Per il secondo anno mi sono sentito ‘investito’ dal dovere di partecipare al raduno nello slargo sottostante alla cappella della Madonna del Vivo, a mezza costa del monte Motola.
L’evento, organizzato da don Ernesto, parroco di Piaggine, Sacco e Villa Littorio, ha visto aumentare la partecipazione dei parrocchiani affidati al giovane parroco che traduce in fatti gli insegnamenti cristiani della fratellanza nella fede che tracima nel sociale.

Infatti, don Ernesto non perde l’occasione per ricordare ai presenti di dividersi dai familiari per riunirsi con altri parrocchiani provenienti da comuni diversi: lo scopo dell’evento è quello di condividere il cibo e, contestualmente, aprirsi a nuove conoscenze con le quali confrontarsi…
La giornata di domenica 5 luglio si presenta luminosa e calda. Infatti le altre temperature sviluppatesi nell’ultimo periodo di giugno e inizio luglio ha trattenuto a casa molte persone anziane dei tre paesi.

Parto alle 9:30 da casa, in via G. Ricci, per raggiungere a piedi il pianoro del “Vivo”.
Sulla strada c’è il cimitero e decido di fermarmi per un gesto di saluto a chi non c’è più …
Il sole è già alto e la temperatura è in media con quelle che caratterizzano l’estate “rovente” del 2925; affronto il primo tratto in salita che mi porterà in quota a circa 1000 metri dove il panorama si apre sulla Valle del Calore fino alla Piana del Sele.
Piante di ulivo e quercia concedono zone d’ombra che allietavano lo sforzo di salire. La fontana situata all’inizio della strada del Vivo è “sequestrata” da una pompa che devia l’acqua in una vasca approntata in un terreno vicino per abbeverare gli animali … mi avvicino per rinfrescarmi docciando abbondantemente.
Sulla strada c’è il cantiere dell’impresa che posa i tubi del metano che provengono dal Vallo di Diano. Chi si sposta a piedi o con mezzi motorizzati sa bene che questo lavoro ha prodotto, nell’immediato, danni irrimediabili alle strade asfaltate: lo scavo, anche se ricoperto con sabbia e pietre, ha sfregiato il poco di asfalto che consentiva un minimo di percorribilità motorizzata.
Il sole che si è alzato perpendicolarmente alla strada “falcia” ogni possibile ombra. In cambio, un refolo di brezza comincia a risalire verso il versante Sud del monte Motola.

Quando incrocio l’imbocco del sentiero, che taglia obliquamente la costa “pelata” della scarpata e porta direttamente al pianoro della Madonna del Vivo, la corrente d’aria si fa più consistente. Il pietrame, che copre diffusamente il sentiero che s’inerpica sul costone della montagna “raccomanda” di prestare molta attenzione; mi torna utile il bastoncino che ho portato con me proprio in funzione della salita e, soprattutto, della discesa che affronterò nel pomeriggio.
Il sentiero sbuca proprio sul piazzale antistante l’ingresso della chiesetta che è aperta alle visite dei pellegrini. Mi fermo ad ammirare i monti situati a Sud verso il Cilento interno: di fronte c’è il monte Cervati, più a destra il monte Cervatello e Cavallo; scivolando verso il mare si vede svetta il monte Chianiello e poi il monte Soprano; la vasta pianura del Sele libera lo sguardo fino alla Costiera Amalfitana. I monti Lattari fanno da controcanto ai Picentini e a quelli dell’Irpinia. Poi si alza decisa la catena degli Alburni che contrasta il cielo fino ai passi della Sentinella e del Corticato. Qui la cresta del Motola, che è occultata alla vista, comincia a prendere forma e ci riporta al pianoro del “Vivo”. Oltre ai monti dove siamo di casa, ecco che si notano sia il Monte Gelbison (Sacro monte) sia il monte Stella … con un po’ di fantasia, si può notare la sagoma massiccia del monte Bulgheria, oltre il quale c’è Camerota e Centola con le loro perle “marine”.

Scendo sul pianoro a salutare i primi arrivati, lo staff che ha già sistemato tavoli e panche per accogliere i “pellegrini” della socialità chiamati a raccolta da don Ernesto. La cucina e il punto informazione è già in piena attività. Le bambine e I bambini, ancora un po’ timorosi, già corrono sull’erba ben rasata.
Il grosso dei partecipanti arriva a ridosso di mezzogiorno quando anche il parroco fa il suo ingresso sul prato, prende in mano il microfono e “detta” le “condizioni” da rispettare per la piena riuscita dell’evento enogastronomico e sociale: “non siamo qui solo per mangiare, ma soprattutto per aprirci agli altri che non conosciamo o per riconoscere chi non vediamo da tempo …”
I tavoli sono apparecchiati per accogliere 12 persone, pertanto le tre comunità potranno integrarsi senza “sciogliere” i “rapporti familiari”.
Al tavolo dove sono seduto con Gina, Giuseppe con la moglie, c’è Alba e Angelo di Piaggine; Marcello, Enza, Valentino e Margherita, di Villa Littorio; Maria Grazia, Massimo e Gennaro di Sacco.
Per tutta la durata del pasto al nostro tavolo non c’è stato un momento di “tregua” oratoria … ogni argomento messo sul tavolo ne richiamava un altro come le pietanze che sfornavano gli addetti alla cucina allestita di fianco a noi.
Don Ernesto, controlla e dirige il traffico degli incaricati (4 per ogni tavolo) “a ritirare i piatti e servire ai tavoli…”
Un grande applauso saluta l’annuncio che sono oltre 500 i partecipanti al raduno … superando così i 450 presenti della 1^ edizione, a dimostrazione del fatto che Don Ernesto ha colto nel segno.
Siamo quasi al termine del pasto quando il cielo è coperto di nubi, qualche goccia comincia a cadere sui tavoli più scoperti, i tuoni si fanno più insistenti …
Io mi convinco che, se voglio tornare a piedi, devo avviarmi sul sentiero del ritorno …
Lascio i miei “convitati” e do loro appuntamento in un’altra occasione. Imbocco il sentiero scorciatoia che porterà a valle e, con molta precauzione, ritorno sui miei passi.
Intanto tuoni, lampi e scrosci d’acqua mi costringono a fermarmi più del dovuto … solitario mi chiedo se ho fatto bene ad azzardarmi a scendere da solo e a non dare retta a Gina che era arrivata in auto.
Raggiunta la strada mi avvio verso Piaggine di corsa, come da programma, e mi fermo solo quando trovo riparo dalla pioggia battente. Sono poche le automobili che mi sorpassano in discesa! Evidentemente al “vivo” la pioggia non è arrivata con la stessa intensità che a valle.
Quando arrivo in paese, risalgo per via Cesarea che si collega con via G. Ricci, nei pressi di casa mia. Il sole è tornato a dominare il paesaggio. Entro in casa, e mi vado a rannicchiare sul letto a rivedermi il “film” dell’evento intanto che divento preda del sonno rigeneratore …