Risorse e idee ce ne sono! Con la buona volontà si potrebbero riaprire e mettendoli in relazione
Decine di musei, molti dei quali dedicati a personaggi storici o artistici, altri ancora sono dedicati alla natura … per non parlare di quelli multimediali!
Insomma, sono tutti in “sonno” … un letargo nel quale sono sprofondati nel corso degli ultimi 20 anni e che con l’avvento del Covid19, sembra diventato definitivo.
L’ultimo segnale di esistenza in vita si può rintracciare durante “Expo e territori”, evento immaginato e realizzato dal Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni nel 2015 a latere del grande evento che si consumò a Milano e che richiamò milioni di persone da tutto il mondo.

In quella occasione, all’interno di palazzo Mainenti, aperto finalmente in quella occasione dopo i lavori di ristrutturazione, fu creato uno spazio proprio nel tentativo di richiamare l’attenzione sui musei minori che nei piccoli borghi erano stati un tentativo di vitalità culturale che voleva caratterizzare la vita delle comunità che pure avevano investito risorse economiche e umane, e riposto speranze di rilancio culturale ed anche di attrazione turistica.
A distanza di 7 anni da quella iniziativa, il lento declino si è trasformato in un vero e proprio smottamento verticale che ha trascinato con sé ogni speranza di ripartenza.
In quell’occasione esposero a Palazzo Mainenti Il Museo della civiltà contadina di Moio della Civitella e di Castel San Lorenzo, il Museo Etno-botanico di Vallo della Lucania, il Museo Mida, Il Museo Naturalistico di Corleto Monforte, il Museo Paleontologico di Magliano e il Museo vivo del Mare, gli ultimi due nati dopo Expo 2015, presso il centro della Biodiversità a Vallo della Lucania: quello naturalistico (una sezione di quello di Corleto Monforte) e quello multimediale del Parco … in tutto nell’area del parco ce ne sono più di 30.
Tutti furono chiamati (vedi elenco nella scheda), pochi risposero all’invito. Era già un segnale di “disfacimento” strutturale di qualcosa che, nella grande maggioranza dei casi, non aveva radici né era stata data loro continuità operativa con un’attività di sensibilizzazione sia all’interno delle piccole realtà situate nell’area vasta compresa nel perimetro del Parco.
Furono messi in atto solo dei tentativi astratti e senz’anima tesi semplicemente alla fase inaugurale e in rare occasioni di feste e sagre in grado di attirare “gente” nei paesi.
Fino a quando anche questi sporadici tentativi si sono estinti come la voglia di cercare soluzioni.
Eppure, come nei casi dei musei citati sopra, in alcune realtà sono state trovate soluzioni congrue in grado di mantenere viva la capacità attrattiva delle esposizioni permanenti perché le strutture operative messe in campo in modo permanente hanno agito sia nel versante dell’ammodernamento sia in quello della comunicazione e promozione nei confronti dei potenziali visitatori: soprattutto scuole.
Altri, come il Museo di Arte Sacra diocesano, l’Antiquarium del sito Monte Pruno di Roscigno, il “Virtuale” di Caselle, l’”Archeodromo” di Monte San Giacomo … giacciono nel silenzio nel quale sono stati abbandonati.
Per il “Museo Narrante di Gromola” e quello “Vichiano” di Vatolla ci sarebbe da scrivere articoli a parte per descriverne la loro breve sia pur significativa storia: il primo, aperto, inaugurato e visitato in modo continuo dando anche risalto al vicino sito archeologico di Hera Argiva alla foce del fiume Sele, invaso dalle acque per ben due volte e mai più riaperto; il secondo, avviato ad un futuro glorioso grazie a importanti finanziamenti avuto dal Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni che vi insediò anche la sua biblioteca ufficiale, oggi è lasciato nel suo “splendido isolamento”.
La pandemia del Covid19, con la sua drammatica dirompenza che ha imposto la chiusura di tutto ciò che richiamava pubblico, ha messo la pietra tombale su ogni velleità di “ripartenza” togliendo dall’imbarazzo chi non aveva saputo o voluto affrontare la problematica essenziale: come valorizzare e mettere a reddito “culturale” gli investimenti economici e di passione fatti da enti pubblici e da tanti operatori volontari nei momenti che ne hanno consentito l’apertura.
Il letargo dei musei situati nei piccoli borghi, e non solo, del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni si avvia a diventare sine die.
In Italia esistono anche altre realtà, soprattutto nelle aree interne, che hanno lo stesso problema.
In molti casi si preferisce attendere che “accada qualcosa” di miracoloso, in altre le sensibilità verso queste ed altre problematiche sono più alte e ci si mette in “cammino” per poter valorizzare ciò che si ha.
Per esempio esiste il progetto “Revelia” che “permette l’accesso a luoghi culturali su prenotazione” (vedi scheda a lato). Le risorse ci sono, in quanto 51 comuni dell’area Parco hanno avuto un sostanzioso finanziamento proprio per aiutare start up di giovani che abbiano come obiettivo il rilancio e valorizzazione di ciò che esiste nei piccoli comuni delle aree interne.
Ci sarebbe bisogno di un coordinamento da parte di un ente sovra-comunale per dare un senso compiuto ad un progetto del genere e farlo partire affidando a giovani che abbiano voglia di fermarsi a vivere o di venire a vivere (perché no?) in uno dei tanti comuni del Parco.