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    Percorso:Home»Ambiente»Litorale Salerno Sud, 50 Km di costa e altrettanti anni di speculazioni da “pareggiare”
    Ambiente

    Litorale Salerno Sud, 50 Km di costa e altrettanti anni di speculazioni da “pareggiare”

    Di Bartolo Scandizzo3 Maggio 20238 Min Lettura1 VisiteNessun commento
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    “Il Masterplan per la valorizzazione del Litorale a sud di Salerno costituisce la seconda fase strategica del piano di sviluppo e riqualificazione della costa campana avviato dalla Regione con la Delibera di Giunta regionale n. 301/2016 (il primo intervento nell’area domitio – flegrea) e si caratterizza come  un programma di intervento per il litorale compreso tra i comuni di Salerno e Castellabate (oltre 50 km di costa), in linea con le strategie generali dettate dal PTR per il Campo Territoriale Complesso n. 6 “Costa salernitana”, rappresentando un’ occasione unica per la valorizzazione di un territorio dal potenziale ambientale e turistico straordinario.”

    https://www.unicosettimanale.it/news/turismo/1115678/larchitetto-stefano-boeri-ha-presentato-il-progetto-preliminare-per-il-litorale-salerno-sud

    Questa la premessa con la quale i vertici istituzionali regionali e provinciali hanno annunciato l’impressionante progetto di rifacimento di 50 Km di Costa che va da Salerno a Castellabate. Non c’è settore della vita turistica, sociale, viabilità, economica, agricola che non viene trascurato nel progetto di massima presentato con dovizia di particolari. Non ci sarà angolo della litoranea che non sarà toccato dalla pioggia milionaria che cadrà dall’alto del finanziamento; niente potrà sottrarsi a “rifacimenti e messa in sicurezza” …

    In fondo si tratterà di ribaltare di sana pianta il concetto che il litorale (spiagge, foce dei fiumi, pineta) beni demaniali che è stato saccheggiato dalla metà degli anni ’60 del secolo scorso fino ai giorni nostri.

    Per rendersene conto basta decidere di fare una bella camminata da Marina di Castellabate e Salerno, passando per Agropoli, Paestum, Eboli, Battipaglia, Pontecagnano e Salerno …

    Ci vuole tempo per farlo! Sono circa 50 Km per oltre la metà “privatizzati” e per l’altra lasciata libera di essere “stuprata” da atti vandalici.

    Partiamo da Santa Maria di Castellabate camminando sul marciapiedi di Marina Grande puntando verso Nord. Non appena si arriva in contrada Lago, ecco che ci si para di fronte uno sbarramento che costringe a rientrare sulla strada che va a congiungersi con quella bianca che risale verso monte Tresino che porta a S. Giovanni. A metà salita, quando ci si affaccia sui “due mari”, si lascia la strada panoramica per entrare nel sentiero che scende fino ad immergersi nella vegetazione che, ogni tanto, si apre per consentire allo sguardo di vagare sulla spianata azzurra di mare fino all’orizzonte. Il sentiero, poco curato, è molto frequentato dagli amanti del trekking e del ciclocross perché varia sia nelle pendenze sia nelle angolazioni imposte dalla necessità di risalire verso il monte per scavallare la prima recinzione messa a protezione di un’azienda agricola. Superata punta Tresino il sentiero risale in quota per superare un’altra recinzione. La discesa è difficoltosa a causa di rivolo d’acqua che corre al centro a scavare il tratturo per una perdita d’acqua da una conduttura situata a monte del sentiero. Sono più di due anni che persiste ma nessuno si fa carico del problema.   

    Affacciarsi su una delle calette che portano sul bagnasciuga del mare che bagna Trentova ripaga della fatica fatta per arrivarci.

    Si prosegue per la strada panoramica che consente la vista del porto e del centro storico di Agropoli che si può raggiungere a piedi senza troppi problemi: in cima è situato il castello aragonese che domina l’intero golfo di Salerno.

    Lo sguardo naviga lungo la linea del cielo che incontra i monti Lattari che fanno cornice alla Costiera Amalfitana fino a scendere fino al mare dove si specchia punta Campanella per poi risalire sulla sagoma di Capri per chiudersi con lo scenario unico dei Faraglioni.

    Il “calvario” che aspetta chi cammina a piedi per arrivare a Salerno lungo il “mare” comincia già quando si scende dal castello: ogni spazio è occupato fino al lungomare San Marco, l’unico posto dove gli Agropolesi possono godere il mare senza “intoppi”. Infatti, non appena si arriva nei pressi dello scoglio di S. Marco, il mare resta occluso da una recinzione che si alterna a costruzioni datate ma, non per questo, meno impenetrabili. Ancora un po’ di aria quando si sbocca in prossimità del ponte sul Solofrone, il fiume che traccia il confine con il comune di Capaccio Paestum.

    Da qui in avanti non ci sono mezze misure! Tutto chiuso da un alternarsi di campeggi, hotel, residence, fino alla contrada Torre di Paestum, che non è da meno. Dopo il lido di esclusiva pertinenza dell’esercito italiano dove godono le vacanze graduati e famiglie, ha inizio una lunga fascia costiera data in concessione all’inizio degli anni 2000 a Legambiente che ha dovuto difenderla con le unghie e con i denti dagli attacchi famelici di “imprenditori” balneari.

    La “diga” eretta dall’associazione ambientalista ha retto, ma c’è tempo per fare breccia … magari il progetto di cui parliamo all’inizio di questo articolo è il grimaldello per riuscirci!

    Proseguendo, stabilimenti balneari, campeggi, resort, private abitazioni, hotel, ristoranti … insediatisi senza soluzione di continuità non lasciano spazio a chi volesse avvicinarsi al mare. In contrada Laura di Paestum comincia a vedersi un po’ di luce tra un “lido” e l’altro e, finalmente, il nuovo lungomare di Paestum consente una vivibilità del mare all’altezza di un paese civile! I lidi si alternano a spiagge libere, la pineta è ben curata, i parcheggi indicati con precisione …

    Si fa appena in tempo ad alzare gli occhi senza incontrare brutture, ed ecco che, avvicinandosi a Foce Sele, ci si imbatte su case disastrate dal mare perché costruite sulla sabbia (un vero esempio del detto biblico), cancelli a monte e valle della pineta, campeggi che erigono barriere impotenti per difendere lo spazio che hanno sottratto al mare, cartelli che ingiungono di non passare oltre pena il deferimento per violazione di proprietà privata: persino camminando sul bagnasciuga è impossibile giungere sulla foce del fiume sacro a Greci, Lucani e Romani.

    Passando sull’altra sponda percorrendo il ponte sul fiume, subito ci si rende conto che una recinzione impedisce l’accesso al mare: questo spazio è stato assegnato all’esercito italiano che ne ha fatto un poligono di tiro!

    Qui comincia la “ciclabile” realizzata negli anni ’90 dall’amministrazione provinciale che non usa nessuno dei tanti ciclisti amatori che pure sciamano sulle strade statali e provinciali.  Solo pochi pedoni si spostano sul piano rialzato fatto di terra battuta protetto da una palizzata di legno diventata del tutto inaffidabile sia per incuria sia per incidenti stradali che ne costellano il tracciato.

    Siamo nel comune di Eboli. In quest’area si consumò uno dei primi e più importanti interventi di ripristino degli spazi verdi occupati da centinaia di abitazioni abusive. Fu Gerardo Rosania, allora sindaco, che riuscì a scacciare gli abusivi e abbattere la “baraccopoli” che avevano eretto.

    Il centro ospedaliero di Campolongo, che accoglie pazienti che necessitano di recupero funzionale, interrompe l’uniforme striscia di verde costituita dalla pineta che qui è rigogliosa anche se abbandonata a sé stessa e depositaria di rifiuti di ogni tipo.

    Più avanti, non appena si entra nel Comune di Battipaglia, compaiono i segni dell’intervento umano: spiagge recintate, alberghi malmessi, depositi di spazzatura, parcheggi incustoditi d’inverno e impraticabili d’estate per la folla di gente che si riversa sul litorale, soprattutto in località Spineta.

    Più avanti la pineta si dilegua, la spiaggia si assottiglia ed ecco che si giunge alla foce del fiume Tusciano.

    Da qui in avanti comincia tutta un’altra storia … quella dell’occupazione sistematica del litorale da parte di chi ha avuto concessioni demaniali ed edilizie per realizzare ogni tipo di insediamento destinato al turismo balneare, divertimenti ed anche privato. L’unica concessione all’uso pubblico è stata la realizzazione della pista ciclabile che, in questo tratto, assume un aspetto percorribile come ce ne sono in ogni altra città che si rispetti: è situata a monte degli stabilimenti balneari e ogni altra costruzione concessa a ridosso della spiaggia che, per la verità, è poco più di una striscia che, d’estate è affollatissima.

    Il lungomare di Pontecagnano va a congiungersi con quello di Salerno pur interrompendosi all’altezza del nuovo porto turistico “Arechi” sia a Mercatello.

    È in questa e con questa dimensione che si dovrà confrontare l’Arch. Boeri per dare un senso al mega intervento di rifacimento del litorale Salerno Sud.

    Saprà sanare ferite ultradecennali? Potrà spazzare via ciò che è abusivo e organizzare meglio quello che il tempo ha fatto diventare indispensabile? Troverà il modo per aprire varchi dove ci sono barriere? Sceglierà di stare dalla parte di chi per troppo tempo si è visto negare il diritto dell’accesso al mare? Indicherà un metodo per mettere a “reddito” sociale la fascia verde costituita dalla pineta? E soprattutto, riuscirà a convincere che le risorse pubbliche, questa volta, saranno impiegate per dare un senso a tutto ciò che un senso oggi non ce l’ha?

    L’opinione pubblica di chi vive nelle città situate monte lungo i 50 Km di costa lo potrà constatare direttamente perché, da sempre, hanno subito limiti alla propria libertà di movimento che sono anche una vera e propria appropriazione indebita del suo diritto di vivere a pieno il territorio al quale loro sono stati destinati.

    Buon lavoro all’Arch. Stefano Boeri e buona fortuna a noi.

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