
Un ricordo del giurista e innovatore che ha trasformato idee in opere duratureTracciare un ricordo dell’avvocato Franco Chirico, scomparso ieri, é un’impresa ardua per la vastità di argomenti da raccontare lungo la sua esistenza di oltre novanta anni, a cavallo tra due secoli.
Materia abbondante per scrivere dei libri, più che un semplice articolo.
Si sprecano gli elogi ed i ricordi della sua figura, con qualche scivolone verbale dettato dalla retorica del momento e dalla non adeguata comprensione della sua esatta dimensione.
Definirlo visionario, non sembra una rappresentazione corretta della sua storia, in quanto è stato un meraviglioso costruttore di infrastrutture, riuscendo a realizzare una serie incredibile di opere idrauliche, energetiche, stradali, fondazioni culturali, fino ad un istituto di credito cooperativo.
Una mente fattiva e concreta che non ha coltivato utopie o sogni irrealizzabili, misurandosi con un territorio povero di risorse economiche e professionali.
La sua vicenda iniziò tra la fine degli anni ’50 ed i primi anni’60.
Era ancora un’epoca che faticava a scrollarsi di dosso l’eredità dell’aristocrazia terriera, delle rendite parassitarie.
Era il Cilento dei “Don”, quello dei notabili circondati più che da un alone di rispetto, da una sorta di timore reverenziale dovuto alla sottomissione economica e culturale di vasti strati della società, quali i contadini, gli artigiani, gli operai.
Franco Chirico, pure essendo espressione di un mondo rurale, non ebbe mai complessi di inferiorità, riuscendo a farsi strada con la tenacia e l’orgoglio delle idee, frutto di quel piglio caratteriale che lo ha accompagnato in tutta la sua esistenza.
Grazie alla sua caparbietà riuscì a fare breccia tra i consorziati, emarginando gli esponenti di quel vecchio mondo di galantuomini, puntando sulla crescita e lo sviluppo, senza guardare al consenso ed al potere fine a se stesso, portandolo negli anni successivi a confliggere con alcuni esponenti politici, attratti in maniera ossessiva dai suoi successi, tentando più volte di scalzarlo, per impadronirsi dei gioielli che aveva creato.
Queste prerogative sono state la sua stella polare, riuscendo a far nascere tante creature che hanno innervato di servizi e di benefici un territorio vasto.
La vera Politica, quella con la “P” maiuscola, capì il suo valore, gli diede i mezzi per riuscire in queste imprese, nonostante fosse un giovane e sconosciuto avvocato di provincia. In primis il Ministro democristiano Fiorentino Sullo, letteralmente sfiancato dalle insistenze di questo irriducibile e testardo cilentano, che arrivò letteralmente ad appostarsi in auto di notte per riuscire a strappare un appuntamento.
Non è un luogo comune l’affermazione che dietro i successi di un uomo c’è sempre una grande donna.
Esempio calzante nella vicenda professionale di Franco Chirico, trovando nella moglie Rosa Itri una validissima ed insostituibile partner di studio. Avvocatessa di successo, donna di intelligenza vivace, consigliera preziosa, che seppe stemperare certi eccessi caratteriali del marito, costituendo insieme una coppia solida ed affiatata.
Indubbiamente Franco Chirico è stato un protagonista assoluto nella storia degli ultimi cinquant’anni nel Cilento. Ed è verosimile che la sua figura sarà oggetto di studi e di ricerche che ne approfondiranno la cifra, mettendo a fuoco le sue intuizioni lungimiranti e la capacità di realizzarle, in primis nella gestione delle acque, con usi disparati, per scopi irrigui, energetici, ambientali con la creazione di un’oasi, fino alla potabilizzazione.
Colpiva per il magnetismo del suo sguardo che sembrava emettere una luce, attraversando l’interlocutore come un laser.
Era il suo modo di sondarlo e di pesarlo.
Parlava di tutto e con tutti, era curioso ed assorbiva le idee come una spugna, per poi trasformarle in progetti. A volte questo sguardo sembrava diventare assente. Ma era solo apparenza, perchè mentre parlava e ascoltava, rielaborava i contenuti della conversazione proiettandosi già nel futuro.
Di queste conversazioni sono stato felicemente testimone negli incontri mattutini sotto al suo studio a Salerno, quando arrivavo in treno alle 8 e lui mi concedeva di unirmi alla sua pausa caffè, avendo iniziato a lavorare già alle 6 del mattino!
Lui Presidente di vari Consorzi e della Banca del Cilento, si informava sui criteri organizzativi e gestionali dell’azienda dove lavoravo.
Non una semplice curiosità, ma uno modo di confrontarsi per capire se c’erano margini di miglioramento in quello che faceva.
Uno stakanovista, un vulcano di idee, a cui piaceva attingere anche da mondi diversi ed apparentemente distanti.
Uomo di legge, che amava circondarsi di ingegneri, di tecnici e di manager. Sapeva capire meglio di tutti il mondo dell’agricoltura,con una proiezione avanzata verso la crescita del turismo, dello sport e delle reti.
Uno dei suoi ultimi progetti il Parkway Alento è la sintesi della sua capacita di mettere insieme sviluppo sostenibile, ambiente, viabilità, in una sorta di polo intermodale all’interno del Parco Nazionale del Cilento.
Se solo la politica di oggi si accorgesse, seppure tardivamente, della grandiosità dei suoi progetti, non dovrebbe indugiare un secondo e continuare a sostenere queste opere.
Il modo migliore di rendere omaggio ad uno straordinario innovatore cilentano, pioniere di sviluppo e realizzatore di opere strategiche.
L’unica personalità contemporanea che è riuscita ad incidere positivamente sui destini del Cilento, lasciando un segno indelebile e duraturo



