Un richiamo quasi ancestrale mi porta nella Valle Delle Orchidee di Sassano e Monte San Giacomo nel Vallo di Diano … il motivo è quello di passare una giornata nella natura per assaporare, ancora una volta, il “bello” che ha fatto grande il nome del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA).

Da quando la ricerca e la catalogazione sulle orchidee che, spontaneamente, spuntano nelle valli situate alla base del versante nord del monte Cervati, fatta dal Dott. Nicola Di Novella e dei figli Riccardo e Diego, l’ente parco ha investito risorse economiche ed umane per rendere alle 263 sottospecie di orchidee, ibridi e variabilità presenti nella Guida Illustrata delle Orchidee Spontanee della Valle delle Orchidee un “servizio” al “genere umano”.
Anche il PNCVDA ha fatto un investimento importante nel comune di Sassano: ha realizzato l’Ecomuseo della Valle delle orchidee e antiche coltivazioni. Si tratta di una struttura “ubicata in uno chalet immerso nella natura a due passi dalla Valle delle Orchidee, il Museo intende principalmente costituirsi come una emeroteca delle orchidee spontanee, della flora spontanea, del paesaggio e delle attività dell’uomo rurale”.
La curiosità di entrare nell’Ecomuseo mi porta a Sassano in una delle tre giornate dedicate proprio alla Valle delle orchidee, il 30 maggio e 1-2 giugno del 2025.
Arrivo nel Vallo di Diano da Piaggine passando per il passo del Corticato. Durante la discesa verso Teggiano, le ginestre fiorite fanno sentire il loro profumo e, soprattutto, esaltano il declivio che scende verso l’altopiano del “Vallo” punteggiando di un “giallo” il versante nord nel pieno della sua fioritura.
Questo tratto di strada fa parte del tracciato della Via Istmica che collegava Paestum a Sibari (e viceversa) in tempi lontani; nel 2024, ho ripercorso quel tracciato con Ginetta ed altri, occasionali, compagni di viaggio.

Costeggio il lato sud del Vallo di Diano percorrendo la strada pedemontana fino a Silla di Sassano. Qui inizia la salita che porta al capoluogo, superato il quale, sulla sinistra c’è la chiesetta della “Madonna del Carmine”.
Proseguendo verso la nostra destinazione, Ginetta mi indica il cartello che preannuncia che siamo nei pressi dell’Ecomuseo della Valle delle Orchidee e antiche coltivazioni …
Percorriamo a piedi la stradina di accesso e arriviamo davanti alla cancellata che “protegge” la bella struttura costruita secondo i migliori dettami per renderla fruibile a tutti.
Purtroppo è chiusa, per cui è impossibile poter entrare nell’ecomuseo e “godere” della “messa in scena” di un pezzo importantissimo della natura che, al contrario, sa farsi apprezzare in ogni ora del giorno e della notta …
È evidente, però, che la struttura è chiuso al pubblico da tempo perché le erbacce hanno preso d’assalto il piazzale, mentre la vegetazione la sta accerchiando dagli altri tre lati … quando si tratta di strutture realizzate con fondi dell’ente Parco del Cilento, Vallo di Diano, Alburni, la sequenza della loro vita è la stessa: ideazione, progettazione, richiesta fondi, bando di gara, assegnazione dei lavori, realizzazione dell’opera, inaugurazione, affidamento al comune in cui è ubicata … infine abbandono per mancanza di risorse umane ed economiche per attivarne la fruizione con la messa a “reddito” sociale, prima che economico!

Il nostro viaggio prosegue verso la Valle delle Orchidee che, puntualmente e in ogni primavera, fiorisce e mette in scena lo spettacolo della natura. Cavalli al pascolo si raggruppano e si separano in base alla “sete” e alla “fame”; incuriositi da elementi estranei che entrano in “scena” nel paesaggio di cui essi sono i principali fruitori, sollevano il capo e osservano “disinteressati” il loro andare.
La giornata è bellissima, l’aria è fresca nonostante il sole sia allo zenit; il Cervati mostra la sua “cresta pelata” che si erge al di sopra della faggeta che ne disegna i contorni … la nostra escursione volge al termine.
A rompere la monotonia dei nostri passi, arrivano tre ciclisti che ridiscendono a valle in sella alle loro mountain bik e … noi ritorniamo a valle e cerchiamo un ristorante dove potremo “ripagarci” della “fatica” fatta!

Durante il pasto ci confrontiamo sull’esperienza fatta e non possiamo non pensare all’Ecomuseo … abbandonato proprio nella Valle delle Orchidee che ne porta il nome … Mi sovviene anche il ricordo di un’altra struttura realizzata nelle vicinanze alla fine degli anni 10 … l’Archeodromo di “Vallicelli“.
Il pranzo porta consiglio… E propongo a Ginetta di risalire verso il Cervati passando per il comune “gemello” di Sassano che è Monte San Giacomo…

In paese ci fermiamo per un caffè e poi risaliamo in quota con l’obiettivo di andare a scoprire la fine che ha fatto un’altra struttura immaginata, progettata, finanziata e realizzata dal PNCVDA negli anni ’10 del 2000! Si tratta dell’Archeodromo.
Imbocchiamo la strada che porta in montagna che confina con Piaggine sul versante nord del Cervati. Al centro, a fare da punto di riferimento, corre “dorsale italica” dell’alta tensione realizzata negli anni ’60 del secolo scorso.

Chiediamo indicazioni a gente che abita una baita situata su un “colle” a dominio della valle dove cavalli e mucche spaziano senza confini.
Quando ci addentriamo nella faggeta, cominciamo a temere di aver sbagliato a scegliere di uscire dall’anello che disegna la strada e che contiene i campi scoperti destinati a coltivazioni tipiche di montagna. Mucche, incuriosite, ci inquadrano, si fermano e poi ci fanno passare …
Un segno di presenza in “vita” lo abbiamo quando, sulla sinistra, intravedo una costruzione e, ai suoi piedi, un’edicola votiva, si tratta della caserma dei carabinieri forestali.
Sono oltre 15 i Km percorsi per raggiungere un obiettivo, l’Archeodromo, di cui ho vago ricordo visti gli oltre 20 anni dall’ultima volta che ci sono stato! Gina mi chiede di fare inversione e tornare a valle … io, invece, insisto per avanzare ancora un po’…
Ancora mucche che “vagano” da un bordo della strada all’altro. All’improvviso, ecco che sulla destra, coperta di rovi, compare e riconosco la sagoma dell’Archeodromo! La struttura è abbandonata al suo “sonno” che dura da anni. Fotografo quel che ancora si vede tra i rovi e, mestamente, torno all’auto.

Un’altra delusione che, per quanto prevista, fa stringere il cuore pensando alle motivazioni che furono alla base del progetto originale: La struttura doveva diventare “laboratorio didattico narrativo e interattivo sulla preistoria del territorio, mediante l’utilizzo di linguaggi e forme allestitive di forte impatto emotivo, ha una firma importante, quella di Carlo Rambaldi, premio Oscar per effetti speciali per Et, l’extra-terrestre di Spielberg”.
Già nella precedente occasione che ci portò a Vallicelli la struttura era chiusa, anche se pronta all’uso! Ora è del tutto abbandonata alla forza della vegetazione che la assedia da ogni lato. Dalla strada si intravede solo la copertura.

Demoralizzato, fotografo per testimoniare a “futura” memoria, mi avvio a salire in auto per prendere la strada del ritorno a valle … Gina richiama la mia attenzione indicando dei riflessi di luce in fondo alla via. Una signora che cammina, in senso contrario al nostro, ci avvisa che la strada finisce poco più avanti.

In uno spiazzo si vedono delle auto parcheggiate; poi si sentono anche delle voci che si sovrappongono l’una all’altra. È evidente che c’è gente!
Il gruppo composto da donne e uomini, ragazzi e ragazze che occupano uno spazio molto vissuto davanti ad una struttura di accoglienza che un signore ci indica: l’uomo che incrociamo nell’ultimo tratto di strada è di tratta di Giovanni Romano, è lui che ci invita a salire sul piazzale antistante l’accogliente e moderno rifugio dove altri componenti del gruppo stanno tenendo una riunione.
Si tratta della comunità della Chiesa Cristiana Evangelica di M.S. Giacomo; il gruppo è composto da una ottantina di persone che impegnate in attività di gruppo sociali e religiose. Hanno chiesto al comune di concedere loro la struttura, ben fatta e meglio tenuta dotata, dotata di 26 posti letto distribuiti in una decina di stanze. inoltre c’è un grande salone con annessa cucina, un grande tavolo, sedie e reception.
Anche questa struttura, che è stata aperta per un certo periodo perché data in concessione ad un gruppo di appassionati, è da poco tornata nella disponibilità del comune che ha già fatto un bando per assegnare la gestione, ma è andato deserto! Sarà di nuovo bandito con un ribasso rispetto ai 6.000 Euro all’anno del bando precedente …

L’ostello è a pochi passi dal sito archeologico di Vallicelli e nei pressi di una grotta risalente ad epoca paleolitica dove sono stati ritrovati reperti archeologici che, un tempo, furono esposti nell’Archeodromo … poi sono stati trasferiti in un locale del comune nel centro abitato.
Finalmente tocchiamo con mano cosa potrebbero diventare le strutture realizzate dall’Ente Parco! Peccato che, nonostante l’ex sindaco di Sassano, Tommaso Pellegrino sia stato alla guida del PNCVDA, sia come presidente sia come commissario, non abbia trovato il modo di mettere a reddito “sociale” gli investimenti “economico” (Ecomuseo e Archeodromo molto tempo prima) che l’ente da lui presieduto, in epoche diverse, ha riversato sul territorio.

Dopotutto così vanno le cose e per cambiarne il verso ci sarebbe bisogno di conoscenza e impegno, oppure impegno e conoscenza dei fatti e delle cose per poter almeno a immaginare un futuro fatto di concretezza accantonando, come disse Pellegrino quando si insediò alla presidenza dell’ente: “basta con medaglie e medagliette, dobbiamo dimostrare che l’ente Parco è stato un investimento sul futuro del territorio che deve riscoprire le potenzialità dei valori che porta con la sua istituzione”.

Ma si sa … per passare dalle “parole” ai “fatti” bisogna impiegare molto tempo ad analizzare, capire, agire e, infine, mettere a reddito sociale gli investimenti fatti. Ecco perché è più semplice affidare le strutture ai comuni scaricando su di essi la responsabilità dei “tanti” fallimenti e rivendicando a sé i “pochi” successi!