Sono migliaia, ogni anno, in Italia le persone che perdono la vita o restano gravemente feriti a causa di incidenti stradali. Un numero da bollettino di guerra che, soprattutto nei centri urbani, potrebbe essere drasticamente ridotto, grazie ad interventi concreti e a una nuova cultura della mobilità.
Pare che nel contesto della sicurezza stradale, finalmente, qualcosa si muove. Almeno stando a quanto comunicato dal Sindaco e dai media locali diffuso, e ciò è già una grande cosa. Tuttavia la sicurezza stradale a Capaccio Paestum non può fermarsi alla sola segnaletica, seppur importante, ma occorre una strategia integrata fatta di infrastrutture sicure, controllo della velocità, educazione civica e pianificazione urbana. Solo così le strade potranno davvero diventare spazi protetti e vivibili per tutti. Molte città, piccole, medie o grandi, hanno azzerato, o quasi, gli incidenti stradali nelle strade urbane ed extra urbane, ne sono state un esempio molte città europee, utilizzando metodi che hanno dimostrato nel tempo addirittura l’azzeramento delle vittime sulle strade urbane, seppur gli errori umani restano inevitabili. Il progetto base è noto come “Vision Zero” (nato in Svezia nel 1997, poi diffusosi in altri paesi e infine adottato in ambito UE) con l’obiettivo di ridurre gli infortuni gravi nell’Unione Europea entro il 2030 (EU Road Safety Policy Framework 2021-2030 – Next steps towards Vision Zero).
Pertanto sarà ancora possibile usufruire dei finanziamenti europei per la sicurezza stradale; una fonte di sussidi che pare sia possibile chiedere fino al 2027, (ved. https://www.eca.europa.eu/ECAPublications/SR-2024-04/SR-2024-04_IT.pdf ).
Mitigare il rischio sulle strade urbane, e non, è una priorità, un’emergenza appunto, e come tale deve essere affrontata, considerando tutti gli aspetti e i contesti territoriali, dove operare in sinergia con la necessità di proporzionare gli interventi effettuati e/o da effettuare con i bisogni dei cittadini e della viabilità. Come la sicurezza in senso lato non è fatta solo di regole, stessa cosa vale per la sicurezza stradale, alla quale si dovrebbero far coadiuvare interventi come: limiti di velocità, controllati e gestiti attraverso il monitoraggio continuo (umano ed elettronico); aree c.d. a “Zona 30” per ridurre drasticamente la velocità (anche se in alcuni punti già predisposto ma assolutamente non rispettati); attraversamenti pedonali protetti, visibili e ben illuminati – ad esempio continuare a disegnare strisce pedonali, come finora è stato fatto, le quali scompaiono dopo poco tempo, mettendo a rischio i pedoni, non contribuisce a produrre sicurezza, anzi ne aumenta la pericolosità, considerato che – situazione attuale docet – in molte strade che attraversano il centro urbano sono praticamente quasi cancellate oltre che non rispettate da molti automobilisti. Inoltre avere marciapiedi continui e percorribili; piste ciclabili separate dal traffico; rotatorie compatte, illuminate e ben segnalate al fine di ridurre il rischio di incidenti agli incroci.
A tutto ciò deve necessariamente essere considerato il supporto tecnologico, dai semafori intelligenti (che regolano i flussi di traffico) agli autovelox nei punti critici; dal controllo costante delle strade da parte della polizia municipale ai sistemi di segnalazione e dissuasori per la riduzione della velocità. Un monitoraggio costante, inoltre, su ogni intervento intrapreso, valutandone i risultati, consentirà di migliorare laddove vi sia criticità sui risultati che si desidera ottenere. Si potrebbe iniziare anche con il già sperimentato “urbanismo tattico” in pratica trovare soluzioni rapide a costo contenuto e testarne i risultati. Le strade sicure però non si costruiscono solo con segnaletiche, illuminazione e velocità ridotte, a queste occorre una educazione e una consapevolezza che solo per tramite della formazione, della sensibilizzazione e dell’impegno di tutti, si potrà finalmente raggiungere obiettivi positivi e soprattutto sicuri per tutti. La sicurezza stradale deve essere anche un investimento sociale ed economico, così come deve necessariamente sanzionare i trasgressori.

Politiche di prevenzione quindi ma anche cognizione da parte di tutti che la velocità è sinonimo di pericolo, per se stessi e per gli altri; distrarsi alla guida con il telefonino è come guidare ad occhi chiusi; non rispettare le strisce pedonali è come condannare il pedone a rischi sicuri. Tra l’altro posizionare le strisce pedonali nell’immediata svolta di una rotatoria, come ne vediamo attualmente nel centro abitato, magari senza preavvisare gli automobilisti con qualche segnaletica, che poco più avanti c’è un passaggio pedonale, mette tutti in pericolo. La sfida ai pericoli stradali è dunque aperta? Bene! Ma vediamo alcuni punti che potrebbero essere importanti nel pianificare quanto sopra detto.
Al di là della Legge 25 novembre 2024, n.177 che disciplina gli interventi in materia di sicurezza stradale (GU Serie Generale n.280 del 29.11.2024) occorre un forte impegno sia da parte istituzionale che da quella di ogni singolo individuo. Posto che la prima parte è più facilmente applicabile (nel caso un trasgressore viene individuato) grazie al codice della strada e ai mezzi oggi disponibili per le forze dell’ordine, per alcuni automobilisti diviene più difficile adattarsi a delle regole che vanno rispettate a prescindere dalla probabilità di essere sanzionato oppure privato del permesso di guida. Allora qui bisogna creare un ambiente che da un lato guida e predisponga l’utente ad un comportamento idoneo alla sicurezza stradale e dall’altro faccia comprendere che se trasgrediscono le regole dovranno poi affrontarne le conseguenze. Alcuni passaggi importanti, per la sicurezza stradale a Capaccio Paestum, potrebbero essere:
- Analisi del territorio, delle strade, della viabilità (acquisire informazioni utili per una progettazione di tipo multidisciplinare);
- Individuazione dei punti più critici, dove operare in maniera più intensiva (ad esempio rettilinei, rotatorie, incroci, immissioni di strade secondarie);
- Mettere in sicurezza marciapiedi e piste ciclabili, illuminarli e renderli percorribili;
- Ridisegnare la segnaletica verticale con semafori intelligenti e sensori di presenze (per auto e pedoni); e la segnaletica orizzontale utilizzando materiale indelebile;
- Rivedere i passaggi pedonali su tutto il territorio (disegnare le strisce pedonali quasi nell’incrocio è pericoloso e soprattutto utilizzare vernice riflettente e che non si deteriori in poco tempo (se guardiamo ad alcune strade urbane vediamo che queste sono appena percettibili all’occhio umano);
- Ritornare alla figura del Vigile Urbano, come una volta, che nei punti più a rischio controllino e regolino il flusso automobilistico (ciò non è screditante professionalmente per la Polizia Municipale, anzi ne esalta il nobile ruolo nella protezione e sicurezza della città);
- Considerato che alcune rotatorie sono di tipo c.d. “strette” e che una volta che l’hai imboccata ti vedi arrivare addosso auto in velocità, sarebbe opportuno rivederne la viabilità, magari con appropriate pre-segnaletiche, ma soprattutto controllate dalla Polizia Municipale;
- Istituire, nei punti più critici, in maniera “visibile” posti fissi di polizia;
- Considerare la possibilità di avere a disposizione un ufficio o parte di esso che raccolga, oltre alle informazioni che riguardano le modifiche da fare alla pianificazione della sicurezza stradale, anche le priorità che man mano dovessero presentarsi sul territorio;
- Organizzare campagne educative e rispetto del codice della strada, almeno per i giovani;
- Sensibilizzare la partecipazione pubblica nella progettazione (l’urbanismo tattico presume anche le consultazioni cittadine).
In conclusione, la sicurezza stradale, così come la sicurezza urbana in generale, non è mai il risultato di un singolo intervento o di una legge, ne è vero, ma di un cambiamento profondamente culturale che coinvolge istituzioni e cittadini. Capaccio Paestum ha davanti a sé una sfida che può trasformarsi in opportunità: costruire un modello di mobilità sostenibile, inclusiva e sicura, capace di tutelare vite umane e migliorare la qualità dello spazio urbano. Non si tratta solo di regole da rispettare o di infrastrutture da realizzare, ma di un nuovo patto sociale tra chi guida, chi cammina e chi va in bici. Se altre città europee sono riuscite ad avvicinarsi all’obiettivo “Vision Zero”, anche il nostro territorio può aspirare a strade senza vittime. La vera domanda, allora, non è se possiamo farcela, ma quando decideremo, tutti insieme, di volerlo davvero. La sicurezza dipende da noi, dalle nostre scelte, dall’impegno quotidiano di ogni singolo cittadino e delle Istituzioni, che si tratti di sicurezza stradale, ambientale o urbana, solo attraverso una responsabilità condivisa e concrete azioni possiamo costruire una società sicura.