Di Antonio Sarraino
San Paolo, Buenos Aires, New York, Melbourne, Montevideo, Monaco di Baviera, Zurigo, Nizza, Londra … a tutti ricorderanno grandi città in giro per l’Europa e per il mondo, a qualcuno faranno riaffiorare alla memoria ricordi legati ad un nonno, ad uno zio, ad un lontano cugino che decise di lasciare l’Italia per inseguire un sogno.

Nel corso degli ultimi due secoli sono stati milioni gli italiani che hanno deciso di lasciare il nostro Paese con la speranza di crearsi una vita migliore.
Potrei elencare varie cifre di stime e censimenti di enti comunali, regionali, statali … ma quello che davvero conta è che dietro ad ogni numero c’è una persona ed una storia da raccontare.
Ho pensato dunque di narrare alcune di queste vite, iniziando da quella di Antonio Oristanio.
Antonio nasce a Felitto il 4 febbraio 1929, primo dei sei figli di Nobile e Maria Elena Minella.
Il padre è un agricoltore, che tra il 1936 ed il 1945 partecipa prima alla Campagna di Abissinia e poi è impiegato sul fronte Nordafricano durante la Seconda Guerra Mondiale. La situazione economica della famiglia, anche a causa della lunga assenza di Nobile, è molto precaria.
Dopo aver svolto l’anno di leva militare obbligatoria a Bari nel 1950, Antonio ritorna a Felitto e il 2 ottobre 1952 sposa la giovane Stella Vilardi.
Nell’agosto del 1953 al neonato nucleo familiare si aggiunge un nuovo arrivato, il piccolo Nobile. La situazione finanziaria si complica, così Antonio decide di accettare la chiamata di suo fratello Giuseppe, già in Brasile da alcuni mesi, per cercare una vita migliore.
Arriva in terra verdeoro il 24 giugno 1954, precisamente nel porto di Santos, dopo quindici giorni di viaggio sulla nave Conte Grande con solo una valigia e tanta nostalgia di sua moglie e del suo figlioletto.
Dopo aver lavorato per alcune settimane come venditore ambulante di sfogliatelle, trova impiego nella fabbrica Ramenzoni, una impresa produttrice di cappelli molto alla moda nel periodo del secondo dopoguerra.
Grazie al nuovo lavoro, il 9 giugno 1956, la famiglia si riunisce, nell’ottobre del 1958 nasce il secondo figlio Giuseppe, che poi diventerà un affermato attore tanto al teatro quanto al cinema e, successivamente, nel 1963 si aggiunge alla famiglia Oristanio la prima femminuccia, Maria Teresa.

Nel 1975, la Ramenzoni fallisce ed Antonio è costretto a cercare un nuovo lavoro.
Decide di visitare per alcune settimane l’Italia …
Quando ritorna in Brasile trova impiego in una impresa di distillazione di prodotti chimici, nella quale lavora fino alla pensione. Ritorna diverse volte in Italia, in particolare nel 1985, nel 2001 e nel 2012, quando porta i suoi nipoti Lucas e Pedro a conoscere la sua terra natale. Nel giugno 2023, all’età di 93 anni, decide di ritornare per un’ultima volta a Felitto, accompagnato dai suoi figli.
In occasione di questa ultima visita ebbi il piacere di fargli un’intervista, poi pubblicata su youtube “I FIGLI DELL’ITALIA in Brasile”, nella quale si parlava della situazione dei migranti italiani in Brasile. Nel corso dell’incontro, Antonio continuava a sottolineare la meravigliosa accoglienza, priva di pregiudizi, che gli era stata riservata in quella nazione.

Antonio Oristanio si è spento il 17 maggio dello scorso anno. Questo articolo vuole essere un omaggio a lui e a tutti quegli uomini coraggiosi che decisero di abbandonare la propria terra verso un futuro ignoto.
Concludo riprendendo delle parole da lui scritte nel libro autoprodotto “Piccola Storia-Pequenas histórias” :«A presença do amor na convivência humana torna a vida mais bela» («La presenza dell’amore nella convivenza umana rende la vita più bella»).