In questa calda estate cilentana è uscito un pregevole volume fresco di stampa pronto ad accompagnarci in un viaggio alla scoperta di due illustri, e poco noti, poeti cilentani: Tiberio e Felice Testa, padre e figlio. “Scopo di questo lavoro è far conoscere due personaggi, figli di Santa Barbara di Ceraso, che hanno lasciato traccia, soprattutto sul piano politico -sociale, in queste terre in un delicato periodo storico tra il XVIII e il XIX secolo” scrivono i due autorevoli autori Vincenzo Di Gironimo (già docente di Storia e Filosofia, Dirigente scolastico e Direttore del Museo di Etno-Preistoria “A. Piciocchi di Napoli” e componente del Comitato Scientifico Nazionale del Club Alpino Italiano) e Vincenzo Guarracino (apprezzato poeta e critico letterario tra i maggiori esperti di Verga e Leopardi, fine traduttore dei classici latini e greci e dei poeti latini cristiani dei primi secoli).
La Presentazione del libro, pubblicato dal Centro di Promozione Culturale per il Cilento, porta la firma di Mario Testa, discendente diretto, con la sorella Luisa, dei poeti Tiberio e Felice, che ha svolto un fondamentale e impegnativo lavoro nell’archivio di famiglia, che consta di una vasta raccolta di componimenti (oltre 220 di Tiberio e 230 di Felice).
Vincenzo Di Gironimo ha tracciato un accurato profilo biografico di Tiberio Testa (1766-1846) e di Felice testa (1815-1875): Tiberio, amante delle belle lettere, avvocato e Giureconsulto, benchè viva lontano dai centri culturali, si fa ben presto apprezzare per i suoi componimenti e per le sue traduzioni, ed entra nella Reale Accademia delle Scienze di Napoli e dell’ Arcadia di Roma. Di Gironimo descrive con puntualità il turbolento periodo sociale, culturale e politico che scuote il Cilento e in cui si muove Tiberio, che “politicamente è un conservatore ed è strettamente legato alla casa reale borbonica”. E mentre nella Valle di Novi la borghesia terriera, a cui Tiberio appartiene, si scontra col ceto artigiano-mercantile emergente, “anche sul piano letterario va in crisi la poetica del Neoclassicismo arcadico, montiano”. Tiberio resta sempre fermo sulle sue posizioni. Nel periodo dei tumulti organizza truppe sanfediste, compone odi al re, inneggia alla fine dell’occupazione francese. Gli verranno confiscati beni per il suo attaccamento alla dinastia borbonica e lui, giurista affermato ma in ristrettezze economiche, si dedicherà molto ai componimenti: “Notevole è il suo interesse per Velia” scrive Guarracino, che nell’ appendice antologica riporta molti componimenti dedicati a Velia.
Felice nasce nel periodo di ristrettezze economiche del padre, che lo avvia agli studi classici e giuridici. Si laurea in Lettere e Filosofia a Napoli, vive il tumultuoso periodo dei moti, e si allontana presto dalle idee politiche del padre. Si trasferisce a Cicerale, ed è uno stimato docente. “Unitamente allo Stasi entra in polemica con i Romantici”; “Entra a far parte dell’ Arcadia di Roma”;”S’interessa di Paestum”; “Scrive sonetti e odi dedicati a Garibaldi”. Nell’ appendice antologica sono riportati, tra gli altri, vari componinenti dedicati a Garibaldi e a Paestum.
Vincenzo Guarracino analizza la poetica nel capitolo “Tiberio e Felice Testa poeti. Due episodi poetici in terra cilentana tra ‘700 e ‘800”. Descrive il contesto,tra ‘700 e ‘800, in cui “avviene impensabilmente qualcosa che dice che anche in certi ambiti così marginali può fiorire la Cultura e la Poesia”. Ceraso è il ‘teatro’ in cui si collocano padre e figlio,”due epoche e generazioni” che si scontrano. Guarracino analizza strofe significative, ne coglie gli aspetti metrici e metaforici, e di Tiberio dice: “la vena più fruttuosa della poesia di Tiberio Testa è quella che sgorga dalla sua privata quotidianità, contrassegnata spesso da dolente malinconia e delicati spiriti idilliaci, oltre che da movenze morali e anche severi interessi culturali”; e scorge in Tiberio un uomo dall’incrollabile lealismo, fedele ai suoi ideali, costi quel che costi, perfino al rischio dell’incomprensione col proprio stesso figliolo”. Del più vasto corpus poetico del figlio Felice scorge a livello stilistico un classicsmo inizio secolo “sulla linea, per intenderci, di un Monti, di un Giordani, di un Foscolo, perfino di un Leopardi prima maniera, anche se a livello contenutistico fortunatamente su una visione della vita e della storia ben differenziata da quella conservatrice e anche addirittura codinamente reazionaria del padre Tiberio. Con prese di posizione molto franche nei confronti del Romanticismo”. E circa la grande sensibilità musicale di Felice, Guarracino scrive che ” è in questa direzione, nella sua davvero notevole, se non prodigiosa, sensibilità musicale, che si possono individuare e segnalare i suoi meriti più significativi”.
Il volume “Tiberio e Felice Testa poeti da Ceraso al Cilento” ci fa fare un salto nel passato alla scoperta di due personaggi che sono stati protagonisti della storia politica e culturale di Santa Barbara e del Cilento, un padre e un figlio di cui non conoscevamo le vicende e che sono stati rappresentativi di due mondi che si sono scontrati. Il volume fa inoltre luce sul turbolento contesto storico-sociale di un territorio che, scopriamo, non era poi così isolato dai grandi centri del potere, un territorio solo geograficamente marginale e che è stato in grado di dare i natali a figure che hanno avuto grande rilevanza, lasciando la loro traccia nella Storia del ‘700 e dell’800.



