È tempo di accontentare Ginetta che, insistentemente, mi ricorda la promessa di portarla a camminare su quel “sentiero del Silenzio”, che parte dal ponte a Sella ‘Asino’, situato sul fiume Calore. Questo ponte collega la sponda destra con la sinistra, dove si alza la Chiesetta Rupestre del VI secolo dedicata a Sant’Elena, la patrona di Laurino.
La partenza

Armati di bastoni e dopo esserci riforniti d’acqua in località S. Antonio, nei pressi dell’omonimo convento, imbocchiamo la discesa che si tuffa nella stretta gola solcata dal potente getto d’acqua. Quel flusso ridona vita al fiume Calore che, a Piaggine, tace a causa delle infinite captazioni fatte per dissetare molta parte dei centri abitati in pianura.
Il cartello che, in aggiunta a S. Elena, denomina il sentiero con il nuovo e, forse, più accattivante “Gorgo Nero”, ci conferma che siamo sulla strada giusta per salire fino al largo pianoro coltivato che si estende fino alla Grava di Vesalo e poi, più avanti, alla bella area pic nic indicata con lo stesso nome.
La sorpresa del sentiero

La sorpresa è grande nel constatare che il percorso è completamente rifatto sia nella parte calpestabile, sia nella palizzata messa a protezione degli escursionisti nei punti più pericolosi.
È un vero piacere camminare nella gola che sprofonda alla nostra sinistra tra il Colle dei Cavalli e il Colle di Pescorubino. L’ombra perenne che ci accompagna è punteggiata, di quando in quando, dal cielo terso che fa capolino a ricordarci che siamo a metà mattina di un giorno con la temperatura che supera i 30 °C.

Nei punti più arditi da affrontare, ancora regge l’antica pavimentazione in pietra che, a pochi metri di distanza l’una dall’altra, sono sistemate in modo da incanalare l’acqua per indirizzarla nel sottostante letto del ruscello, costellato di enormi massi precipitati a valle.
I ricordi
Con la memoria torno indietro negli anni in cui, per la prima volta, risalii verso Pruno di Laurino in compagnia di Tonino Marino, allora direttore della BCC di Aquara (oggi ne è presidente).
Di acqua ne è passata sotto il ponte del Gorgo Nero quando quell’istituto di credito si lanciò a valle verso Paestum e poi allargò la sua sfera di influenza prima a nord – Eboli, Oliveto Citra, Battipaglia, Pontecagnano, Salerno – e poi a sud, verso Agropoli. Poi ancora oltre…
La fatica di Ginetta e il ritorno
Nei momenti in cui mi distacco da Ginetta, che comincia a dare segni di stanchezza, non posso non essere felice che, finalmente, un sentiero sia stato restituito agli appassionati di trekking in condizioni ottimali.

Anche il cielo azzurro in questa novella estate settembrina fa l’occhiolino soddisfatto del tanto benessere messo a disposizione degli escursionisti.
Il richiamo di Ginetta, che lamenta la fatica di andare verso l’alto con l’obiettivo di raggiungere il pianoro che anticipa l’arrivo alla Grava, mi fa prendere la decisione di invertire la direzione e tornare sui nostri passi.
Per la verità, in un impeto estremo accelero il passo fino a mettermi di corsa nel tentativo di conquistare la luce a cielo aperto, ma avendo promesso alla mia compagna di tornare indietro dopo cinque minuti, faccio dietrofront un po’ deluso…
Il cielo torna a farsi piccolo… il mio compagno di viaggio che mi parla “ad alta voce” senza soluzione di continuità mi porta nel tempo della Grecia antica e mi fa rivivere il tempo “vissuto” da Socrate, il filosofo che “combatteva” con le parole.
La serenità ritrovata
Intanto Gina ha ripreso colore e voglia di andare. Il cielo coperto dal verde ci tiene in una dimensione ideale per camminare … poco più di 15 °C.
Sul ponte a sella d’asino, che collega le due sponde del Calore, possiamo vedere le acque vorticose del fiume che tornano nel letto dopo aver percorso il tunnel da dove la loro forza era stata incanalata per consentire il moto perpetuo di un mulino.
Intanto sulla radura ha ripreso il suo dominio il sole, che non ci farà sconti adesso che dovremo inerpicarci per la stradina che porta al parcheggio adiacente al campo sportivo.
I ricordi di Laurino
Quando siamo in auto, già sulla strada per Piaggine, non posso non pensare ai tempi di un tempo in cui Laurino era il luogo delle mie seconde case… Qui venivo accolto come “figlio e fratello”.

Non nomino nessuno perché è nei miei ricordi che posso assaporare appieno i momenti di allora, in cui covavo ogni possibile progetto per il futuro.
Ma quello che mi sono portato dietro di Laurino e che mi ha fatto sempre compagnia è stato quel senso di apertura verso il prossimo, del quale ho goduto in quel tempo e che è diventato, per me, un vero e proprio modo di essere al mondo.