Un imprenditore serio, riservato, capace di fare squadra. Capaccio Paestum perde un uomo che ha creduto nella collaborazione e nello sviluppo turistico del territorio.
Michelangelo Tamburrino ha lasciato un mondo impregnato di turismo, costruito giorno dopo giorno con passione e sacrificio. Ha trasformato la sua vocazione in impegno concreto, dedicando la sua vita a rendere viva e accogliente la struttura che aveva ereditato, insieme al cugino Michele – anche lui scomparso prematuramente – dai loro genitori rientrati dal Venezuela.

Investirono a Paestum i loro risparmi per ricominciare una nuova esistenza, non propriamente nella terra dei padri, ma certamente in un luogo che avrebbe restituito loro soddisfazioni e riconoscimenti.

Michelangelo era profondamente legato all’hotel “Le Palme”, la struttura che lo ha visto protagonista, quasi ininterrottamente, nel campo del turismo per circa mezzo secolo. Era fiero del risultato raggiunto: una clientela affezionata, in gran parte proveniente dalla Germania, e un nome che negli anni era diventato sinonimo di accoglienza e affidabilità .
Era sempre in prima linea quando si trattava di dare una scossa al settore turistico di Paestum, sia sul fronte dell’accoglienza sia su quello dei servizi. “Le Palme” completava la propria offerta con il lido omonimo, e grande fu la sua gioia quando il lungomare di Paestum venne finalmente realizzato, dopo decenni di promesse rimaste solo parole.
Ho conosciuto la famiglia Tamburrino in occasione della fondazione del Consorzio Paestum In. Michelangelo fu tra i piĂą convinti sostenitori del progetto: credeva nella necessitĂ di creare uno strumento operativo che consentisse agli albergatori di Paestum di parlare con una voce sola, dopo aver condiviso scelte e strategie.
Durante le riunioni preparatorie non fece mai mancare il suo stimolo ad andare avanti, anche quando l’impresa sembrava disperata e la cultura della collaborazione appariva, alle nostre latitudini, ancora troppo fragile rispetto all’individualismo.
Entrò a far parte del Consiglio di Amministrazione e non mancò mai alle convocazioni, portando idee, proposte e mettendo sul tavolo la propria disponibilità di tempo per provare ad andare oltre la frammentazione in cui versava il settore.
Era il 2008, in piena crisi dei rifiuti, quando diede inizio alla grande avventura associativa che piantò, nel terreno arido del turismo pestano, il seme della collaborazione: l’idea che solo unendo le forze si potessero stimolare Comune, Provincia e Regione a migliorare i servizi ai cittadini e, insieme, la capacità di attrazione turistica di Capaccio Paestum.
La moglie Luisa, i figli Giancarmine e Gianfranco, e la mamma Antonietta oggi piangono un uomo che ha sempre messo la famiglia al primo posto. Capaccio Paestum vede oggi impoverito il proprio tessuto turistico per la perdita di un imprenditore che aveva ancora molto da dare in termini di idee, visione e capacitĂ di attrarre e accogliere nuove generazioni di turisti, soprattutto dal Nord Europa.
Anche il consorzio degli operatori turistici Cilento Incoming perde un uomo leale, propositivo, capace non solo di promettere ma di fare, e di dare seguito concreto agli impegni presi.



