‘Rofrano, alle radici della cultura cilentana: acqua, sentieri e sacralità’
di Augusto Lenza, ambientalista
Nel cuore più remoto del Parco Nazionale del Cilento, non lontano dal Cervati e poggiato sul lato est del Gelbison, si trova Rofrano, un piccolo borgo circondato da una delle aree più incontaminate e meno battute dell’Italia meridionale. La natura domina incontrastata e si esprime con la forza delle rocce, la bellezza dei boschi e il suono delle mille sorgenti.

La strada che collega Sanza a Rofrano, punteggiata da ginestre in fiore, è un breve ma spettacolare saliscendi che attraversa ambienti di rara bellezza tra faggete secolari, castagni e querce robuste in un continuo mutare di profumi e colori. Un preludio perfetto a un viaggio nella biodiversità e nella storia geologica del Cilento.
Ma è l’acqua la vera protagonista di questo paesaggio. A Rofrano ha origine il cosiddetto Faraone, una delle sorgenti più importanti dell’intera regione che alimenta l’acquedotto omonimo, la principale adduttrice del Cilento costiero.
La rete idrografica è uno scrigno di meraviglie carsiche e forre profonde. Il fiume Mingardo in questo periodo sembra quasi scomparire tra le gole di San Severino di Centola, riducendosi a un filo d’acqua, un fenomeno che dimostra quanto il paesaggio qui sia vivo e mutevole, scolpito dall’interazione tra acque sotterranee e substrati rocciosi.
Un’esperienza imperdibile per gli escursionisti è il sentiero Emmisi–Melaina, un percorso poco conosciuto ma straordinario per valore naturalistico. Tra forre profonde, cascate, cavità ombrose e vegetazione ripariale rigogliosa, si cammina in un mondo sospeso tra luce e roccia, dove ogni passo è un’immersione nel tempo geologico. Il “fiume Emmisi” è in realtà il nome con cui viene comunemente chiamata la Forra dell’Emmisi, una gola scavata dal fiume Mingardo nel Cilento. Questa forra, lunga circa 500 metri, è caratterizzata da pareti rocciose alte fino a 30 metri, che si affacciano su un corso d’acqua incassato. La fitta vegetazione che la ricopre, con alberi che crescono lungo le pareti, crea un ambiente suggestivo, dove la luce fatica a penetrare.

La forra dell’Emmisi è un’area di grande interesse naturalistico e paesaggistico, situata nei pressi dell’abitato di Rofrano. Il fiume, nel corso di millenni, ha modellato la roccia, dando vita a questo canyon, che rappresenta un esempio di come l’erosione fluviale possa creare forme spettacolari.
La varietà litologica è ampia: arenarie, sabbie compatte e dolomie caratterizzano le valli modellate dal Cervati, contribuendo alla formazione di ecosistemi unici e di notevole interesse geobotanico.
Le stesse montagne influenzano il microclima delle aree costiere, creando condizioni favorevoli per una biodiversità ricchissima. La natura nella zona rofranese è da ascoltare, da percorrere con lentezza, qui l’acqua e la pietra raccontano storie millenarie. Lungo il sentiero dell’Emmesi scorgo le antichissime ‘calcare’, fornaci utilizzate per la produzione di calce viva, ottenuta dalla cottura della pietra calcarea. Assomigliano a torri cilindriche, con un’apertura per la legna e un vano per la cottura delle pietre.

Anche l’impronta dell’uomo, seppur discreta, lascia il segno. La chiesa della Madonna di Grottaferrata, più volte franata e sempre ricostruita, testimonia la resilienza della comunità di fronte alla forza instabile del territorio. E il ricordo spirituale di San Nilo di Rossano, legato alla tradizione bizantina dell’area, permea ancora questi luoghi di un’aura ascetica e arcaica.
Fra gli itinerari culturali e religiosi si segnalano il sentiero dei Monaci, antica via che collegava il borgo ai cenobi di Policastro e San Giovanni a Piro e la Via Sacra del Monte Cervati, un percorso millenario di pellegrinaggio che unisce Rofrano al Monte Sacro. Fra le meraviglie naturalistiche la cascata dello Scanno del Fuoco, la Grava di Vesalo e l’Affondatore di Vallivona sono mete suggestive per escursioni all’insegna della natura. Per info escursionistiche: get cultnatura di Rofrano.
Tra i simboli del paese, spicca una torre medievale con una casa attaccata alla base, un caso di sovrapposizione architettonica che racconta, più di tante parole, la stratificazione di tempi, culture e contrasti che caratterizza quest’area interna. Questo borgo è uno dei tanti che soffre il calo demografico e sarebbe utile, per contrastare la tendenza, introdurre nei nostri paesi semi deserti misure concrete come agevolazioni fiscali e un accesso più semplice a fondi dedicati. Strumenti di questo tipo potrebbero rappresentare una leva importante per attrarre nuove famiglie, sostenere le attività locali e incentivare chi desidera investire o tornare a vivere in paese.