Castellabate tra passato, presente e futuro

Castellabate: "Qui non si muore"

Il Comune di Castellabate nell’arco di circa sessant’anni ha visto enormemente crescere la sua popolazione...

Cultura
Cilento giovedì 14 dicembre 2017
di Gennaro Malzone
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Castello dell'Abate © unico

Il Comune di Castellabate nell’arco di circa sessant’anni ha visto enormemente crescere la sua popolazione (dai seimila degli anni ’60 agli attuali diecimila) ed il suo tenore di vita, grazie alla oculata intraprendenza degli amministratori locali, ma soprattutto alle valide iniziative dei piccoli e medi imprenditori, che hanno impegnato risorse e capitali nella creazione di strutture turistiche e del tempo libero. Tutto cominciò nella primavera del 1954, quando la consistente flotta peschereccia locale fu provvista di un porto efficiente e sicuro (porto di San Marco), uno dei primi di tutto il Cilento. La pesca diventò, pian piano, un’attività redditizia per i proprietari dei pescherecci, ma soprattutto una fonte di guadagno di tante famiglie che alternavano il lavoro dei campi a quella della pesca. Nel frattempo l’amministrazione comunale con il contributo della Cassa del Mezzogiorno, riuscì di dotarsi di nuovi edifici scolastici, di case popolari e, risolse, almeno in parte, il problema dell’approvvigionamento idrico che affliggeva in particolar modo le zone marine. A San Marco nacque per la munificenza di Manlio De Vivo l’ “Istituto ONOG” per gli orfani di guerra, dotato di scuole di ebanisteria e di laboratori per meccanici e radiotecnici. A Castellabate, invece, l’Istituto “Conte Francesco e Virginia Materazzo”, dava ospitalità a circa trecento bambini, tra i cinque e dodici anni, provenienti dal territorio campano e dotato di due corsi completi di istruzione elementare. Queste due opere filantropiche permisero a molti abitanti del territorio di essere assunti come impiegati e addetti ai vari servizi. Poi, intorno gli anni ’60 – ’70, la limpidezza del mare, la salubrità dell’aria, l’ospitalità degli abitanti, attirarono in zona molte famiglie dell’hinterland napoletano in cerca di refrigerio e riposo durante i periodi estivi. Fu così che molti contadini si trasformarono in piccolo imprenditori turistici e delle vacanze all’aria aperta. Sorsero, quasi all’improvviso, villaggi turistici (zona Lago) tutt’ora ancora vitali, efficienti e dotati di ogni comfort. Si sviluppò così anche il settore edilizio; nacquero piccole imprese ed aziende edilizie, formati da contadini trasformatisi in carpentieri e muratori. Gli studi dei geometri, dei pochi ingegneri ed architetti del luogo sfornavano progetti edilizi in continuazione. Molti emigrati ritornarono dalle grandi città del nord Italia e dai paesi europei per ricostruire le vetuste abitazioni o per costruirne delle nuove. Il turismo di massa si riversò sulle nostre incontaminate marine insieme a famiglie orbitanti nelle organizzazioni camorristiche, che fecero scempio del territorio, anche con l’aiuto e sostegno o la connivenza dei responsabili della “Res Pubblica”. Nonostante la legge Galasso per le severe misure urbanistiche, i nostri litorali furono sommersi da fabbricati abusivi, privi di fognature e delle necessarie infrastrutture. Il piano regolatore, da più parti invocato, rimase una vana chimera. Fu quindi necessario provvedersi di un’efficiente e funzionale depuratore in contrada Maroccia, uno dei primi realizzati nel Cilento. Nel frattempo a Santa Maria e San Marco si sviluppò la cantieristica navale: dal piccolo gozzo dei maestri d’ascia alle grandi imbarcazioni in vetroresina. Invece, nella vasta pianura dell’Annunziata sorsero due grossi complessi industriali: “Zarotti”, dedita alla conservazione e commercializzazione dei prodotti ittici e la ditta “Fabbricino” rivolta alla vendita al dettaglio dei prodotti dell’ “Algida”. Entrambe offrirono, ed offrono tutt’ora lavoro a numerosi abitanti del posto. Migliorò enormemente anche il tenore di vita, fiumi di soldi si riversarono nel nostro territorio. La Cassa Rurale ed Artigiana, trapiantata da Castellabate a Santa Maria, vide enormemente aumentare il numero dei suoi soci e dei suoi azionisti, permettendo a contadini, ad artigiani a piccole imprese di migliorare le proprie aziende, di acquistare nuovi macchinari e di incrementar la produzione agricola e i lavori artigianali. Spuntarono ristoranti, pizzerie, alberghi, bar, luogo di ritrovo per la gioventù, discoteche e lidi balneari. Le migliori condizioni di vita permisero anche ai figli di contadini di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione. Infatti molti trovarono lavoro nel settore scolastico, nel campo edilizio, in qualità di geometri, architetti ed ingegneri, altri come impiegati nel settore pubblico, alle dipendenze dello Stato (poste, SIP e telecomunicazioni). Molti altri giovani preferirono continuare gli studi presso i conservatori di musica di Salerno e di Avellino, mettendo a frutto l’innata vocazione al canto e alla musica, tramandata dalla più che centenaria banda musicale di Santa Cecilia di Castellabate. L’amministrazione comunale provvide a dotare dei più elementari servizi (acqua, luce, strade, scuole) anche le più lontane e disabitate zone del territorio. Santa Maria fu resa più graziosa ed accogliente da un bellissimo lungomare, da un corso fornito di negozi e di vetrine alla moda, di una vasta piazza nei pressi della Casa comunale, di zone per la sosta ed il parcheggio. Invece la Cooperativa di autotrasporti “SMEC”, permise di avvicinare con varie linee giornaliere tutte le località del territorio, favorendo le comunicazioni ed i commercio. A San Marco il 1983 un’intera necropoli romana fu riportata alla luce mediante una sistematica campagna di scavi, ma l’ingordigia degli uomini e la poca oculatezza degli amministratori rese inutile quell’immensa risorsa occupazionale, turistica e culturale. A Santa Maria la ottocentesca Villa Matarazzo con il suo vasto parco fu acquistata dall’allora Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano ed affidato in comodato d’uso al comune. Oggi la Villa ha subito un’ulteriore restauro, mentre il suo parco è stato attrezzato di un orto botanico, di un acquario, e di un futuro centro di studi sulla biodiversità terrestre e marina. E’ un’ulteriore occasione di sviluppo sociale, economico e culturale. Nel borgo medievale, invece, di Castellabate, grazie all’interessamento e all’opera di Monsignor Alfonso Maria Farina, fu riportata all’antico splendore la chiesa parrocchiale, divenuta in seguito Basilica Pontificia Minore, furono restaurate le opere pittoriche di notevole interesse artistico. Oggi un moderno ed attrezzato museo di arte sacra raccoglie opere pittoriche, paramenti ed oggetti sacri custoditi originariamente nell’antico luogo di culto. Una fornita biblioteca comunale, con una sezione dedicata alla storia locale e alla conservazione di documenti e libri rari inerenti la storia e le tradizioni della regione Campania, rappresenta un luogo di dialogo, di conoscenza e di grande spessore culturale. Si diede inizio al rifacimento del medievale castello. Ma un’incomprensione tra i vari tecnici, la ditta appaltatrice, il Comune e la Badia di Cava dé Tirreni, proprietaria del maniero, procurarono una serie di inchieste giudiziarie che paralizzarono i lavori per moltissimi anni. Alla fine degli anni ’90 fu restituito alla comunità per iniziative culturali, artistiche, musicali e teatrali, pur suscitando polemiche e mal contento per le opere di ristrutturazione effettuate. Infine la bellezza del borgo, delle sue caratteristiche stradine sono state di recente immortalate dalle riprese cinematografiche di “Benvenuti al Sud”. Frotte di turisti, carovane di pullman, anche durante i fine settimana invernali, si aggirano tra vicoli lastricati alla ricerca della ormai piazzetta, del suo ufficio postale e della targa “Qui non si muore”. Mentre il vecchio urbano si spopola nuove abitazioni sorgono lungo la strada provinciale di accesso al borgo. Oggi Castellabate è un ridente borgo medievale, e con le sue splendide marine di Santa Maria, San Marco, Ogliastro e Lago, con la sua mitica isoletta della sirena Leucosia, con le due vaste aree naturalistiche e paesaggistiche (Licosa e Tresina), la sua area marina protetta, è un luogo dell’incanto, riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, insignito varie volte di bandiera blu e premiato da Lega Ambiente con le sue caratteristiche vele, da conservare e tutelare. Il soggiorno dei turisti è reso ospitale, divertente, rilassante e formativo mediante il valido e variegato programma di manifestazioni, curate e allestite dall’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune e al rispettivo Ufficio Turismo e Cultura del Comune, ma anche grazie alle iniziative delle moltissime associazioni culturali presenti nel territorio.

Tra i problemi più urgenti da risolvere restano:

La realizzazione di un attrezzato parcheggio per autobus e vetture per Castellabate capoluogo;

La realizzazione di una funzionale funivia di collegamento tra Santa Maria e Castellabte;

La creazione di un polo scolastico con l’istituzione di un liceo linguistico e di un istituto per operatori enogastronomici;

La creazione di un ordinato e scientifico piano commerciale per tutto il territorio;

La realizzazione di un parco di divertimento per i bambini e per il tempo libero;

Il ripristino di tutti gli antichi sentieri e delle torri costiere;

La creazione di una sala cinematografica e teatrale, di un centro studi di valenza universitaria per la conoscenza e la diffusione dell’opera dei benedettini e del codex cavense;

Il ripristino e la valorizzazione dell’antico monastero di San Giovanni a Tresino;

L’utilizzo di Castelsandra per lo studio e la ricerca sulle malattie cancerogene;

La creazione di un mercato ittico e agricolo al chiuso;

La creazione di piccoli laboratori artigianali e botteghe nel centro medievale di Castellabate ed il ripristino delle facciate a pietra locale delle abitazioni;

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