare lo sviluppo dei territori” e di dialogare con le comunità per vivificarle, ribadendo che la scuola rappresenta il cuore pulsante di ogni comunità.
La recente dinamica politico-scolastica nella “scuola di merito” e la figura del docente di sostegno
Il docente di sostegno è una figura fondamentale nel sistema educativo italiano che si occupa di supportare gli studenti con disabilità o bisogni educativi speciali. Tuttavia, questa figura professionale affronta diverse problematiche. Giuseppe Racco (docente di sostegno): “Il DM n. 32 del 26 febbraio 2025 avente ad oggetto la conferma del docente di sostegno, per garantire la continuità didattica dell’alunno con disabilità, è un provvedimento ipocritamente giustificato per aiutare gli alunni fragili, quando rappresenta, al contrario, un altro tassello del tentativo, da parte del Governo, di sacrificare la scuola pubblica agli interessi privati”.
Articoli Correlati
Aggiungi un commento